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La neutralità degli apparati alle primarie (perché io, sapete, sono apparato)

questo post è stato pubblicato sull’huffington post italia

Capita che qualcuno mi rimproveri perché io, direttore di Youdem, televisione ufficiale del Pd, non faccio mistero del fatto che alle primarie del centrosinistra sosterrò Pierluigi Bersani. Lo trovo veramente curioso, ma visto che la cosa appassiona diversa gente, e che l’obiezione viene rivolta anche ad altri, proverò a spiegare il mio concetto di correttezza personale e professionale. (continua qui)

 

Macché rottamazione, lo scontro nel Pd è politico

(questo post è appena uscito sull’huffington post italia)

Poi un giorno di questi bisognerà anche smetterla con le scempiaggini generazionali e cominciare a dire che quello in corso nel Partito democratico è uno scontro politico: durissimo, vero, e se non fosse per certe bizzarrie, perfino normale.

(continua qui)

Così piccolo, questo blog. Eppure…

Ha poco più di un mese, per cui questo blog è ancora un principiante. Eppure, sentite cosa gli capita: da martedì 25, anche anche noi di Chiaragione siamo tra i duecento che si leggeranno su Huffington post Italia di Lucia Annunziata. Fico no?

Mi candido a non rappresentare una generazione

Quando l’ho scritto su twitter l’ho scritto per scherzo, ma poi m’è venuta voglia di prendermi sul serio. Insomma io, se mi candidassi a premier alle primarie del pd, che generazione potrei rappresentare? A parte che beato il paese in cui ci si candida a premier per fare il premier, e non per fare il rappresentante di classe o per dire che si è stufi delle giacche stropicciate dei propri vicini di banco (e forse per questo si va coerentemente a trovare Armani, penso), a parte questo dico, su cui pure ci sarebbe parecchio da scrivere. Io ho intorno a quarant’anni e voto Pd, ma non lo so mica se sono una quarantenne del Pd.  Continua a leggere

Convincere gli elettori di destra

Per carità, l’opinione è legittima e nemmeno così tanto rivoluzionaria, a dirla tutta. È da quando ero piccola che nel centrosinistra si discute tra quelli che per vincere devi convincere i tuoi e quelli che per vincere devi convincere gli altri, dai tempi che Cesare Salvi era jospiniano e che so, Rutelli era blairiano, e questa non so se la capite se siete nati dopo il 75, tanto per dire quanto il dibattito sia “nuovo”. Detta così, fra l’altro, hanno ragione entrambi e torto tutti e due, gli zii, Lionel e Tony, soprattutto in astratto, che poi magari nel concreto bisogna vedere volta per volta. Però secondo me c’è qualche equivoco, e sarà meglio che ci capiamo subito. Continua a leggere

Avanti popolo

Io, non so come dirvelo, non vengo dal Pci. Lo so che mi chiamano il direttore della Pravda, e a volte nelle discussioni mi dicono che sono stalinista, che si vede che ho studiato Lenin, che la mia è la tipica doppiezza togliattiana, che rivelo tutto il moralismo ereditato da Berlinguer. Ciononostante, io non c’entro niente. Né io né nessuno della mia famiglia, non ho mai avuto nemmeno uno zio comunista (anche se ne ho uno coi baffi): vengo da una città di anarchici, sono nata in una famiglia democristiana, sono cresciuta nell’Azione cattolica, questa è la verità. Ho alzato il pugno solo una volta, ascoltando La locomotiva insieme alla mia amica Elettra a un concerto di Guccini a Torino, però tutte le altre volte mi ero solo alzata in piedi per cantare, vi giuro. Sono di sinistra eh. Non di centrosinistra, di sinistra. Ma questo è un altro discorso, che non c’entra con le bandiere rosse. Tutto ciò premesso. Continua a leggere

I fiori di Ambra e gli spintoni a Fassina

aNo, guardate. L’aggressione a Stefano Fassina da parte degli operai dell’Alcoa non è la prova che il Pd non sa intercettare il malessere sociale e nemmeno, come ha subito scritto Gad Lerner, della sua debolezza. Quegli spintoni, gesto deprecabile che va condannato sempre, sono una prova di forza, e la reazione del responsabile economico del Pd lo conferma. In quel corteo, prima di tutto, bisognava esserci, Fassina c’era e c’è restato, condannando i gesti violenti, circoscrivendoli senza generalizzare, confermando che il Pd ascolta i lavoratori e li sostiene pur essendosi dovuto assumere responsabilità non sue. Tracce degli altri partiti? Nessuna. Tecnici? Per carità. Quegli operai Fassina lo conoscono perché è già stato in Sardegna da loro, e c’è da scommettere che ci tornerà. Questa è la politica, questo è il senso di un partito che mette la faccia e le gambe dentro i problemi e i drammi della società, anche quando non ha la bacchetta magica per risolverli, il gesto eclatante per farsi applaudire, l’ideona per sbalordire i giornalisti. Chi non capisce questo non capisce niente del Pd.
C’è il giorno per prendere in braccio la bambina Ambra e c’è il giorno per prendersi uno sputo da un operaio sardo. La politica è questo, non un insieme di trovate e passerelle. E di questo, non di quell’altra roba, ha bisogno l’Italia arrabbiata e sofferente che aspetta che qualcuno si assuma la responsabilità di affrontare i suoi problemi dopo il governo che ha mandato a casa Berlusconi.

Aggiornamento: pare che l’aggressore sia stato fermato dalla polizia, e che non fosse un operaio dell’Alcoa. Bene. Oddio, forse bene. Sarebbe interessante capire meglio.

Soddisfazioni

Pizzarotti chiede il congresso del movimento 5 stelle dopo il fuorionda di Favia e la rivolta della rete sul ruolo di Casaleggio. Pierferdinando Casini toglie il suo nome dal simbolo dell’Udc. Due notizie molto diverse, per carità, ma insieme mettono di buonumore. Aver scommesso su un partito, sulla fine della personalizzazione esasperata e su una scelta democratica e popolare, aver detto che con la democrazia non si gioca, averlo fatto prima degli altri, aver contrastato leader finti o per procura o proprietari del loro movimento, aver sopportato con pazienza tante lezioncine in materia degli innovatori entusiasti delle americanate e della politica fatta solo sul web, aver portato pazienza quando ti spiegavano che il tuo leader era debole, che non capisci niente di comunicazione e non sapevi stare sulla rete, a qualcosa è servito. Forse. Mica perché qualcuno ce lo riconoscerà eh. Mica perché smetteranno. Ma perché Chiaragione ha ragione.

Sulla candidatura di Peppe Maiello, #xpassione

C’ero anch’io, a Frattocchie 2.0, quando s’è candidato Peppe Maiello. Prima di dimenticarmi i dettagli importanti, e prima che non ve ne freghi più niente di saperlo, vi volevo dire un paio di cose su com’è andata e su cosa ho capito. Perché ho capito delle cose, anche se al corso di formazione osservavo, non partecipavo, e se ero lì solo per una piccola comunicazione su Youdem.
In breve i fatti, e soprattutto i tempi
Era un’escercitazione, non uno scherzo ai giornalisti. Un laboratorio, non un dispetto a quelli che non c’erano. I ragazzi dovevano fare l’esperienza di una campagna elettorale sulla rete. Formazione si può fare in due modi, sapete: o coi convegni e le lezioni, oppure col metodo esperienziale. Io ho fatto l’educatrice Acr, quindi sono favorevole al secondo per definizione, e curiosa. Continua a leggere

Breve saggio sul nonhocapitismo

Definizione: dicesi nonhocapitismo una tecnica in gran voga nel mondo della politica e della rete. Tale tecnica consiste nell’imbastire polemiche sulla base non di una affermazione ma di una domanda o serie di domande, formulate in modo aggressivo, o più spesso astutamente remissivo. Nonhocapito perché Tizio ha detto questa cosa, scrive il nonhocapitista anziché semplicemente dichiarare di non essere d’accordo con Tizio e spiegare perché. Nonhocapito chi paga il tal evento, aggiunge invece di far la fatica di spiegare che dubita fortemente della trasparenza degli organizzatori, correndo oltretutto meno rischi di querela. Nonhocapito il senso di quello che sta facendo Sempronio, spiega preoccupato, facendo intendere che lui, al posto di Sempronio, farebbe tutt’altro. Continua a leggere