Ho scritto questo per i giornali locali del gruppo l’Espresso (Il Tirreno, La Gazzetta di Mantova, Libertà, Il Mattino di Padova, Il Piccolo, La Gazzetta di Reggio, La Gazzetta di Modena, Il Messaggero Veneto, La Nuova Sardegna, La Nuova Venezia e altri).
Aveva destato qualche stupore il fatto che ultimamente Matteo Renzi avesse cominciato ad alludere agli scenari successivi a un’eventuale vittoria del No. È bastato attendere e il motivo è diventato chiaro: gli ultimi sondaggi consentiti prima del silenzio preelettorale rendono quella della bocciatura della riforma Boschi un’eventualità non ignorabile, ed è assai verosimile che il premier quei sondaggi li conoscesse da qualche giorno. Tuttavia la drammatizzazione dello scenario post vittoria del No, da parte di Renzi, è indubbiamente anche una tattica per recuperare il consenso che in queste ore sembra sfuggirgli. Evocare un quadro di instabilità può servire a parlare alla “maggioranza silenziosa”, quella massa di indecisi poco politicizzati e poco interessati ad approfondire il merito della riforma che, pur non disposti ad arruolarsi in un plebiscito pro-Renzi potrebbero temere le incertezze di un eventuale e imminente post-Renzi.
Ma è proprio vero che la vittoria del No porterebbe instabilità?
In realtà il semplice ragionamento politico porterebbe piuttosto a pensare l’esatto contrario. Se vince il Sì, infatti, quanto ancora può durare la legislatura? Quale diventerebbe immediatamente l’oggetto del discorso pubblico sui giornali, ma anche nelle cancellerie che guardano all’Italia se non lo scenario elettorale? Quanto potrebbe resistere Matteo Renzi d’altro canto alla tentazione di capitalizzare la vittoria? Quanto potrebbe sopravvivere un senato “dead man walking”, già abolito nella sua conformazione attuale ma ancora lì a votare fiducie? Non è affatto detto che dopo una vittoria del Sì la Corte costituzionale blocchi l’Italicum: non sta scritto da nessuna parte che una legge sbagliata sia anche incostituzionale. Qualche correzione minima richiederebbe poco tempo e tutto sarebbe pronto per le elezioni tra pochi mesi. Ed ecco in agguato la sorpresa: perché non è affatto scontato che a una vittoria del Sì, magari riacciuffata d’un soffio ribaltando i sondaggi all’ultimo minuto, debba per forza seguire una vittoria del Pd alle elezioni politiche. E con il nuovo sistema, tutto incentrato sul principio che “il vincitore prende tutto”, la “maggioranza silenziosa”, in sintonia con quella americana, potrebbe finire col dare tutto il potere proprio alle forze antisistema. Altro che stabilità, la vittoria del Sì nelle condizioni date può portare a una rapida e netta vittoria del movimento Cinque stelle. Scenario legittimo, ma pieno di incognite.
E se vince il No? Una cosa è certa: nessuno della maggioranza attuale di governo chiederà a Renzi di dimettersi. E anche nel caso che lui decida di farlo, la maggioranza esisterà ancora. Potrebbe forse il partito di maggioranza relativa permettersi di dire no a una soluzione autorevole indicata dal presidente Mattarella? Con quale motivazione, non davanti a lui, ma davanti al paese, il Pd potrebbe rifiutarsi di governare? Non solo non è ipotizzabile che Renzi chieda al suo partito di fare questo, ma se pure lo facesse non sarebbe ipotizzabile che il Pd, dopo una sconfitta che sarebbe difficile non imputare a lui e alla sua gestione personalistica del governo e del partito, seguisse una tale insensata indicazione. Anche perché a quel punto ci sarebbe il dovere di fare una legge elettorale per il senato, e anche il giudizio della Corte sul’Italicum sarebbe probabilmente molto più severo (permanendo la seconda camera che dà la fiducia sarebbe molto più difficile giustificare in nome della governabilità meccanismi di distorsione del risultato come il premio di maggioranza o il ballottaggio). Questo, insieme alle emergenze economiche e della ricostruzione post terremoto, potrebbe essere il compito di un governo “del presidente” che difficilmente non arriverebbe alla scadenza del 2018. Sempre, ripeto, che Renzi non sia in condizione o non voglia assumersi lui questo compito. Quello che è certo è che questo paese avrà bisogno, dopo il 4 dicembre, di una decantazione. Dopo essersi così aspramente diviso sulla costituzione, dopo questi anni di turboriformismo dai risultati non sempre proficui, dopo le tensioni con l’Europa un po’ di stabilità per l’Italia ci vuole proprio. E se fosse proprio la vittoria del No, paradossalmente, il modo per garantirla?
Sig.ra Chiara Geloni,ho letto il suo articolo e non mi trova daccordo, perchè trascura alcune cose basiche e principalmente , e questo non può confutarlo, se vince il SI , vince Renzi , se vince il NO , perde Renzi e quindi molto semplicemente, in ambedue i casi, deciderà Renzi ed è questo il punto.
Se vince il SI, Renzi, per prima cosa, cambierà l’Italicum, perchè non è stupido, e sa che se andasse a votare con questa legge elettorale vincerebbe con ogni probabilità i 5 Stelle e quindi non ha nessun interesse ad andare votare e si prenderebbe il restante della legislatura per riuscire a vincere anche nel 2018 .
Se vince il NO , Renzi , e questo è abbastanza ovvio , vorrà dimostrare che è stata una scelta sbagliata da parte dell’elettorato e presenterà le dimissioni a Mattarella , il quale cercherà di convincerlo a rimanere, ma lui , rifiutando, costringerebbe il paese ad andare al voto, perchè non esiste una maggioranza alternativa a quella attuale , perchè, ricordiamoci che il PD ha la maggioranza nella camera ed il segretario del PD è Lui , dopo di chè , si faranno le elezioni, si nomineranno Camera e Senato in cui alla Camera vincerà il 5 Stelle, ma al senato no perchè sarà proporzionale, e quindi , dopo aver dimostrato l’incapacità dei 5 Stelle a governare , torneremo al PDR . Saluti Francesco
mi pare che le sfugga il dettaglio che Renzi non è l’Onnipotente.
se vince il sì, non sarà comunque facile cambiare l’Italicum, ammesso che Renzi lo voglia davvero (e finora non ha mai dimostrato di avere fatto una riflessione seria su come cambiarlo). i fatti spingerebbero inesorabilmente verso le elezioni, visto che il governo avrebbe esaurito la sua funzione. il senato non potrebbe sopravvivere a lungo a se stesso.
se vince il no, non sarà Renzi a dare le carte, ma il presidente Mattarella. non ci sarà bisogno di una maggioranza alternativa a quella attuale, andrà benissimo questa con un altro premier. Renzi non è il padrone del Pd, e voglio vedere se il partito, dopo essere stato trascinato alla sconfitta nelle regionali, nelle amministrative e infine nel referendum ,accetterebbe di suicidarsi per Renzi.
Renzi non è assolutamente l’onnipotente , ma , per me non esiste un’ alternativa credibile . Dovrebbe essere una persona autorevole che abbia la fiducia dei sostenitori del SI e del NO e quindi che non si sia schierato. A me pare che non esista, e se Lei fosse così convinta che esista mi avrebbe fatto un nome. Grazie .Saluti
Fare un nome non tocca a me. Per fortuna abbiamo un presidente della Repubblica che gode di tutta la mia fiducia. (E comunque lei non me l’ha chiesto). Saluti.
Ha ragione sarà compito di Mattarella trovare il nome. Il nostro Presidente della Repubblica quello che è stato eletto da Renzi riuscendo a spiazzare Berlusconi , l’ unico in 20 anni di dominio Berlusconi, colui che dovrà chiamare i segretari dei vari partiti per capire quale nome ha il più largo consenso compreso il maggioritario Pd senza il quale nessuno governo è possibile. È vero prima ci sarebbe sa decidere chi è il segretario del Pd dopo il congresso che ci sarà a dicembre e da li ovviamente lei vede uno alternativo a Renzi . Mah forse viviamo in 2 paesi diversi
Infatti: chi ha detto senza il Pd?
Il referendum del 4 Dicembre chiede se vogliamo approvare le modifiche della costituzione approvate, 3 volte alla Camera e 3 volte al Senato, dall’attuale maggioranza del parlamento.Il fronte del No, ed anche Lei, si è convinto che sia diventato un referendum su Renzi.Onestamente cosa faccia Renzi dal 5 Ottobre, non mi interessa e non credo che sia vinca il NO o vinca SI l’Italia finirà peggio del Novembre 2011 e del 2012 ; cmq mi sembra senza senso votare a quel referendum per ottenere qualcosa di diverso dal contenuto del referendum.Calcolando i tempi necessari per arrivare al punto in cui siamo , circa 30 mesi , io credo che non riusciremo ad arrivare al medesimo punto prima dei 30 mesi dalla prossima legislatura, che nell’ipotesi più ottimistica, sarebbe il 2020 , in quella pessimistica , non prima del 2025.Cmq ha ragione lei, il fronte del NO non vuole mantenere il Senato per questione di poltrone. Mi spiace solo per gli Italiani , tutti , ed a maggior ragione per quelli , che , come lei , voteranno NO.Grazie
Mi pare che se ne sia convinto soprattutto Renzi
Adesso non solo Renzi ma forse anche Lei e soprattutto tutti gli Italiani che dipende sempre e comunque da Lui…