Indice: Politica

Chi ha distrutto l’Ulivo, chi ha fatto l’Ulivo

Sono io, oppure sei tu
chi ha sbagliato più forte

Tra un mese, il 21 aprile, saranno vent’anni davvero da quella notte. Io vivevo a Roma da pochi mesi, non conoscevo quasi nessuno in città, e quella domenica sera guardavo incredula in un minuscolo televisore nella mia stanzetta da studente David Sassoli, allora ancora giornalista del Tg3, raccontarmi che avevamo vinto, da una piazza che dietro di lui si riempiva e si colorava. Non sapevo ancora che quella piazza, quelle bandiere, sarebbero diventate la culla della mia formazione professionale e politica. Pochi mesi dopo, insieme al mio amico Gianmarco, avrei salito i gradini di piazza del Gesù, sì proprio quel posto lì, col batticuore di una ragazza di Carrara che pensa “oddio dove sono”, e avremmo chiesto a chi stava organizzando il congresso del Ppi: “Serve una mano per l’ufficio stampa?”. Continua a leggere

La politica come parodia della politica

Questo week end ho fatto un sacco di chilometri e tantissime cose, mo’ non ve le sto a raccontare tutte ma per brevità vi dirò: guardate Gazebo. Dovreste guardarlo sempre eh, ma domenica sera Gazebo era folgorante. Non perché fosse la puntata più bella che hanno fatto, assolutamente. Ma perché era una fotografia dell’Italia. Della politica e del giornalismo politico in Italia oggi. La cui parola chiave, quella che spiega tutto, è: parodia.

Pensate alle Gazebarie. Già dal nome è una parodia delle primarie no? Una cosa da ridere, via. E infatti quello erano le Gazebarie di Bertolaso: una consultazione su un solo candidato (“volete voi confermare”, eccetera eccetera), oltretutto un candidato manco tanto sicuro di esserlo (la sera stessa ne è venuto fuori un altro, anzi un’altra); un’iniziativa propagandistica che simula un meccanismo elettorale; un set per leader politici che mimano il gesto di votare; un plebiscito in favore di telecamere. Ecco, le telecamere. Guardate Gazebo anche per questo, per il circo mediatico. Una bolgia infernale e urlante che rischia l’osso del collo per un frame di Berlusconi che mette la finta scheda nella finta urna; uno strillare domande a casaccio cercando di scansare il telefonino di Gasparri che fa le foto per twitter; un riportare i dati farlocchissimi sull’affluenza “già altissima alle 9 e 30 a Mezzocamino”, quando è evidente che ai seggi c’è solo mezzo gruppo parlamentare di Forza Italia che si sposta per fare da set agli arrivi del macchinone di Berlusconi. “Hanno votato in cinquantamila!”, ha sparato la propaganda forzista alla fine di due giorni di “votazioni” senza competizione, senza registrazione dei votanti, senza osservatori, senza richiesta di documenti. Hanno votato in cinquantamila, hanno riportato i mass media, al massimo strizzando l’occhio per far capire tra le righe che sì, vabbè, mica ci crediamo, ma questo è il dato che ci comunicano. Continua a leggere

La resa dei conti (che però erano sbagliati)

Il presente post va letto come aggiornamento del precedente:
1) su Roma: pensandoci bene, e ricontando, le schede bianche non erano quasi tremila ma poco più di cinquecento. Il dato della partecipazione alle primarie è stata intorno ai 43/44mila, come ha sostenuto fin da domenica sera il comitato Morassut e come avevano ribadito gli esponenti della minoranza Pd che parlavano di allarme sulla partecipazione. Il comitato organizzatore delle primarie ammette che in effetti c’è stato “un errore”.
2) su Napoli: il ricorso di Bassolino è stato respinto senza essere esaminato perché non è stato presentato nei termini previsti di 24 ore dopo la chiusura dei seggi. Il verdetto della commissione di garanzia napoletana era stato anticipato da dichiarazioni compatte del gruppo dirigente nazionale che parlavano di “primarie impeccabili”. Intanto è apparso un altro video di Fanpage coi cosentiniani che raccolgono voti per la Valente. Nel 2011, durante la segreteria Bersani, un analogo ricorso di un esponente dell’allora minoranza era stato accolto e le primarie erano state azzerate. Il Pd napoletano era stato commissariato.
3) di fronte a queste due figuracce planetarie, il gruppo dirigente del Pd non solo non si scusa coi cittadini e gli elettori e con chi ha partecipato alle primarie, e magari anche con chi aveva espresso preoccupazioni rivelatesi fondate, ma annuncia una “resa dei conti” in direzione. Il presidente di garanzia, dal canto suo, parlando della minoranza del suo partito, annuncia che “io questi li asfalto per davvero stavolta”.
4) la domanda, quindi, che sorge spontanea dall’Alpe, dalle valli e dal mar e che ci permettiamo di suggerire anche ai colleghi che prendono sul serio certe dichiarazioni e certe strategie di storytelling è: ma resa dei conti de che?

Ok Pd, facciamo a modo tuo

È troppo tempo amore
che noi giochiamo a scacchi
mi dicono che stai vincendo
e ridono da matti
Ma io non lo sapevo
che era una partita
posso dartela vinta
e tenermi la mia vita

Riepilogando. Domenica ho votato alle primarie del Pd per la scelta del sindaco di Roma. Lunedì, ospite di Tgcom24 e rispondendo alle domande dei colleghi del sito Intelligonews.it, ho detto quello che pensavo su com’era andata. In seguito, nella serata di ieri, sempre lunedì, è uscito prima il video “votalafemmina” di Fanpage che documenta i passaggi di denaro fuori dai seggi a Napoli e su cui oggi Antonio Bassolino ha presentato ricorso; poi, dopo quasi ventiquattr’ore dalla chiusura dei seggi, i dati definitivi sulla partecipazione a Roma che arrivano quasi a raggiungere l’ambito traguardo della metà dei votanti rispetto alle primarie vinte nel 2013 da Ignazio Marino (svoltesi col Pd allo sbando, a pochi giorni dai 101 e delle dimissioni del segretario nazionale e a suo tempo definite “un flop”), grazie a una miracolosa fioritura di 4.000 schede bianche, l’8 per cento rispetto all’1 per cento dell’ultima volta (le altre volte in generale il dato è ovviamente più o meno analogo: chi si mette in fila per pagare due euro e votare scheda bianca? Eppure).

Oggi, martedì, ascoltate le risposte e i commenti dei dirigenti del mio partito rispetto a questi fatti e a queste cose dette da me e da altri, ho deciso che io sulle primarie non ho più nulla da dire. Il mio ultimo messaggio è: ok Pd, facciamo a modo tuo. Visto che il commissario del Pd nella mia città dice che i miei amici che non votano più Pd “erano truppe cammellate” e che chi nel partito parla di calo della partecipazione “rimpiange i tempi di Mafia capitale”; visto che il mio candidato sindaco dice che la sinistra del Pd “ha boicottato le primarie”; visto che a chi ha qualcosa da dire su Napoli il presidente del Pd risponde che “la primarie si sono svolte in modo impeccabile” e che al limite “si valuteranno singoli casi” (singoli casi? quanti? perché la Valente ha vinto per meno di cinquecento voti mi pare. Quindi se fossero più di cinquecento “singoli casi” quelli da valutare la cosa si farebbe interessante); ma insomma visto tutto questo io dico al mio partito: caro Pd, benissimo. Va tutto benissimo. Fammi vedere come vinci le elezioni dopo questa splendida festa della democrazia e questa prova di trasparenza che tutto il mondo ci invidia. Fai una bella campagna elettorale con questi argomenti, questi toni e questi candidati. Io come sai, caro Pd, sono una di quei quattro coglioni sulla cui lealtà puoi sempre contare. Vediamo quanti ce ne sono come me, ok? E vinca il migliore eh. Speriamo.

Ps: googlatevi qualche articolo del 2011 su come andarono le primarie a Napoli e su perché e su richiesta di chi (indovinate: era uno della minoranza) sono state annullate. Vedrete che sarà interessante. Lo so, avevo detto che non ne parlavo più. Ma mica ci avrete creduto.

Perché la fiducia sulle unioni civili mi fa imbufalire

  1. Come cattolica (lo dico ai “cattodem” di piazza e d’aula e anche al caro Angelino, che canta vittoria e si permette di insultare esponenti del partito suo alleato che “vogliono far male a Renzi”, che tenero lui): chi mette la fiducia oggi su un tema etico, si vedrà mettere la fiducia domani su un altro tema etico. La vita parlamentare è fatta così, si chiamano precedenti. Nel Vangelo si chiama “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”, ma è la stessa cosa. Significa (anche) che ogni essere umano è immagine e riflesso dell’infinita sapienza di Dio, e ogni coscienza merita il rispetto che ciascuno chiede per la propria. (La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui luce risuona nell’intimità propria… Nella fedeltà alla coscienza i cristiani si uniscono agli altri uomini per cercare la verità. Gaudium et spes, costituzione pastorale su La Chiesa nel mondo contemporaneo, capitolo 16).
  2. Come cattolica democratica, seduta sulle spalle di giganti che ci hanno insegnato – in qualche caso prevenendo e anticipando lo stesso Concilio – il valore della libertà di coscienza e l’autonomia della politica, difendendola dai laicisti, dai clericali e qualche volta dai loro vescovi stessi, e a caro prezzo. Da De Gasperi che dice no all’operazione Sturzo arrivando fino a quei cattolici democratici che ribellandosi al Non possumus sui Dico diedero di fatto vita al Pd all’inizio del 2007, epoca del primo Family day, e nel momento in cui un papa dal cuore libero e dalla parola limpida dice ai giornalisti di “non ricordare bene” il famigerato documento sui “valori non negoziabili” che nel 2002 quasi uccise il cattolicesimo democratico vincolando l’azione politica dei laici alle decisioni dei vescovi, restituendo potenzialmente a chi fa politica la propria dignità e la propria libertà, trovo intollerabile che la mediazione sui temi etici venga affidata ad accordi e patti politici come un qualsiasi rimpasto di governo o come un decreto milleproroghe.
  3. Come democratica, cioè come elettrice del Pd. Il rispetto del pluralismo delle idee, insieme al principio della laicità della politica e delle istituzioni, sono principi fondativi del nostro partito, riconosciuti al punto 2 del nostro Codice etico. Il Regolamento del nostro gruppo al senato (punto 3) riconosce e garantisce espressamente “la libertà di coscienza dei senatori, con particolare riferimento alla incidenza delle convinzioni etiche o religiose dei singoli nella sfera delle decisioni politiche”. La fiducia su questioni come i diritti degli omosessuali e il sì o no all’adozione del figlio biologico del partner, dentro il Pd, è una bestemmia, che contraddice le ragioni fondative della nostra comunità politica e ne mette a rischio la sussistenza come tale. Il contrario di quello che abbiamo sognato, desiderato e immaginato.

Ancora una volta il Pd si avvia a scegliere, sulla legge Cirinnà, una strada che prescinde dalla politica, dal ruolo della politica, dalla ricerca di una sintesi politica. Dopo aver predicato per mesi che “la legge Cirinnà è il massimo della mediazione possibile” e che “deciderà il parlamento”, all’improvviso, senza nessuna autocritica dei vertici del partito e del gruppo, passa dal “chi vota vota” alla blindatura di un compromesso al ribasso. Lo fa creando un precedente pericoloso e doloroso, che non scioglierà il conflitto ma ce lo consegnerà intatto e pronto per la prossima forzatura. So che qualcuno dice meglio una legge così così che nessuna legge: sono d’accordo, anche se credo che una legge migliore di quella che scaturirà dall’accordo Renzi-Alfano sarebbe ancora possibile, se il Movimento 5 stelle cogliesse per una volta l’occasione di fare politica e di provare a cambiare davvero le cose in questo paese. E tuttavia non sono indifferente al metodo, perché il metodo è sostanza. Non diventeremo un paese più libero con metodi illiberali. Non diventeremo un paese più maturo trattando i parlamentari come scolaretti.

Canguri e cangurati, traditori e traditi

  1. L’ho detto ieri agli amici di Intelligonews che me l’hanno chiesto, ma forse vale la pena di ripeterlo: per approvare una legge o si cercano accordi politici con forze dell’opposizione, oppure si fa una forzatura parlamentare per imporre la volontà della maggioranza. Fare tutte e due le cose insieme non può funzionare e infatti non ha funzionato. A me pare che la questione canguro, al di là della lealtà, slealtà, ingenuità, moralità, furbizia dei protagonisti, sia tutta qui. Lo dico perché oggi qualcuno ci spiega che chi critica non capisce che in questo senato non c’è una maggioranza forte sui diritti civili: e se non c’è una maggioranza forte perché avete provato a fare la prova di forza, amici e compagni?
  2. Lo dico anche perché a me non è che piacciano i traditori. E però siccome molti amici e compagni, ai tempi dei 101, mi hanno spiegato sussiegosi che io sbagliavo a insistere col fatto che Bersani era stato tradito e non capivo che “il tradimento non è una categoria della politica”, adesso mi fa un po’ specie che quegli stessi amici e compagni – versione gigliata e versione turca – se la prendano coi cattivi grillini. Un partito di opposizione non è tenuto a essere leale con un partito avversario. Un partito di opposizione non è tenuto a condividere una spregiudicata tattica parlamentare nemmeno se condivide il merito di una legge (vedasi il punto 1). Certo, poi se non si è voltagabbana e traditori nella vita è meglio. Soprattutto coi propri amici e compagni di partito, magari.
  3. Volevo infine dirvi che – udite udite – presentare emendamenti è un’antica prassi parlamentare che non nasce in questa legislatura. Anche prima che venisse inventata la tattica del canguro, accadeva che le opposizioni presentassero emendamenti, a volte anche TANTI (anzi: in passato i regolamenti parlamentari consentivano tattiche ostruzionistiche molto più aggressive di adesso, e in Italia non è che ci fossero sempre maggioranze blindate). Ebbene non è mai successo che una riforma non venisse approvata perché l’opposizione si era messa contro, ve lo dico. Se una riforma ha i voti per essere approvata in qualche giorno si approva, anche senza furbizie e prepotenze parlamentari. Giorno più, giorno meno. Noi intanto buttiamo dalla finestra una settimana perché il canguro doveva saltare ma non ha saltato. In una settimana cinquecento emendamenti si votavano, ve lo dico.

Bagnasco, io non ci casco

È tutto così faticoso, e sbagliato. Per questo non scrivo spesso sulle unioni civili, perché il più delle volte le parole mi mancano. Quello che ho pensato ieri sera riguardo alle dichiarazioni del cardinale Bagnasco è stato più o meno: “Ma chi li consiglia certi vescovi?”, e l’ho trovato poi razionalmente spiegato in questo bell’articolo di Ugo Magri sulla Stampa di stamani.

Ci sarebbe poco da aggiungere, e però trovo tutto molto triste. Anche certe risposte al cardinale, ve lo devo dire: smargiasse e volgari. È un noto cercarogne, ma non ha torto quel mio amico che stamani, strappandomi un sorriso, ha postato su Facebook: “A me pare che abbia più diritto a dire la sua Bagnasco che Elton John”. Quello sulla legge Cirinnà è ormai diventato un dibattito in cui tutto si mescola con tutto, la stepchild adoption con l’utero in affitto, la libertà di coscienza col voto segreto, i nastrini colorati sul palco dell’Ariston con le lucette del Pirellone. Non è così che si dovrebbe approvare una legge che rappresenti uno scatto di civiltà.

Provo, con sfiducia e scoraggiamento, a dire due cose: Continua a leggere

Aridatece Fanfani. Non regalate i cattolici alla destra

Non che mi convinca del tutto l’intervista di Beppe Vacca sul Corriere di oggi, anzi. Tuttavia penso che certi turborenziani pronti a ricondurre qualsiasi obiezione alle unioni civili alla caricatura-Scilipoti e a buttare tutti gli argomenti in un unico minestrone di politica e tifoseria la dovrebbero meditare, insieme all’editoriale di Aldo Cazzullo, sempre sul Corriere. E riflettere, e poi magari dirci, se per caso – proprio loro che da giovani andavano al Family day e proprio nell’era di un papa come Francesco – non vogliano riportare l’Italia agli anni ’50.

O meglio, per la verità regalare i cattolici alla destra in Italia nemmeno negli anni ’50 era successo, a dirla tutta. Che almeno Fanfani qualche buona riforma sociale di sinistra l’ha fatta.

Perché abbraccio Giorgia Meloni, e perché doveva evitare

Cara Giorgia Meloni,

prima di tutto vorrei abbracciarti e dirti che sono felice per te, e che mi dispiace per i commenti volgari che un sacco di gente stupida e cattiva, sul web e non solo, ha fatto sulla notizia che aspetti un bambino. Come se il politicamente corretto valesse solo per le donne di sinistra, potresti pensare E invece no, fidati: vale solo per chi la pensa come loro, che sia di destra o di sinistra.

Non ci conosciamo molto, ma mi sei sempre stata simpatica e ti ho sempre rispettato, nonostante – come immagini – buona parte delle cose che dici mi faccia inorridire. Sei una delle poche persone, nella politica di oggi, che dà l’idea di avere dietro una storia, di non essersi improvvisata. Sei, si vede, una che sa cosa vuol dire parlare a una piazza, volantinare alle sette di mattina, scarpinare, darsi un’ organizzazione. Sei una che non pretende di avere sempre la risposta in tasca e di saperla trovare da sola. So per esperienza di elettrice e cittadina romana, per quanto “immigrata”, che hai saputo tenerti intorno persone vere, piene di passione, militanti nel senso pieno della parola. Inoltre non ti prendi troppo sul serio, sei spiritosa sui social e sai stare in mezzo alla gente. È la politica che mi piace, anzi è la politica – al netto ovviamente dei contenuti. Continua a leggere

Stepchild adoption, il problema del Pd è l’impotenza politica

Il Pd diviso sulla legge Cirinnà è una notizia che non riesce proprio a scandalizzarmi. La materia è complessa e storicamente controversa, e anche se è vero che nelle condizioni mutate della politica e del mondo cattolico non dovrebbe essere impossibile raggiungere una mediazione, non vedo cosa ci sia da stupirsi se in un grande partito culturalmente plurale c’è qualche difficoltà a trovarla. Io, per dire, le opinioni su questo argomento le rispetto tutte. Non presuppongo la malafede e l’eterodirezione di nessuno, e anzi mi irrito quando le sento teorizzare. Le liste di proscrizione mi fanno orrore, sempre. Penso che nel Pd non ci sia nessuno “indegno di stare in un partito di sinistra”, e nessuno che vuole introdurre il far west dei diritti. Se fossi parlamentare voterei probabilmente a favore della stepchild adoption, magari chiedendo prima al mio collega Andrea Giorgis, un costituzionalista insospettabile di chiusura mentale, in cosa consistono i suoi dubbi sulla costituzionalità del testo di cui leggo oggi sui giornali. Il Pd diviso, ripeto, è un non problema, un dato di partenza: lo stesso codice etico del partito del resto riconosce la libertà di coscienza su questi argomenti. E qui vengo al punto. Il problema invece è la ormai solita, totale, disinvolta assenza da parte del Pd di qualsiasi tentativo di gestione politica di queste difficoltà. Continua a leggere