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Statuto Pd, proposta urgente di modifica

Dice Matteo Renzi che l’articolo 3 punto 1 dello statuto, quello che dice che il segretario del Pd è candidato premier, non si può modificare. In realtà quell’articolo era stato già modificato ma ora non ricordo bene, sicuramente Matteo Renzi non era d’accordo. Dice però anche, Matteo Renzi, che lui si guarda bene dal candidarsi a segretario del Pd per cambiare il Pd, no lui si candida a segretario del Pd per cambiare il paese. Immagino la faccia dei tedeschi a leggerlo sulla Faz, che la Germania è un posto all’antica dove i partiti hanno dei segretari che fanno i segretari del partito. Ma prendiamone atto.
A questo punto, Matteo Renzi una volta eletto segretario del Pd potrebbe:
a) nominare un reggente/coordinatore/vicesegretario che si occupi al suo posto del Pd;
b) indire le primarie per eleggere un “qualcosa del Pd” che guidi il Pd in vece del segretario;
c) convocare il congresso del Pd.
Prevedo un bel dibattito. Nel frattempo però mi pare inevitabile che proprio per adeguarsi alla linea del nuovo predestinato segretario ed evitare una contraddizione insanabile – perché qui la scelta è tra o modificare lo statuto del Pd o modificare la logica aristotelica, e per quanto sia difficile conseguire il primo obiettivo, il secondo è ostico davvero – il Pd proceda immediatamente alla modifica del punto statutario in questione. Che propongo venga riformulato così:
“Articolo 3 punto 1: Il candidato premier è segretario del Pd”.

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La vera doppia morale

(questo post è uscito su Huffington post Italia)

Piccola nota a margine dei due fatti di oggi, la condanna di Berlusconi e il cosiddetto caso Idem, tra le tante cose che ci sarebbero da dire e si diranno. Non intendo fare lo sciacallo antiberlusconiano né il difensore d’ufficio di Josefa, e vorrei che queste brevi osservazioni venissero lette con tutta la possibile serenità. Anzi facciamo così: di Berlusconi non parliamo proprio. Il fatto è che qualcosa non mi torna.

Si è detto spesso in questi giorni: la Idem non è Scajola (intendendo: non è incolpata di niente di così grave come i sospetti che portarono alle dimissioni del ministro Pdl, anzi non è incolpata proprio di niente al momento, e comunque nel merito c’è un abisso) ma non si possono fare sconti sulle regole. “Nessun doppio standard” ha detto giustamente in tv il presidente del consiglio. Bene. (continua qui)

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Nella macchina del tempo

Immaginatevi d’aver conosciuto un uomo, una ventina d’anni fa quasi. Di averci passato mesi e mesi, giorno dopo giorno, notte dopo notte, di aver saputo infine di lui tutto quello che è possibile sapere. Di aver cercato ogni scritto, ogni parola che ha lasciato. Di aver preso treni per raggiungere e vedere tutto quello che aveva lasciato in giro. Di aver imparato per lui a usare un computer. Di essere andata a discutere di lui davanti a una commissione, con addosso un orribile tailleur. Di non averci poi quasi più pensato, come sappiamo tutte che succede sempre in questi casi, quando tutto è finito. E di non averlo mai, mai visto in faccia. Fino a oggi.

Lui si chiama Benedetto, Benedetto Varchi. Il suo nome, insomma avete capito, è nel titolo della mia tesi di laurea. Ma allora non c’era wikipedia, e non avevo mai saputo che esistesse un suo ritratto. E invece. Tiziano l’ha dipinto, mica pizza e fichi (come dicevano gli eruditi del rinascimento). E io oggi me lo son trovato davanti all’improvviso. Ho alzato gli occhi, era lui.

Tiziano, Ritratto di Benedetto Varchi

E insomma, io lì sotto a guardarlo, basita. Ser Benedetto ma sa che io non me l’aspettavo che lei era un tipo belloccio. Non il massimo della simpatia magari, questo l’avevo capito. Ma veramente guardi: pensavo peggio, come Spinaceto. Eh? Dico come “Spinaceto lo sai? Pensavo peggio”. No niente, Ser Benedetto. Pensavo tipo un asceta, curvo sui libroni, un po’ grifagno. E invece secondo me le piaceva pure mangiare bene a vederla così, e questo io non me l’ero immaginato. Quasi quasi vorrei che m’invitasse a cena una sera, Ser Benedetto. Due chiacchiere eh, niente di che. No figuriamoci, non è che le sto proponendo di invitarmi a cena, che idea. No scusi scusi, non la sto fissando. È che lei non lo sa, ma io e lei… Niente, niente. Arrivederci eh.

Oddiocheppalle: un pezzo sulle regole del congresso Pd

(questo post è uscito su Huffington post)

Questo è un post sulle regole del congresso del Pd. Immagino già le facce e gli “oddiocheppalle”. Il punto però è che anche se tutti sono convinti che non si parli d’altro da settimane, non sono affatto sicura che tutti abbiano capito di cosa si parla.

In molti si spazientiscono a sentir parlare di regole. Si dice “le regole ci sono, ce le abbiamo, facciamo sto benedetto congresso e non se ne parli più”. Si accusa chi parla di regole di essere un burocrate che non coglie il punto politico, di voler temporeggiare o peggio di avere paura della democrazia e della partecipazione. E però io non lo so se tutti le conoscono così bene come pensano, queste regole.

Lo statuto del Pd prevede un meccanismo di elezione del segretario che è stato sperimentato una sola volta, quando quattro anni fa venne eletto Bersani. Già allora emersero diverse perplessità e si alluse alla necessità di rivedere molte cose. Non lo si è poi fatto durante la segreteria Bersani, anche per il modo precipitoso con cui essa si è conclusa, ed è certamente una occasione mancata; però durante la segreteria Bersani sono successe altre cose su cui c’è ancora tempo di riflettere. Ma andiamo in ordine, e vediamole queste regole. (continua qui)

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La costruzione di un partito

Volevo scrivere un post su perché domenica vado a votare e voto Pd, nonostante tutto. Nonostante il cuore gonfio e la sfiducia, e la malinconia. Nonostante i dubbi sul futuro, nonostante il molto che non mi piace nel presente. Poi ho provato a pensare alle parole che volevo usare, e quelle che mi sono venute in mente sono queste:

Voterò Pd per rispetto di me stessa e delle cose in cui credo. Per amore del mio lavoro, del mio paese e della mia città. Voterò Pd per fiducia nel futuro, nella politica e nelle persone. Voterò al primo municipio di Roma per Tommaso Giuntella e Maria Paola Pennetta, amici veri, persone di valore e di passione sincera. Al comune purtroppo dovrò scegliere tra due meravigliose donne, Michela Di Biase e Giulia Tempesta, giovani, capaci, generose e piene di passione. Voterò Ignazio Marino sindaco, anche se devo confessarvi che avrei voglia, con amicizia e con stima, di dirgli una cosa: “Ignazio, dai retta: non è Roma. E’ politica”.

E insomma avete capito, voto Pd come se dietro l’orizzonte ci fosse ancora cielo. E sì: se un giorno di questi deve crollare tutto, che almeno ci crolli addosso. Sono sparite le nuvole. Vado a piazza San Giovanni, e spero di incontrarvi là.

Della superiorità logica dell’impiegato comunale di Roma

Mai discutere con gli impiegati del comune di Roma: sono troppo oltre. Situazione: per avere il certificato elettorale nuovo si deve ritirare il numeretto con la lettera D. Basta poco per accorgersi però che NESSUNO chiama la lettera D: la fila è ferma. Quando ce ne accorgiamo, io e altri cittadini D segnaliamo la cosa agli sportelli liberi: “Vedete che nessuno sta chiamando la D”. “Eh ma signori, qui si fanno molti altri documenti, carte d’identità, certificati di nascita”. Proviamo a insistere: “Sì certo, ma se nessuno fa i certificati elettorali noi aspettiamo per niente”. “Eh, si vede che in questo momento tutti i colleghi stanno facendo altre cose”. Cittadini D (ostentando pazienza): “Sì ma vede, non è che chiediamo niente di particolare; però così la fila rischia di allungarsi molto, e forse sarebbe meglio destinare una persona o due a questo compito, DATO CHE MANCA UNA SETTIMANA ALLE ELEZIONI”. Errore fatale. L’impiegata, al volo: “E visto che manca una settimana alle elezioni, voi nun potevate venì prima?”.

Ps: probabilmente, come li ho finiti io, in molti hanno finito gli spazi per i timbri sul certificato elettorale. Mi meraviglio che questo non sia un tema centrale nella campagna di tutti i candidati. Secondo me rischia di incidere molto sulla partecipazione al voto, e sarebbe molto importante segnalare alla gente in questi ultimi giorni che è necessario – e relativamente semplice – farsi fare un nuovo certificato.

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“Tutti ma lui no”

(questo post è uscito su Huffington post Italia)

Non c’è stato in questi giorni un nome di possibile nuovo segretario del Pd uscito sui giornali a proposito del quale qualcuno non si sia sentito in dovere di scrivermi, messaggiarmi, twittarmi immediatamente: “No vi prego, tutti ma lui no”, senza nemmeno sentire il bisogno di spiegare “no” per quale motivo. Scusate, ma per me non è normale.
So benissimo che il gruppo dirigente del Pd ha fatto molti errori e sta dando una pessima prova di sé. Tuttavia bisogna che qualcuno lo dica: non è affatto vero che questo gruppo dirigente non rappresenti la base. Si tratta esattamente della stessa mentalità, stessa mancanza di generosità, stesso settarismo, stessa immaturità. Eletti ed elettori, dirigenti e militanti. Ci siamo tutti dentro, tutti. (continua qui )

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Terrestre

Il ragazzo nel parco forse adocchia la mazzetta dei giornali, sta di fatto che chiede se può sedersi tra me e il signore anziano sulla panchina. Accento spagnolo, ma strano.
“È vero che hanno sparato stamani? Successo cosa?”.
“Sì, due carabinieri”. “E una signora in stato interessante”, dice il signore anziano. Il ragazzo mi guarda perplesso, io faccio il gesto del pancione. “Intanto che giurava il governo”, il signore anziano è preparatissimo e ha molta più voglia di chiacchierare di me. “Da che parte è il vostro governo?”. “Di là”. “Qua vicino?”. “Sì”. “Non sono morti no?”. “No, no”, segue prognosi dettagliatissima.
“Ma era uno un po’…?” (gesto con la mano, quello del matto). Spieghiamo il fatto della crisi, il lavoro perso, il videopoker. “Anche in Spagna c’è crisi, mandano via le persone dalle case perché non possono pagare”. “L’affitto?”. “L’ipoteca”.
“Tu vivi in Spagna?”. “Barcellona, bellissima. Ma Roma bellissima anche. Però io vengo dal Messico. Bellissimo il Messico. Anche lì non hanno soldi, ma bellissimo”. “E sei un turista?”. Sorride: “Sono un terrestre”.
“Adesso riprendo il mio cammino”, dice alzandosi in direzione governo. “Allora ciao, terrestre”. Ride: “Ciao”.

Ricordi di gioventù, con futuro premier

(questo post è stato pubblicato su Huffington post Italia)

Quando diventò il più giovane ministro della storia della Repubblica, e decise di farsi accompagnare al giuramento dalla ragazzina dell’ufficio stampa, ragazzina che poi non era mica tanto più giovane di lui. Lui era seduto davanti e lei dietro, e per caso era pure in tailleur quella mattina. Così il corazziere quando scesero dalla macchina le disse subito: “Prego ministro, di qua”. E loro due, ridendo come pazzi: “Noooooo, eccolo il ministro!”. (continua qui )

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Tutti pazzi per Marini

(questo post è uscito su Huffington post Italia)

Ho imparato da anni la regola, e la seguo: quando non ti capiscono è sempre colpa tua. Per cui mi prendo la mia parte di responsabilità (che è molto più piccola di quanto appare, solo che io ci metto sempre la faccia). Tuttavia, siccome sono molte le cose che anch’io non capisco, siccome mi chiedo se siamo tutti impazziti, siccome credo nelle parole al punto da averne fatto il mio mestiere, provo a spiegare anch’io le mie ragioni e i miei pensieri. Se continueremo a non capirci, almeno ci avrò provato. Dopodiché, se non ci capiamo più, vorrà dire che è ora di metterci a fare altro. Naturalmente io per prima. (continua qui )