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Colle Oppio lo stiamo perdendo

Sono affezionata a questo parco con vista Colosseo, che è uno dei posti più belli di Roma e quindi dei posti più belli del mondo. So che già molto è stato detto e scritto da chi ha più titolo di me a parlare, ma da qualche giorno ho l’impressione che a Colle Oppio stia succedendo qualcosa, qualcosa di veloce, di terribile, di irrimediabile. Così ieri ho fatto qualche foto, perché mi veniva da piangere e qualcosa dovevo fare. Questa prima foto è per darvi un’idea della bellezza, della gente.

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Ho letto che Colle Oppio sarebbe “infestato” di immigrati, che questo sarebbe il suo problema. Non è così. Continua a leggere

Ciampino, che qualcuno tassista

(I fatti e le parole sono in tondo, i pensieri in corsivo)

Ciampino, nove di sabato sera. Sono un po’ stanca, ho fame e ho i tacchi, per cui penso senza neanche ragionarci troppo lucidamente: taxi. “Dove deve andare signò?”. Quando ti chiedono dove devi andare prima di farti salire, tu comincia a diffidare. Mi indica una collega, tassista donna, lei dice: “Hai spiegato alla signora?”. “No, la cliente è tua, spiega tu”. Ti cede a un’altra e c’è qualcosa da spiegare. Stai in guardia.
“Signò – fa la tassista – l’Appia è tutta bloccata”. “Evabè”, ci dovrò andare a casa in qualche modo. “Signò, c’è la notte bianca dei musei”. Musei sull’Appia?. “Evabè”. Fammi salire no? Da quando a Roma cerchiamo motivazioni culturali per giustificare il traffico? “Non ha capito signò, bisogna fà cor tassametro, se lei accetta”. Fa il gesto che posso salire. “Cosa? No”. “Cor tassametro signò, è tutto bloccato”. Ha capito che forse non abbocco, ma ormai tiene il punto. E però non sa che a me ormai mi è venuta l’ira, quella funesta proprio del Pelide Achille. “Cioè, se la tariffa fissa conviene a voi si va a tariffa fissa, se la tariffa fissa conviene a noi si va col tassametro?”. Guardali, gli altri tassisti intorno. Impassibili. Facce di marmo. Basterebbe che uno di voi. Stronzi. “Stasera è così, signò”. “Mi deve portare a casa per trenta euro. Mi ci porta o no?”. “No”. “Ciao”.
Svolto l’angolo. E adesso? Boh. C’è un pullman con scritto TERMINI. Mi avvicino dubbiosa, e mo’ questo lo sai quando parte. “Ha il biglietto signora?”. “No”. “Quattro euro. Salga che stiamo andando”.
Un po’ di traffico verso San Giovanni, non più del solito. Mezz’ora dopo ero a casa, bè quasi. Dico ma si può essere più avidi, arroganti e oltretutto stupidi? Dico ma chi la salva questa città? Dico, domani mi faccio un regalo: un regalo da ventisei euro.

La costruzione di un partito

Volevo scrivere un post su perché domenica vado a votare e voto Pd, nonostante tutto. Nonostante il cuore gonfio e la sfiducia, e la malinconia. Nonostante i dubbi sul futuro, nonostante il molto che non mi piace nel presente. Poi ho provato a pensare alle parole che volevo usare, e quelle che mi sono venute in mente sono queste:

Voterò Pd per rispetto di me stessa e delle cose in cui credo. Per amore del mio lavoro, del mio paese e della mia città. Voterò Pd per fiducia nel futuro, nella politica e nelle persone. Voterò al primo municipio di Roma per Tommaso Giuntella e Maria Paola Pennetta, amici veri, persone di valore e di passione sincera. Al comune purtroppo dovrò scegliere tra due meravigliose donne, Michela Di Biase e Giulia Tempesta, giovani, capaci, generose e piene di passione. Voterò Ignazio Marino sindaco, anche se devo confessarvi che avrei voglia, con amicizia e con stima, di dirgli una cosa: “Ignazio, dai retta: non è Roma. E’ politica”.

E insomma avete capito, voto Pd come se dietro l’orizzonte ci fosse ancora cielo. E sì: se un giorno di questi deve crollare tutto, che almeno ci crolli addosso. Sono sparite le nuvole. Vado a piazza San Giovanni, e spero di incontrarvi là.

Terrestre

Il ragazzo nel parco forse adocchia la mazzetta dei giornali, sta di fatto che chiede se può sedersi tra me e il signore anziano sulla panchina. Accento spagnolo, ma strano.
“È vero che hanno sparato stamani? Successo cosa?”.
“Sì, due carabinieri”. “E una signora in stato interessante”, dice il signore anziano. Il ragazzo mi guarda perplesso, io faccio il gesto del pancione. “Intanto che giurava il governo”, il signore anziano è preparatissimo e ha molta più voglia di chiacchierare di me. “Da che parte è il vostro governo?”. “Di là”. “Qua vicino?”. “Sì”. “Non sono morti no?”. “No, no”, segue prognosi dettagliatissima.
“Ma era uno un po’…?” (gesto con la mano, quello del matto). Spieghiamo il fatto della crisi, il lavoro perso, il videopoker. “Anche in Spagna c’è crisi, mandano via le persone dalle case perché non possono pagare”. “L’affitto?”. “L’ipoteca”.
“Tu vivi in Spagna?”. “Barcellona, bellissima. Ma Roma bellissima anche. Però io vengo dal Messico. Bellissimo il Messico. Anche lì non hanno soldi, ma bellissimo”. “E sei un turista?”. Sorride: “Sono un terrestre”.
“Adesso riprendo il mio cammino”, dice alzandosi in direzione governo. “Allora ciao, terrestre”. Ride: “Ciao”.