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Rassegna Quirinale/10: Aristotele si rivolta nella tomba

Comincia la settimana decisiva, ma i giornali sono fiacchi. Il borsino di chi sale e di chi scende inizia a dare il mal di mare anche agli stomaci più forti. Le ricostruzioni su cosa successe e come andò le altre volte cominciano a richiedere sforzi di fantasia piuttosto arditi, il povero Fabio Martini sulla Stampa è costretto a inventarsi che anche Bersani fu tra i colpevoli dell’affossamento di Prodi nel 2013, e sono sfide alla logica non alla portata di chiunque; ma almeno oggi possiamo fare qualche tweet contro Fassina (che aveva parlato di responsabilità di Renzi nella vicenda dei 101) accusandolo di essere un bugiardo spudorato. Fu Bersani a guidare il complotto. Lo fece apposta, per farsi fuori.
A palazzo Chigi sembrano preoccupati di sfoltire lentamente la rosa ma senza prendersi la colpa di aver fatto fuori nessun candidato autorevole. Così, dopo aver fatto sapere che Amato è il candidato di un complotto tra Berlusconi e D’Alema contro Renzi (altra sfida alla razionalità e all’evidenza), oggi è la volta di un presunto “veto” di Berlusconi su Sergio Mattarella. Il Pd, naturalmente – si sa – non accetta veti da nessuno. Tuttavia, casualmente o per una coincidenza, si prende atto e si comincia a ragionare su altri nomi, tenendosi pronti a “cambiare gioco all’improvviso”. Tutto assolutamente lineare e consequenziale, come vedete.
Speriamo bene.

PS/1: Leggo che il Pd voterà scheda bianca alle prime tre votazioni. Una scelta non elegantissima alla luce dell’articolo 83 della costituzione, che non dice che il presidente della repubblica si può eleggere in due modi, o alla prima o alla quarta con due maggioranze diverse, bensì, testualmente:
L’elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell’assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta.
Sembrano sfumature, ma le sfumature contano.

PS/2: Leggo che Civati manda una lettera al Pd in cui dice che candida Prodi invece di partecipare all’assemblea del Pd e chiedere la parola per candidare Prodi. Il che gli guadagnerà molti consensi, immagino, nell’assemblea del Pd. Benedetto ragazzo.

Rassegna Quirinale: la dottrina Formica

(Inauguro oggi una serie di articoli che se mi andrà proseguirò. E se no, no)

In un colloquio con Fabio Martini della Stampa, e più esplicitamente in un’intervista a Francesco Romanetti del Mattino, Rino Formica non si limita a sponsorizzare per la presidenza della repubblica Giuliano Amato, “non certo” (vabbè) perché è un suo amico e un ex socialista come lui, ma perché ha tutte le caratteristiche e i requisiti a suo avviso richiesti.
Formica afferma con sicurezza e quasi tra le righe una cosa che messa così è una notizia non da poco: e cioè che il patto del Nazareno è finito. Una fase chiusa. “Un rottame”. Così sul Mattino:
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