Il renzismo è nudo. Il referendum del #ciaone

Verrà ricordato come il referendum del #ciaone, c’è poco da fare. Vedremo col tempo chi, il 17 aprile 2016, ha detto #ciaone a chi. Intanto, questo è il dibattito pubblico in Italia, e questa è la politica. L’hanno già scritto in tanti, quei sedici milioni che nonostante gli inviti (eufemismo) a non votare da parte di tutto il potere costituito, politico ed economico, e il silenzio quasi tombale dei media (altro che “siamo più forti dei talk show”, segretario!) sono molto pochi per fare il quorum ma sono molti se configurano un blocco attivo contro un Pd renziano che ai tempi del suo massimo splendore, quelli del famoso 40 per cento delle europee, ne raccolse 11 milioni e 200 mila, e che dopo quel risultato ha perseguito tenacemente un isolamento arrogante, distruggendo intorno a sé ogni parvenza di coalizione e tutti i fili che lo legavano agli altri corpi intermedi, al civismo, alle forme di partecipazione più o meno organizzata. Fino al delirio di insultare irridendo, a urne aperte per un referendum promosso da amministratori del Pd, una consistente fetta del proprio elettorato “colpevole” di autonomia di pensiero e partecipazione. #ciaone, appunto.

Perché il punto non è nemmeno – come direbbe certamente un renziano – che quei tweet da bar sport sono partiti da account istituzionali, “pagati con i nostri soldi”, come il computer di un deputato o quello di un consulente di Palazzo Chigi. Il punto è che quei tweet insultavano precisamente le persone grazie alle quali i loro autori occupano quei posti. Ecco, il #ciaone smaschera l’inganno vero dei Giorni bugiardi che stiamo vivendo: quello del voto, del consenso, dell’impegno e della passione di una comunità politica usati dagli eletti, dai vincenti di questa fase (e sorvoliamo qui sulle modalità della vittoria), per distruggerla minandone le fondamenta, disprezzandone la storia, intimidendone la pluralità, assoggettandone la fantasia, la sensibilità, la libertà al servizio di un disegno di potere senza mandato e senza capacità di ascolto, di sintesi, di accoglienza.

Il #ciaone è una maschera che cade, e lo capiscono gli editorialisti benevoli (come il maestro Stefano Folli su Repubblica di oggi*) e gli elettori tiepidi (come la regista Francesca Archibugi, che aveva deciso di astenersi ma ieri è corsa alle urne dopo aver letto quei tweet, beccandosi naturalmente la sua parte di insulti su twitter per aver reso nota questa decisione). Il #ciaone, infine, era stata un’idea di Renzi, svela un po’ cripticamente l’accreditata retroscenista del Corriere**; ed è lo smascheramento definitivo di una classe dirigente e di un partito. Nudi alla meta, questi sono i renziani, questa è la classe dirigente del Pd. Giudicheranno gli elettori del Pd, e l’Italia, su di loro.

Post scriptum: leggo critiche alla decisione di Sergio Mattarella di votare dopo i telegiornali, “col favore delle tenebre” ha scritto qualcuno. Non è stato in effetti un bello spettacolo vedere ieri per tutto il giorno sui siti le foto di Piero Grasso e di Laura Boldrini che depositavano la scheda, e non quella del presidente della repubblica. Dava l’idea di una democrazia acefala, smarrita, intimidita. Conosco però un po’ il presidente della repubblica e il suo modo di ragionare: credo di capire che la sua unica preoccupazione sia stata, in una giornata come quella che ho descritto, tenere il Quirinale fuori da qualsiasi tipo di strumentalizzazione. Non la sua persona. Il Quirinale. La giornata demenziale che ieri si è regalata la politica italiana mi pare sia un contesto che adeguatamente illumina questa sua decisione. Credo che per chiunque occupi temporaneamente (o abbia occupato) un incarico istituzionale, oggi Sergio Mattarella sia più che mai una figura da cui imparare. Ma dubito che accadrà.

* L’altro aspetto della giornata referendaria destinato a esser ricordato riguarda l’incredibile uso di twitter che ha segnato il pomeriggio, via via che il quorum del 50 per cento si allontanava. Alcuni esponenti renziani (uno in particolare: Ernesto Carbone) hanno usato la rete per irridere i sostenitori della partecipazione, ossia gli avversari della scelta astensionista propagandata da Renzi. Deridevano soprattutto i militanti della minoranza Pd, sostenitori del “sì” e comunque partigiani del quorum. Il referendum è quindi servito per mettere in luce la modestia di una classe dirigente, incapace di pensare ad altro che a regolare i conti con gli avversari interni di partito. Ed è, purtroppo, una modestia intellettuale e politica che si mescola a una spontanea tendenza all’arroganza. Ne deriva un intreccio vagamente inquietante, non si sa quanto di buon auspicio per il futuro ma abbastanza vicino “partito del premier”. (Stefano Folli, la Repubblica)

** E nell’entusiasmo della vittoria, che si intravede già nel pomeriggio, il presidente del consiglio fa un commento poi ripreso da uno dei membri della segreteria del Pd, Ernesto Carbone, con un tweet (a cui aggiunge un “ciaone” che fa scoppiare la polemica): “Prima avevano detto quorum, poi 40 per cento, quindi 35 e infine si sono attestati sulla linea dell’importante è partecipare”. (Maria Teresa Meli, Il Corriere della Sera)

7 Responses to Il renzismo è nudo. Il referendum del #ciaone

  1. Non sono d’accordo. Questo referendum passerà alla storia come quello relativo ad un quesito troppo tecnico strumentalizzato politicamente. Credo sia stato chiaro a tutti che dell’ecologia I promotori non we he curassero ne’ prima (vedi problemi su depuratori) ne’ dopo. Ma era chiaro l’ in ten to di trasformarlo in una sconfitta politica del segretario. Che non c’é stata checché se ne dica.
    C’é stata per un fronte disomogeneo e trasversale che, dati alla mano non farebbe tutto il PD accreditato oggi (32%) ammesso che ‘sti calcoli si possano fare. La nota su Mattarella sembrerebbe una richiesta di avallo che al referendum occorrerebbe votare comunque, tesi assai ardita in un referendum con quorum. Ognuno nei termini della Costituzione decide come comportarsi.
    Riportiamo la cosa nell’alveo giusto. Il referendum ha avuto degli sconfitti. Un commento. Se il concetto dietro il referendum fosse stato condiviso dalla maggioranza degli italiani, il SI avrebbe raggiunto il quorum da solo. Cosa che non é successa.
    Un saluto

  2. io invece penso che il voto del Presidente Mattarella sarebbe stato un potente antidoto contro il #ciaone e contro ogni strumentalizzazione politica. Perchè se è vero che ci sono state forze politiche che hanno vergognosamente e all’ultimo minuto strumentalizzato un referendum che riguardava l’energia e l’ambiente in funzione anti-Renzi, è anche vero che col #ciaone prima e col suo discorsetto “della vittoria” dopo lo stesso Renzi ha avvalorato questa concezione bugiarda. Se ci fosse stata la figura autorevole di Mattarella a partecipare al voto, forse questo non sarebbe successo

  3. Il fatto stesso che si stia parlando di Renzi e del #ciaone dimostra l’inconsistenza di chi per 2 mesi ci ha preso in giro con fotomontaggi ti trivelle sulle spiagge della Puglia e immagini di maree nere e gabbiani mezzi morti.
    Potevate dimostrare di averci creduto davvero e di essere altro da quelle persone lì, e invece state parlando di Renzi e del #ciaone.
    Il voto tardivo di Mattarella è stato perfetto perchè, come tanti altri, ha capito che questo referendum era diventato una farsa nelle mani di quelli che da domenica sera strepitano offendendo chi si è astenuto e incentrando tutto su una parola di troppo detta da Carbone, anzichè parlare dei contenuti del referendum. Loro si sono nudi, ora, adesso sono ben chiari i loro intenti.
    Fossero stati zitti avrebbero ottenuto il rispetto di chi perde una battaglia.

    • chiarageloni

      stai dicendoci che qualcuno ha personalizzato lo scontro eh? tipo qualcuno che dice “chi vota contro mi odia”, magari. 🙂 #unsorriso

      • ma ‘nfatti, vedi che mi hai risposto sui contenuti? Avevo proprio torto.

        Non c’è proprio partita, basta un bulletto che scrive #ciaone e Renzi che dice che quelli che volevano votare SI sono andati e sono meno di 15ml (o pensi che qualcuno che voleva votare si non sia andato perchè lo ha detto Renzi?) cioè numeri non sue opinioni, che vi parte la brocca e ci cascate con tutti i piedi.
        Ti rimando al post di Luca Bizzarri, che almeno la mette sul ridere, da comico. #sciao

        • chiarageloni

          ma che cos’è questo “noi, voi”? signora, qua non siamo su twitter. la prego di piantarla qui.

  4. nonunacosaseria

    Tanto era dimesso e pronto all’autocritica il PD ante-Renzi, così è arrogante il PD renziano. Per molto tempo ho sperato che quella attuale fosse la reazione – eccessiva, da un estremo all’altro – a quell’atteggiamento sbagliato che lo ha contraddistinto nei suoi primi anni di vita e che aveva trovato il suo momento più triste il giorno che Bersani, nel disperato tentativo di trovare una soluzione decente, si fece maltrattare da due grillini insolenti. Ma più passano i mesi e più mi autoconvinco che non di reazione istintiva e orgogliosa si tratta, ma semplicemente di boria. O, se vogliamo, della sindrome del poveraccio arricchito, quello che siccome ha fatto i soldi si comporta da stronzo con chiunque gli ricordi chi è e da dove viene.

    Per quanto mi riguarda, non ne posso davvero più di questo clima esasperato ed esasperante. È diventato impossibile prendere un argomento e trattarlo come si deve, se in questo argomento c’è qualcosa che potrebbe, anche indirettamente, riguardare le sorti del governo. In tal caso, di défault:
    1. Si sposta l’attenzione dall’oggetto del contendere al soggetto
    2. Si propone il confronto muscolare
    Anche il tweet del ciaone, analizziamolo meglio, cosa fa? Il messaggio non è, chessò, “questo è un buon giorno per l’economia del paese se tutto rimane com’è” (opinabile, ma legittimo); i messaggi sono due: il primo è che i promotori del referendum sono dei cialtroni, il secondo è che non hanno i numeri. Il ciaone è soltanto la logica conseguenza di un modo di comunicare che si è imposto in questi ultimi due anni e mezzo.
    Tutto questo mi ha stancato. E’ uno dei motivi – peraltro – per cui ho chiuso il blog.

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