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Addio nonno Franco, grazie per tutta quella fiducia

Pubblicato su Facebook

Lavorare per il Ppi di Franco Marini era come stare al luna park della politica. La prima volta arrivammo, io e Gianmarco, che lui scendeva sbrigativo le scale attorniato dal classico codazzo un po’ collaborativo e un po’ molesto. Era il prossimo segretario, l’emergente. Aveva quello sguardo fiero e quel passo dritto e veloce che ha avuto fino all’ultimo. Dimostrava vent’anni di meno di quelli che aveva (allora, un po’ più di sessanta). Era il primo politico importante che vedevo così da vicino. Io lo guardavo dal basso mentre scendeva con la pipa, ancora più piccola di com’ero. Mi faceva un po’ paura.
Ma poi scoprimmo che si fidava. Era facile: ti chiedeva una cosa e aspettava che la facessi: normale. Né gentile né scortese. Era brusco, non sorrideva quasi mai, magari non diceva grazie, ma ti invitava a mangiare un pezzo di pizza bianca con la mortadella nella sua stanza: goduria immensa, aneddoti assicurati, a volte cantava: vicino o mare…
Una sera che mi vide nel cortile del Gesù sudare sui pedali perché il mio motorino scassato non partiva, lo sentii chiedere al capo ufficio stampa: “A Piè, ma jeli stamo a dà du sordi a sti ragazzi”?
Grazie per tutta quella fiducia e tutta quella semplicità, nonno Franco. La volpe sotto l’ascella da lì in poi ce l’hanno avuta in tanti, tu lo sai quanto ti ho sempre voluto bene.

Ricordi di gioventù, con futuro premier

(questo post è stato pubblicato su Huffington post Italia)

Quando diventò il più giovane ministro della storia della Repubblica, e decise di farsi accompagnare al giuramento dalla ragazzina dell’ufficio stampa, ragazzina che poi non era mica tanto più giovane di lui. Lui era seduto davanti e lei dietro, e per caso era pure in tailleur quella mattina. Così il corazziere quando scesero dalla macchina le disse subito: “Prego ministro, di qua”. E loro due, ridendo come pazzi: “Noooooo, eccolo il ministro!”. (continua qui )