Ho scritto questo per i giornali locali del gruppo l’Espresso (Il Tirreno, La Gazzetta di Mantova, Il Mattino di Padova, Il Piccolo, Il Centro, La Gazzetta di Reggio, La Gazzetta di Modena, Alto Adige, Il Trentino, Il Messaggero Veneto, La Nuova Sardegna, La Nuova Venezia, La Città di Salerno e altri)
Forse non è vero che i partiti sono poi così deboli e in crisi. O per lo meno bisogna ammettere siamo di fronte a un bel paradosso: proprio mentre si sostiene che destra e sinistra non esistono più e si danno per archiviate tutte le modalità tradizionali di partecipazione collettiva, il potere del partito, la richiesta di disciplina, il bisogno di strutture gerarchiche si riaffacciano con più forza.
È proprio nel partito in teoria più nuovo, post ideologico e addirittura post politico, il Movimento Cinque Stelle, che avvengono i fatti più clamorosi. L’espulsione del sindaco di Parma Pizzarotti e la dichiarata disponibilità di Virginia Raggi, in caso di elezione a sindaco di Roma, a farsi da parte su richiesta del “Garante” in caso di avviso di garanzia hanno destato scandalo, e non poteva essere diverso. Abbiamo sentito ripetere concetti cari alla stagione d’oro dei sindaci, dopo l’introduzione dell’elezione diretta: che un sindaco rappresenta innanzitutto la propria città, che deve rispondere ai cittadini, che deve essere libero anche di trattare coi partiti che lo sostengono, e soprattutto col suo, in virtù del mandato diretto che ha ricevuto. Continua a leggere