Monthly Archives: June 2015

Il Corriere e il notizione sulle unioni civili

Grande eccitazione al Corriere. Prima pagina. Renzi farà le unioni civili, perché lui è un tipo che mantiene la parola data. Alla tedesca, le farà. Lo ha promesso e nulla lo farà recedere. Parola di boy scout, e non sarà un Family day a fermarlo. Tenetelo. È una furia, un portento di coraggio, sprezzo del pericolo e determinazione. È così originale, per un cattolico. È così moderno, così abile, così fedele alla parola data.

Ora, sommessamente: le unioni civili alla tedesca sarebbero da anni la posizione del Pd. Unitariamente stabilita. Laici e cattolici, credenti e non credenti. Non è stato facile a suo tempo eh, ma con un  po’ di riunioncine e un po’ di buona volontà, si sono messi tutti d’accordo. Semmai sono i tedeschi che tra un po’, se il Pd non si sbriga, cambiano idea, ma è un altro discorso. Le unioni civili alla tedesca sono nel programma elettorale del Pd, nella carta d’intenti della coalizione Italia Bene comune (al punto 9: Diritti). Però ditelo piano al Corriere.

Anche perché in effetti la notizia c’è. A quanto pare, pensate, i parlamentari del Pd per una volta saranno chiamati a votare per approvare una riforma su cui avevano chiesto i voti in campagna elettorale e per approvare la quale erano stati eletti. In effetti sarà un momento eccitante. Wow!

Cose positive fin da adesso del referendum greco, comunque vada

1) Mai visti in giro così tanti fans della democrazia rappresentativa e della mediazione politica. Addirittura Gesù e Barabba, bravi. Un altro paio di referendum così e va a finire che dite qualcosa di positivo anche sui partiti. Erano anni che aspettavo un momento come questo.

2) Un sacco di stronzi egoisti con un cervellino più piccolo del cuore si stanno rivelando pubblicamente come tali. Segnate tutto. Poveracci. 

3) Comunque vada, da buon referendum, non risolverà il problema. Di conseguenza, i punti 1 e 2 ci torneranno utili. 

(Continua, probabilmente) 

Su Barca e i democristiani, per fatto personale (e politico)

Prima di tutto, la notizia: no, Fabrizio Barca non ha detto, alla festa dell’Unità di Roma, che la degenerazione del Pd romano è cominciata con l’arrivo dei democristiani (meno male!). Ha detto una cosa diversa, l’ha detta un po’ male, e successivamente, sorta la polemica, l’ha spiegata un po’ peggio. Mio malgrado la cosa mi ha un pochino riguardato, perché venerdì sera, lontana da Roma, visto qualche tweet risentito di amici conosciuti nel Partito popolare, mi ero allarmata e avevo approfittato di twitter per chiedere ai vertici del Pd romano e a Barca stesso cosa fosse realmente stato detto. Barca mi aveva gentilmente risposto, con frasi che il giorno dopo (senza che si ritenesse di citare le domande) sono finite su diversi giornali. Ma io, leggendo quelle risposte e quegli articoli, avevo capito anche meno, e avevo infine pubblicamente promesso che avrei ascoltato la registrazione; cosa che ho fatto immediatamente oggi, appena ripreso possesso del mio divano e di un wifi stabile.

Questa più o meno è stata la conversazione su twitter  Continua a leggere

Le primarie e il partito personale

Ho scritto questo per i giornali locali del gruppo l’Espresso (il Tirreno, la Gazzetta di Mantova, il Mattino di Padova, il Piccolo, il Centro, la Gazzetta di Reggio, la Gazzetta di Modena, Alto Adige, il Trentino, il Messaggero Veneto, la Nuova Sardegna, la Nuova Venezia, la Città di Salerno e altri)

Torna il Renzi 1, basta mediazioni e basta primarie, ha tuonato ieri il premier su diversi quotidiani. Ora, non è chiaro cosa sia il Renzi 2. Tutte queste mediazioni, all’esterno, non si sono viste. Non quando si portava consapevolmente in aula, in anticipo sul calendario, una riforma elettorale che tutti sapevano avrebbe spaccato il Pd (e alla luce dei risultati dei ballottaggi forse si capisce meglio perché molti nel Pd consideravano pericoloso il doppio turno-roulette russa dell’Italicum). Non quando la si approvava con ben tre fiducie. Non quando si sostituivano in commissione, avvertendoli con un sms, una decina di deputati contrari alla riforma. Non quando si liquidavano con un’alzata di spalle le dimissioni di un capogruppo. Non quando si insisteva con una riforma della scuola sgraditissima a insegnanti e studenti. Non quando il governo si rifiutava perfino di ricevere ufficialmente i rappresentanti della protesta, demandando il compito ai dirigenti di partito e confezionava un video il cui messaggio agli insegnanti sostanzialmente era “non avete capito niente”. Insomma, non è chiaro rispetto a quali mollezze del Renzi 2 debba cambiare rotta il redivivo Renzi 1. Ma soprattutto, è davvero difficile immaginare il Renzi 1 che dice: “Ora basta primarie. Dipendesse da me, la loro stagione sarebbe finita”. Continua a leggere