Erano i ballottaggi eh. Non le primarie

Agli analisti politici, professionali e da social network: va bene tutto, io capisco, ma non esagerate. Capisco tutto, capisco il conformismo e anche i gusti personali, capisco il tifo e anche lo spin che ricevete, e le pressioni interessate. E però c’è un limite, e il limite è che non si possono commentare i ballottaggi come se fossero le primarie del Pd. Mica per altro: perché non è così che funziona. Il Pd è un partito, un conto è quando fa le primarie e un altro conto è quando fa le campagne elettorali. Io per esempio, sappiate, sono stata a Bari con Bersani a sostenere Antonio De Caro. Gian Carlo Muzzarelli a Modena ha avuto i renzianissimi Stefano Bonaccini e Matteo Richetti sempre al suo fianco. A Livorno sono stati dirigenti molto renziani e di primissimo piano come Luca Lotti e Dario Nardella a sostenere Marco Ruggeri. E poi non è che potete dimenticarvi il primo turno su, sono passate solo due settimane: a Padova per esempio, sarà stato anche un referendum sulla precedente amministrazione, ma Zanonato quindici giorni fa in quella città ha preso la preferenza anche dai neonati. Suvvia ragazzi, sforzatevi un pochino di più, capisco analizzare le campagne elettorali senza muovere il sedere dal divano, ma almeno magari fate qualche telefonata. Lo dico per voi eh. Ci fate più bella figura.

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Caro Lotti scusa, come fai a dire che Orsoni non è del Pd?

questo post è uscito anche su Huffington post
Caro Luca Lotti, scusami tanto. Ma come fai a dire che Giorgio Orsoni non è del Pd? Orsoni, il sindaco di Venezia. Quello che ha vinto le primarie, sostenuto dal Pd. E poi le elezioni, al primo turno, sostenuto e festeggiato da tutto il Pd. Uno dei mitici sindaci del Pd, hai presente? Quelli che volete fare senatori, per il cambiamento. Ma ora lungi da me rinfacciartelo, figuriamoci.
Non eri tu, scusa, il Luca Lotti che in segreteria (segreteria Epifani) da responsabile Enti locali caldeggiava “primarie aperte, apertissime”, sottintendendo che “quelli di prima” l’altra volta non le avevano aperte abbastanza? Ecco, volevo chiederti: chi è del Pd allora scusa? Solo chi ha la tessera è del Pd adesso? E come mai allora anche chi non ce l’ha, la tessera, partecipa alle primarie per eleggere il segretario del Pd, dove uno vale uno, e il voto di Orsoni conta come il mio, e come il tuo? Orsoni, ricorderai, ha partecipato da sindaco di Venezia alle primarie per il segretario del Pd, schierandosi apertamente per Matteo Renzi, ma ora lungi da me rinfacciartelo, figuriamoci. È che mi domando, e non capisco, se ora improvvisamente per essere del Pd si debba essere iscritti, e allora perché mai chi non è iscritto decide chi dev’essere il nostro segretario, se non è del Pd. Hai detto che non è del Pd perché “non è mai venuto alla direzione”, ma ti ricorderai che anche Matteo, quando era sindaco di Firenze, alla direzione non ci veniva, pur avendone diritto. Alla “seduta di autocoscienza” anzi. Non ci veniva. Eppure Matteo era un sindaco del Pd no?

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Democratica e basta

Sulla Stampa di oggi c’è questa mia mini – intervistina. Ovviamente avevo detto più cose, ma lo spazio si sa è tiranno e io non sono così importante da meritarne molto di più. Mi dispiace solo che non ci sia la domanda che mi aveva fatto Francesca (Schianchi) su perché spesso faccio tweet “da pasionaria”, perché nella risposta avevo citato Guccini: “Se son d’umore nero allora scrivo / frugando tra le nostre miserie / di solito ho da far cose più serie / costruir su macerie, o mantenermi vivo”.
Questo sì che ci tenevo a dirlo.
“Democratica e basta” invece mi è venuto così, ma sono contenta che sia piaciuto a tanti amici. Vi prometto comunque che NON fonderò una corrente. Grazie.

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Tre considerazioni a caldo. E che caldo

Faccio anch’io qualche considerazione a caldo e senza pretese di completezza su questo straordinario risultato elettorale, dal mio punto di vista che conoscete: appassionatamente del Pd, appassionatamente non renziana, appassionatamente non disposta a cambiare facilmente idea. Ma oggi davvero complimenti a Matteo Renzi e al gruppo dirigente del Pd, prima di tutto. Detto questo.

1) Non è la vocazione maggioritaria 

Questo incredibile 40,8 per cento non è il realizzarsi della vocazione maggioritaria di Veltroni. Veltroni aveva in mente un bipolarismo compiuto e tendente al bipartitismo, l’Italia uscita dalle urne stanotte è l’opposto: un sistema politico che da un anno sbanda paurosamente perché si sta sgretolando uno dei due assi del bipolarismo imperfetto della seconda repubblica. Continua a leggere

Qualche dubbio sulla tattica, senza gufare. (Anzi)

1) Se la tua strategia è diffondere il panico su cosa succederà di terribile se Grillo arriva primo, perché continui a dire e a far dire che è già arrivato primo l’anno scorso, cosa peraltro che non è neanche vera?
2) Non sarà che a forza di alludere alle cose terribili che farà Grillo se arriva primo, anzi se non gli diamo un distacco di almeno enne punti, legittimiamo Grillo e quasi lo obblighiamo a prendere davvero qualche iniziativa contro il governo nel caso davvero arrivi primo o con un distacco di meno di enne punti?
3) Non sarà che l’arma “se non vinciamo si va alle elezioni” è un tantino evidentemente spuntata, dal momento che se non vinciamo vuol dire che ha vinto qualcun altro (per non parlare del fatto che non ci sono né una legge elettorale né un presidente che scioglierebbe le camere)?
4) Non è che continuare a dire che l’anno scorso il “Pd di qualcun altro” ha perso (cosa che peraltro non è neanche vera) rischia di far scappare qualche voto che invece sarebbe meglio se restasse? Perché il Pd è sempre il nostro Pd, è di tutti noi. No?

Lo dico perché io son felice se vinciamo.

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Colle Oppio lo stiamo perdendo

Sono affezionata a questo parco con vista Colosseo, che è uno dei posti più belli di Roma e quindi dei posti più belli del mondo. So che già molto è stato detto e scritto da chi ha più titolo di me a parlare, ma da qualche giorno ho l’impressione che a Colle Oppio stia succedendo qualcosa, qualcosa di veloce, di terribile, di irrimediabile. Così ieri ho fatto qualche foto, perché mi veniva da piangere e qualcosa dovevo fare. Questa prima foto è per darvi un’idea della bellezza, della gente.

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Ho letto che Colle Oppio sarebbe “infestato” di immigrati, che questo sarebbe il suo problema. Non è così. Continua a leggere

Ciampino, che qualcuno tassista

(I fatti e le parole sono in tondo, i pensieri in corsivo)

Ciampino, nove di sabato sera. Sono un po’ stanca, ho fame e ho i tacchi, per cui penso senza neanche ragionarci troppo lucidamente: taxi. “Dove deve andare signò?”. Quando ti chiedono dove devi andare prima di farti salire, tu comincia a diffidare. Mi indica una collega, tassista donna, lei dice: “Hai spiegato alla signora?”. “No, la cliente è tua, spiega tu”. Ti cede a un’altra e c’è qualcosa da spiegare. Stai in guardia.
“Signò – fa la tassista – l’Appia è tutta bloccata”. “Evabè”, ci dovrò andare a casa in qualche modo. “Signò, c’è la notte bianca dei musei”. Musei sull’Appia?. “Evabè”. Fammi salire no? Da quando a Roma cerchiamo motivazioni culturali per giustificare il traffico? “Non ha capito signò, bisogna fà cor tassametro, se lei accetta”. Fa il gesto che posso salire. “Cosa? No”. “Cor tassametro signò, è tutto bloccato”. Ha capito che forse non abbocco, ma ormai tiene il punto. E però non sa che a me ormai mi è venuta l’ira, quella funesta proprio del Pelide Achille. “Cioè, se la tariffa fissa conviene a voi si va a tariffa fissa, se la tariffa fissa conviene a noi si va col tassametro?”. Guardali, gli altri tassisti intorno. Impassibili. Facce di marmo. Basterebbe che uno di voi. Stronzi. “Stasera è così, signò”. “Mi deve portare a casa per trenta euro. Mi ci porta o no?”. “No”. “Ciao”.
Svolto l’angolo. E adesso? Boh. C’è un pullman con scritto TERMINI. Mi avvicino dubbiosa, e mo’ questo lo sai quando parte. “Ha il biglietto signora?”. “No”. “Quattro euro. Salga che stiamo andando”.
Un po’ di traffico verso San Giovanni, non più del solito. Mezz’ora dopo ero a casa, bè quasi. Dico ma si può essere più avidi, arroganti e oltretutto stupidi? Dico ma chi la salva questa città? Dico, domani mi faccio un regalo: un regalo da ventisei euro.

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“Io sono De Mita. E non me ne sono andato dal Pd”

“Pronto?”. “Pronto. Io sono De Mita. Ho chiamato per ringraziarti”. Qualche giorno fa, tornando in treno dal week end di Pasqua, avevo scritto su questo blogghetto quello che mi aveva fatto pensare la notizia che Ciriaco De Mita stava pensando di candidarsi a sindaco di Nusco. E adesso è lui il numero privato che squilla sul cellulare. “Ho chiamato per ringraziarti, perché la simpatia umana mi colpisce, nonostante quello che si crede. L’hai scritto con il cuore, e con la testa di tuo padre”. “Ma noo con la mia testa, presidente, giuro!”. “Hai capito benissimo: perché ci vuole anche un po’ di cultura, per capire le cose”. (Sono figlia di un democristiano della sinistra demitiana, non abbastanza importante da raccomandarmi alle alte sfere, in ogni caso. Ma questo De Mita l’ha saputo molto dopo che mi aveva visto sgambettare per uffici stampa e giornali d’area, un bel po’ di anni fa).
Ma non vuole mica solo ringraziarmi, anche se ogni tanto lo ripete: “Ma io ho chiamato solo per ringraziarti”; vuole parlare. “Io non me ne sono andato dal Partito democratico. Io ho preso atto di essere stato estromesso. Ma tu l’hai scritto eh. Non me ne sono andato”. Com’è andata allora presidente?

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Caro Menichini, quanta propaganda (quando è troppo è troppo)

Questo articolo è uscito su Europa del 26 aprile 2014

Caro direttore,
Sarà che è il 25 aprile, o più modestamente sarà che quando è troppo è troppo: e il tuo editoriale di ieri, semplicemente, è troppo. Un politico può fare tutta la propaganda che vuole, ma un giornalista non può avallare e trasmettere ai suoi lettori l’idea che sia in corso uno scontro tra sostenitori del senato non elettivo (cambiamento) e sostenitori del senato elettivo (mantenimento del bicameralismo perfetto, salvaguardia dello stipendio e di tutto lo status quo): semplicemente perché non è così. La proposta Chiti non difende il bicameralismo perfetto e neanche l’elezione diretta dei senatori alle elezioni politiche com’è oggi; riduce il numero dei parlamentari in maniera ancora più incisiva della proposta Boschi e differenzia le competenze tra le due camere. Ma non mi interessa, perché non saprei e non voglio dire se sia meglio adottare un altro testo o emendare quello del governo. Sono valutazioni che spettano ad altri, e che altri faranno con più competenza. Certo che dipingendo la questione come fai tu diventa facile poi dire che “laggente lo vuole”, non trovi? (A proposito: tu conosci Vannino Chiti come lo conosco io. Davvero riesci a scrivere restando serio che si tratta di un uomo che “cerca visibilità”? La mia ammirazione per te è già grande, ma nel caso ne sarebbe accresciuta). (Continua qui)

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Perché De Mita sindaco di Nusco è un’idea che mi piace

Scusate, ma m’è preso proprio l’entusiasmo. Non so se è vero, ma gira un’agenzia che dice che Ciriaco De Mita, a ottantasei anni, fra qualche giorno potrebbe candidarsi a sindaco del suo paese un tempo famosissimo proprio in quanto tale, Nusco, provincia di Avellino. Nusco sì, l’ambiente dei suoi mille aforismi, lo sfondo dei mille aneddoti privati sulla sua vita, un’era geologica fa. Ho visto che qualcuno s’indigna ma niente: a me sembra una notizia meravigliosa, spero che lo faccia e vorrei abitare a Nusco per votarlo.
Provo a spiegare perché, sapendo che tutto tranne la vostra personale cortesia eccetera eccetera. Continua a leggere