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Ma come fanno le liste? No, come fanno le leggi elettorali

Adesso mi cerco un po’ di guai. Michela Rostan era una deputata uscente. Eletta nel Pd dopo aver vinto le primarie nel suo territorio, la provincia di Napoli, era passata ad Articolo Uno. E’ stata ricandidata come capolista in un solo collegio, il suo: Campania 1. Non è stata “garantita” in alcun modo. Anzi: nella circoscrizione della Campania Articolo Uno puntava come è ovvio e come qualsiasi partito farebbe a “garantire”, per quanto possibile, il suo coordinatore e fondatore Arturo Scotto, capolista negli altri due collegi di Napoli, quelli della città. Invece è scattato quello della provincia, Scotto è fuori dal parlamento e la Rostan è deputata.

Perché? Chiedetelo a Rosato. Guardatela, la legge elettorale. Non è un caso se il meccanismo di assegnazione dei resti è stato ribattezzato “il flipper”. Per un partito medio grande è sempre possibile garantire qualcuno con un buon posto nelle liste proporzionali, ovviamente. Per un partito che supera la soglia elettorale di poco il meccanismo diventa semplicemente random. Tra migliori perdenti, ordine decrescente dei quozienti, pluricandidature senza possibilità di opzione, incrocio dei resti, il risultato è totalmente casuale. La verità è che se oggi abbiamo persone che ci rappresentano pienamente (almeno a me) come Speranza, Bersani, Fornaro, Epifani, Stumpo, Conte, Errani in parlamento è perché abbiamo avuto culo. Con altri, da Cecilia Guerra a Scotto tanto per fare solo due nomi, ne abbiamo avuto meno. Altri, infine, hanno avuto culo loro.

Io non dico che non siano stati fatti errori e forzature al momento di decidere i candidati. Dico che ad avere saputo che Articolo Uno eleggeva otto deputati ci è andata bene. Potevano essere otto sconosciuti capitati lì per caso. Il consenso, i voti dei cittadini non c’entrano niente, e nemmeno, ripeto, i tentativi legittimi di un piccolo partito di garantire almeno il suo gruppo dirigente ristrettissimo, cioè la sua identità e la sua continuità. Per quanto mi riguarda, da ex candidata in Toscana, sono felicissima di aver contribuito a “garantire” il nostro segretario nazionale, Roberto Speranza. Chi bisognava garantire? Me? Andiamo, cerchiamo di non essere infantili.

E soprattutto cerchiamo di fare meglio le leggi elettorali in futuro, smettiamo di accettare alchimie cervellotiche che generano solo nuova antipolitica (vi ricordate i pezzi sui deputati “ripescati”? “Ripescati” cosa, quando era ovvio che per una lista delle dimensioni di quella di LeU le candidature nei collegi potevano essere solo di servizio?).

Per il resto, per quanto riguarda la vicenda specifica, non merita spendere molte parole. E poi ha già detto tutto proprio Scotto: il vincolo di mandato no, ma bisognerebbe almeno introdurre il vincolo di dignità.

Ma è proprio vero che siamo un’#altracosa? Il governo Conte, Renzi e noi

Nel susseguirsi un po’ stucchevole e un po’ consolatorio di “Bravo!”, “Grazie!” con cui il Pd accompagna in queste ore il proprio addio ai ruoli di governo e l’assunzione dei doveri dell’opposizione, particolare entusiasmo ha suscitato ieri l’intervento al senato dell’ex segretario dimissionario. Non si può dire in effetti che a Matteo Renzi manchino grinta ed efficacia oratoria; e, nel caso specifico, nemmeno argomenti. Al di là di alcune affermazioni assai opinabili, come la rivendicazione di una differenza di stile, in particolare sui social, di cui da tempo il Pd non dà grandi prove, colpisce però nell’intervento dell’ex premier un punto politico sul quale con grande lucidità si è soffermato già ieri sera Filippo Penati su facebook. (continua sul sito articolo1mdp.it)

Apologia di LeU. Dopo lo tsunami, le cose da cui ripartire

Ha ragione il mio amico Stefano Di Traglia, che lunedì mattina mi ha scritto: adesso sarebbe tempo di fare l’analisi del voto del 2013, quella che il Pd non ha mai voluto fare. Sono stati anni di analisi sbagliate, sbagliate perché fondate su una lettura illusoria della realtà. Ripartire dai fatti ci farebbe bene a tutti. Noi di Liberi e Uguali non abbiamo avuto la forza di invertire la rotta – e dovremo capire perché. Ma i fatti li abbiamo visti e l’analisi non l’abbiamo sbagliata. Continua a leggere