Monthly Archives: June 2010

Lo strano nuovismo dei popolari

Che cosa sta succedendo ai popolari del Partito democratico? “Malumori”, “sofferenze” e “malesseri”: la presenza nel Pd della fazione più consistente degli ex democristiani – quella, per intenderci, di osservanza non bindiana né lettiana – viene ormai raccontata con i termini di una diagnosi infausta. È una vecchia tattica da animali politici: si prende un tema del tutto marginale (le infiltrazioni della massoneria), o già risolto e archiviato (il nome delle feste del partito), o palesemente pretestuoso (se sia meglio manifestare contro la manovra in una piazza o in un palasport, se sia meglio fare proposte o limitarsi alla protesta). E non importa se il primo spunto viene offerto da due-casi-due di assessori (forse) affiliati a società segrete, di cui uno, si noti bene, assessore in un comune di 3600 anime; non importa se il secondo spunto è una non-notizia, perché il nome della festa di Roma, vera passerella del potere veltronian-bettiniano e di ciò che restava del rutellismo, in questi anni, non era mai cambiato: festa dell’Unità, e nessuno si era fin qui sognato di contestarlo; non importa se è evidente che non si possono portare decine di migliaia di persone in piazza del Popolo alle tre del pomeriggio alla fine di giugno. Niente: si passa parola, si comincia a martellare, se ne fa una questione identitaria di importanza decisiva. Il successo è assicurato con poca spesa: se chi comanda reagisce, posso dire che ho vinto. Se tutto tace, posso continuare a fare la vittima, con più visibilità.  Continua a leggere

Highlander, una trasmissione per giovani. La mia introduzione

Ai miei genitori

La serie degli Highlander è soggettiva, contingente, parziale. Qualcuno non c’è perché purtroppo era alle prese con una salute troppo malferma. Qualcuno perché – magari solo per quelle settimane – era troppo esposto sui giornali e alla tv. Qualcuno perché non ho insistito abbastanza, altri perché non ho osato. Qualcuno perché era troppo difficile da raggiungere, lontano da Roma. Qualcuno perché mi è venuto in mente dopo. Qualcuno perché, accidenti, se n’era andato prima: Leopoldo Elia più di tutti, con cui non avrei mai immaginato di poter sentire tanto l’urgenza di parlare. Una chiacchierata con Elia sull’Italia e sulla politica, nel suo appartamento con tutte le stanze piene di libri fino al soffitto, che meraviglia sarebbe stata. E invece. Continua a leggere