Tag Archives: silvio berlusconi

A ciascuno il suo “Staff”: la disintermediazione inganna

Ho scritto questo per i giornali locali del gruppo l’Espresso (Il Tirreno, La Gazzetta di Mantova, Il Mattino di Padova, Il Piccolo, Il Centro, La Gazzetta di Reggio, La Gazzetta di Modena, Alto Adige, Il Trentino, Il Messaggero Veneto, La Nuova Sardegna, La Nuova Venezia, La Città di Salerno e altri)

Forse non è vero che i partiti sono poi così deboli e in crisi. O per lo meno bisogna ammettere siamo di fronte a un bel paradosso: proprio mentre si sostiene che destra e sinistra non esistono più e si danno per archiviate tutte le modalità tradizionali di partecipazione collettiva, il potere del partito, la richiesta di disciplina, il bisogno di strutture gerarchiche si riaffacciano con più forza.

È proprio nel partito in teoria più nuovo, post ideologico e addirittura post politico, il Movimento Cinque Stelle, che avvengono i fatti più clamorosi. L’espulsione del sindaco di Parma Pizzarotti e la dichiarata disponibilità di Virginia Raggi, in caso di elezione a sindaco di Roma, a farsi da parte su richiesta del “Garante” in caso di avviso di garanzia hanno destato scandalo, e non poteva essere diverso. Abbiamo sentito ripetere concetti cari alla stagione d’oro dei sindaci, dopo l’introduzione dell’elezione diretta: che un sindaco rappresenta innanzitutto la propria città, che deve rispondere ai cittadini, che deve essere libero anche di trattare coi partiti che lo sostengono, e soprattutto col suo, in virtù del mandato diretto che ha ricevuto. Continua a leggere

Comunali, sfida aperta. Le partite di Roma e Milano

Ho scritto questo per i giornali locali del gruppo l’Espresso (Il Tirreno, La Gazzetta di Mantova, Il Mattino di Padova, Il Piccolo, Il Centro, La Gazzetta di Reggio, La Gazzetta di Modena, Alto Adige, Il Trentino, Il Messaggero Veneto, La Nuova Sardegna, La Nuova Venezia, La Città di Salerno e altri)

Too close to call. A poche ore dalla chiusura delle liste, e a un mese esatto dal voto, diversi sondaggi (Tecné, Ixé, Ipsos e altri, reperibili anche su internet) fotografano una situazione incerta e scientificamente non prevedibile. Nelle due “capitali” di questa tornata amministrativa, Roma e Milano, nessuno azzarda previsioni. A dire il vero, le cose stanno in modo molto diverso: a Milano si profila una sfida tradizionale, con un ballottaggio incertissimo tra centrodestra e centrosinistra; a Roma nessuno mette in dubbio la partecipazione di Virginia Raggi al secondo turno; è dietro di lei che, nello spazio di un paio di punti percentuali, combattono al buio il candidato del Pd e i due esponenti di una destra divisa. Continua a leggere

Rassegna Quirinale/5: la lingua in bocca

Con una cinquantina di voti, determinanti, come ricorda Paolo Romani, di Forza Italia, respinti gli emendamenti dei “parassiti” del Pd (quelli che “restano ribelli”, per citare una frase cara al capo, e si giocano così presumibilmente il posto buono al prossimo giro, mentre chi, da elettore di Gianni Cuperlo al congresso, si presta a presentare emendamenti trappola ammazza minoranza e pro liste bloccate è evidentemente un eroe e un esempio di come ci si comporta nella Ditta) e si mette in banca l’Italicum.
In tutto questo passaggio parlamentare, il leader del Pd non ha mai concesso ascolto a nessuna delle istanze presentate dalla minoranza, che pur a partire da un giudizio molto negativo sulla legge, aveva limitato a pochi circoscritti emendamenti la materia su cui dare una battaglia da settimane e mesi annunciata come dirimente. La minoranza Pd in questi mesi ha votato sempre sostanzialmente tutto, anche provvedimenti che dichiaratamente non condivideva. Ha accettato qualunque mediazione, anzi spesso (vedi Damiano sul jobs act) se m’è fatta carico in proprio. Continua a leggere

Cara Lucia Annunziata, su Berlusconi non ci siamo sbagliate

(questo post è uscito anche su Huffington post Italia)

Ho letto un bel pezzo di Lucia Annunziata e tanti altri commenti delusi o autocritici di persone che in questi anni si sono opposte a Berlusconi e mi pare che stavolta però non si colga il punto. Non capisco perché si deve dire che siamo sconfitti perché la sentenza ha stabilito che il Cavaliere è un politico integerrimo. Non è così, non era questo il punto: e non solo perché Berlusconi ha altre condanne e altri processi, ma perché nessuna sentenza è sull’integrità di una persona, e nessuna sentenza è un giudizio politico.

Il mio giudizio su Silvio Berlusconi non dipende da una sentenza, come non dipendeva dalle sentenze precedenti. E non è neanche un giudizio morale, è un giudizio negativo su un uomo politico, sulla sua idea dell’Italia, sulle sue scelte politiche e su come ha interpretato il suo ruolo pubblico.

E nemmeno il mio giudizio sull’opposizione a Berlusconi dipende da una sentenza: abbiamo fatto bene a opporci, abbiamo fatto bene a non votarlo. Lo abbiamo anche battuto, per via politica e non per via giudiziaria: nel ’96 e nel 2006 e anche nel 2013 (sì, lo abbiamo smacchiato), impedendogli la strada di altre leggi ad personam e una prova di forza sul Quirinale, e costringendolo ad affrontare finalmente i processi senza la possibilità di farsi assolvere dal Parlamento.

Sul caso specifico penso che la vicenda di Ruby e delle Olgettine sia uno squallore che avrebbe determinato la fine della carriera di un politico in qualunque paese: ma non perché lo decide la magistratura, perché lo decide l’opinione pubblica. E in effetti un po’ questo è successo, un anno fa. Vediamo di non essere noi adesso a convincere gli italiani che Berlusconi era “un politico integerrimo” e quindi bisogna tornare a votarlo.