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Gli errori compresi in ritardo. Perché il renzismo è finito

Ho scritto questo per i giornali locali del gruppo l’Espresso (Il Tirreno, La Gazzetta di Mantova, Libertà, Il Mattino di Padova, Il Piccolo, La Gazzetta di Reggio, La Gazzetta di Modena, Il Messaggero Veneto, La Nuova Sardegna, La Nuova Venezia e altri).

“Abbiamo straperso”. Matteo Renzi ha puntato a presentarsi come uno che ha capito: niente “lanciafiamme” – congresso subito, primarie domani – e un’analisi anche severa, da leader consapevole e pronto a ripartire. Ma a ben vedere la sua autocritica – sulla personalizzazione, sugli errori nel rapporto col Sud, le periferie, i giovani, il web – non è stata mai sulla sostanza, ma solo sulla comunicazione. È convinto anzi che la storia renderà giustizia alle sue riforme. Ma davvero Renzi può tornare? Forse, ma le cose dette ieri non bastano. Perché dopo il 4 dicembre del renzismo non resta niente: non c’è più una linea politica e non c’è più un racconto che parli all’Italia, a questa Italia che il 4 dicembre ha svelato. Continua a leggere

Referendum: ma siamo sicuri che sia la vittoria del Sì a garantire stabilità? (No)

Ho scritto questo per i giornali locali del gruppo l’Espresso (Il Tirreno, La Gazzetta di Mantova, Libertà, Il Mattino di Padova, Il Piccolo, La Gazzetta di Reggio, La Gazzetta di Modena, Il Messaggero Veneto, La Nuova Sardegna, La Nuova Venezia e altri).

Aveva destato qualche stupore il fatto che ultimamente Matteo Renzi avesse cominciato ad alludere agli scenari successivi a un’eventuale vittoria del No. È bastato attendere e il motivo è diventato chiaro: gli ultimi sondaggi consentiti prima del silenzio preelettorale rendono quella della bocciatura della riforma Boschi un’eventualità non ignorabile, ed è assai verosimile che il premier quei sondaggi li conoscesse da qualche giorno. Tuttavia la drammatizzazione dello scenario post vittoria del No, da parte di Renzi, è indubbiamente anche una tattica per recuperare il consenso che in queste ore sembra sfuggirgli. Evocare un quadro di instabilità può servire a parlare alla “maggioranza silenziosa”, quella massa di indecisi poco politicizzati e poco interessati ad approfondire il merito della riforma che, pur non disposti ad arruolarsi in un plebiscito pro-Renzi potrebbero temere le incertezze di un eventuale e imminente post-Renzi.
Ma è proprio vero che la vittoria del No porterebbe instabilità? Continua a leggere