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Rottamare il telefono: un caso di psicopolitica

Scrive sul Foglio* l’ottimo David Allegranti – ed è uno scooppettino divertente, perché molto si è parlato nei giorni scorsi di messaggi e mail a cui l’ex premier non risponde – che Matteo Renzi, dopo le dimissioni, ha cambiato telefono. Nel senso di numero, ovviamente. Allegranti, che è giornalista accurato e attento, riporta anche il commento della sua fonte, un anonimo senatore renziano: “È normale – dice dunque il parlamentare – dopo una sconfitta”.

Ecco, io penso che su queste cinque righe di articolo bisognerebbe scrivere diversi tomi scientifici. Non ho ancora deciso però la materia: di psicologia o di politica. Sono incerta, per dire, tra la valutazione comportamentale di un individuo adulto che, dopo aver subito una plateale smentita, decide di rendersi irrintracciabile a tutti coloro a cui non ha voglia di parlare e quella di chi, chissà se richiesto del suo parere, si affretta a definire questa reazione “normale”. Continua a leggere

Habemus Inno

A me m’hanno rovinato i cantautori ma in questo caso, eccezionalmente, posso farmi rovinare da una cantautrice. Questa è “Inno“, la canzone che Bersani ha scelto per accompagnare il Pd. Credo che piacerà, credo che la sera del 25 febbraio ci abbracceremo ascoltandola, ci credo da quando l’ho sentita la prima volta. Credo da tempo che Gianna Nannini, la sua voce, la sua musica, stia bene con Bersani. Ho amato la Canzone popolare più della stagione stessa dell’Ulivo, ho creduto che non ne avremmo mai trovata un’altra così bella. Perché Ivano è Ivano, e poi c’era pure “popolare” nel titolo, che per noi che abbiamo fatto il tirocinio a piazza del Gesù non è mica poco. Ma credo che questa sia una buona scelta, che funzionerà. Ora che siamo un partito un Inno ci serviva. Ora che siamo un popolo, i popoli hanno un Inno.

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