Tag Archives: patto del nazareno

Perché non vuoi Verdini, ovvero: e adesso, pubblicità

Ho conosciuto un ragazzo che lavora nella pubblicità. Dice che quindici anni fa, appena laureato, ha fatto una selezione come creativo ed è arrivato primo, su diverse centinaia. Dice che da allora si è divertito un sacco, ed è pure un bel posto penso, pagato bene. Però non ne può più. Vuole, vorrebbe, andarsene. Dice che il pubblico italiano è cambiato, anzi ve la dico tutta: che è regredito. Che non è più in grado di capire un messaggio un pochino più sofisticato di “compra questo, è buono”, oppure “prendi quello, conviene”. Niente ironia, doppi sensi, suggestioni: sono cose inutili, anzi danno fastidio, spiazzano. Niente messaggi complessi o almeno un pochino sofisticati. Niente creatività. Sennò la gente si confonde, non capisce. “Prendi questo”. “Accattatevillo”, avrebbe almeno detto anni fa Sofia Loren con un bel po’ di malizia, fascino e (auto)ironia: spot audaci a guardarli oggi, cose che non si fanno più. Continua a leggere

Torna il partito solido, ma decido tutto io

“L’offerta del premier alla minoranza Pd”, dice il titolo di Stefano Folli in prima pagina su Repubblica. Orsù, precipitiamoci a leggere. Scrive dunque Folli che siccome, è noto, il patto del Nazareno non c’è più, Renzi avrà pur bisogno di disinnescare qualche mina, per cui gli sarà indispensabile aprire alla minoranza del suo partito. È la tesi storica di Repubblica, sovente smentita dai fatti. Ma stavolta sarà diverso: Renzi, racconta Folli, ha spiegato all’Espresso cosa intende fare: se “da un lato annuncia l’intenzione di andare avanti senza tentennamenti, cioè senza concedere alcuna correzione sulla riforma elettorale, dall’altro apre a una diversa organizzazione del Pd”. Insomma, il Pd tornerà a essere, ammesso che lo sia mai stato, un partito solido (anche se – non si pensi – un partito solido non tradizionale) e non più, com’è diventato adesso, un comitato elettorale del leader. La ditta insomma sopravvive, annuncia lieta Repubblica agli oppositori di Renzi “che vogliono collaborare”. Insomma: Renzi decide tutto con Verdini e nessuno deve osare non essere d’accordo, tanto casomai lui si appella al popolo e chiede il plebiscito, però nel Pd “ci sarà spazio” per gli oppositori tesserati.

La domanda, come si dice, sorge spontanea: non sarà mica, per caso, che uno dei due, o Renzi o Folli, pensa che ccà qualcun è fess?

Rassegna Quirinale/11: il nome secco (e il mondo alla rovescia)

“Troppo facile: Fassino!”. Il più veloce a twittare è stato Francesco Cundari, onore al merito. Va detto che su questo terreno anche Graziano Delrio è competitivo, ma se si cerca una personalità “dal profilo alto” allora Piero è indiscutibilmente avvantaggiato. Si cazzeggia, per non morire, in attesa che dopodomani si aprano le urne. E la notizia, sui giornali di oggi, è che il premier avoca totalmente a sé l’onere della proposta, non proporrà una terna di nomi “per non lasciare ad altri interlocutori la scelta” e giocherà tutte le sue fiches in una volta, venerdì sera o sabato mattina, proponendo un nome secco, il “suo” nome secco: prendere o lasciare. Il parlamento lo sappia: è su Matteo Renzi che si vota sabato, nel bene e nel male. Non ci saranno alibi né scuse, la scelta non sarà attribuibile a nessun altro, né in tutto né in parte. È la prima volta, a memoria, che un presidente del consiglio sceglie il presidente della repubblica (la Costituzione a onor del vero prevederebbe il contrario). Ma son dettagli, e poi c’è sempre una prima volta, si sa. Continua a leggere

Rassegna Quirinale/9: attenzione, c’è un Patto

Lo spin da palazzo Chigi ieri sera è arrivato forte e chiaro sui telefonini di retroscenisti e capiredattori. Sul Quirinale le cose stanno così, diceva la voce di Matteo: c’è un Patto che condizionerà il voto. Berlusconi, sapete, ha fatto un Patto. Un Patto con Bersani e con tutti i miei avversari, contro di me, per portare Giuliano Amato al Colle.
Evidentemente si trattava di un test, come quelli che fanno alle macchine per vedere quanto è forte il colpo a cui può resistere la carrozzeria. Volevano verificare se c’era un limite: la logica, la verosimiglianza, il ridicolo.
La risposta del giornalismo italiano è stata: ok non c’è problema, lo scriviamo.

E voi che cercavate il candidato anti Nazareno dalle parti di Civati e Vendola. A Berlusconi dovevate chiedere. A Berlusconi.

Rassegna Quirinale/6: la lista

Vi giuro che va avanti così per un’intera pagina:

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Deputati e senatori del Pd, da A di Agostini a Z di Zoggia, da A di Albano a Z di Zavoli, schedati come polli da batteria con la loro brava etichetta, “bersaniano”, “civatiano”, “giovani turchi”, “renziano”, e accanto “ok”, “no”, oppure “a rischio”, a seconda del grado di fedeltà al “Patto” e quindi della disponibilità a votare il candidato del suddetto. Non importa chi sia, capite? Come non importa che il Pd sia (sarebbe) un partito. Il candidato sarà “del Patto”, vero dominus della politica contemporanea, e sarà un prendere o lasciare: siete “fedeli” o no?
La lista, si legge nel pezzo di accompagnamento a firma Claudio Cerasa, lascia poco spazio alle chiacchiere: “Sui nomi si potrà ancora fantasticare, sui numeri meno”. Capito, voi che state lì ad arrovellarvi su quale potrebbe essere il nome giusto? Non perdete tempo. Guardate la “lista” dei “fedeli” al “Patto“.

Ps: Claudio Cerasa sarà presto direttore del Foglio. Nessuno più di lui è la persona giusta per raccontare questi tempi politici. Auguri di cuore.

Rassegna Quirinale/5: la lingua in bocca

Con una cinquantina di voti, determinanti, come ricorda Paolo Romani, di Forza Italia, respinti gli emendamenti dei “parassiti” del Pd (quelli che “restano ribelli”, per citare una frase cara al capo, e si giocano così presumibilmente il posto buono al prossimo giro, mentre chi, da elettore di Gianni Cuperlo al congresso, si presta a presentare emendamenti trappola ammazza minoranza e pro liste bloccate è evidentemente un eroe e un esempio di come ci si comporta nella Ditta) e si mette in banca l’Italicum.
In tutto questo passaggio parlamentare, il leader del Pd non ha mai concesso ascolto a nessuna delle istanze presentate dalla minoranza, che pur a partire da un giudizio molto negativo sulla legge, aveva limitato a pochi circoscritti emendamenti la materia su cui dare una battaglia da settimane e mesi annunciata come dirimente. La minoranza Pd in questi mesi ha votato sempre sostanzialmente tutto, anche provvedimenti che dichiaratamente non condivideva. Ha accettato qualunque mediazione, anzi spesso (vedi Damiano sul jobs act) se m’è fatta carico in proprio. Continua a leggere

Rassegna Quirinale: la dottrina Formica

(Inauguro oggi una serie di articoli che se mi andrà proseguirò. E se no, no)

In un colloquio con Fabio Martini della Stampa, e più esplicitamente in un’intervista a Francesco Romanetti del Mattino, Rino Formica non si limita a sponsorizzare per la presidenza della repubblica Giuliano Amato, “non certo” (vabbè) perché è un suo amico e un ex socialista come lui, ma perché ha tutte le caratteristiche e i requisiti a suo avviso richiesti.
Formica afferma con sicurezza e quasi tra le righe una cosa che messa così è una notizia non da poco: e cioè che il patto del Nazareno è finito. Una fase chiusa. “Un rottame”. Così sul Mattino:
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