Dei rapporti di forza, ovvero del fare politica

Post cerca-guai. Vorrei parlare in generale, se ci riesco. Anche se non nascondo che lo spunto mi è venuto da diversi commenti al mio post di ieri e in generale all’atteggiamento della minoranza Pd, non solo a proposito del referendum di ottobre. Dicono dunque, in tanti: smettetela di porre condizioni a Renzi, non capite che Renzi non le accetterà? E così via: non vedete che il Pd è già il partito della nazione? Non vi rendete conto che Verdini è già in maggioranza? Queste condizioni che ponete, voi oppositori di Renzi nel Pd, sono ipocrite e fasulle. Perdete sempre. Dovreste invece fare un discorso chiaro: sì o no.

Provo a spiegare perché questo ragionamento mi sembra sbagliato: io penso che porre le tue condizioni, avanzare le tue ragioni o le ragioni del tuo dissenso, è una cosa che devi fare sempre se fai politica, indipendentemente dalla possibilità che tu riesca ad affermarle o meno. Di più: è esattamente fare politica. È chiaro che non sempre basta avanzare le tue ragioni per affermarle: a volte ci riesci, a volte no. E riuscirci non dipende dal fatto che sei bravo, o che comunichi bene (uuuuh comunicazione, quanti abbagli si prendono in tuo nome!): dipende dai rapporti di forza (si dice che la politica sia la continuazione della guerra con altri mezzi no?). Senza banalizzare troppo, un avversario (o un interlocutore) più potente di te accetterà di accogliere le tue ragioni più o meno per questi motivi: o perché lo convinci che gli conviene, o perché si convince che gli serve. È una questione certamente di numeri (voti) e di consenso, ma dipende anche dalla forza del tuo avversario (o interlocutore) rispetto alla tua, cioè dal suo consenso e dai suoi margini di manovra, dalle alternative che ha rispetto a quella di fare un accordo con te. Voglio dire che non è che penso che Renzi (o chi per lui) a un certo punto potrebbe diventare più buono (che è un concetto che riguarda la sua coscienza e non mi interessa), semmai penso che potrebbe diventare più debole.

Devi inoltre considerare le alternative che hai tu rispetto a quella di porre le tue condizioni sapendo che dovrai tenere conto dei rapporti di forza. Come alcuni commentatori invitano a fare, l’alternativa è “fare un discorso chiaro” e quindi o dire sì senza condizioni (nel caso specifico: arrendersi a Renzi) oppure dire no senza condizioni (nel caso specifico: sbattere la porta). Queste due opzioni naturalmente hanno delle conseguenze, che vanno valutate rispetto all’obiettivo (che resta quello di affermare le tue ragioni). Sarai più forte nell’affermare le tue ragioni arrendendoti a Renzi? Non credo, anche se osservo che nel Pd questa teoria ha i suoi seguaci. Sarai più forte sbattendogli la porta in faccia e andandotene dal Pd? È argomento quantomeno opinabile (anzi, dalle mie parti È “l’argomento”), che anche le prossime amministrative ci aiuteranno a vautare. Io per ora ho visto molti gagliardi contrastatori di Renzi che sono usciti dal Pd e sono scomparsi. Personalmente posso anche arrendermi a scomparire, ma prima vorrei provare a non farlo.

Ecco perché mi preoccupa questo fastidio crescente (per capirci) a sinistra verso chi “pone condizioni”. Perché a me pare un fastidio crescente non per Renzi, ma per la politica. E in questo senso credo che non sarebbe la soluzione. Sarebbe il problema.

Infine: per tutti i motivi che ho provato a dire (alla voce “rapporti di forza”), in politica oggi sarai sconfitto, domani sarai vincente. Non parti mai sconfitto o vincente in assoluto. Per questo non devi rinunciare mai ad affermare le tue ragioni, indipendentemente dall’avere o no la forza di imporle, perché è solo grazie a quelle, alle tue ragioni, all’averle preservate, coltivate e affermate anche quando non avevi la possibilità di imporle, che forse un domani potrai avere la forza che oggi non hai. Esempio concreto, anche se ahimé volevo parlare in generale: se domani questo Pd dovesse fallire, ci si chiederà se un altro Pd sia ancora possibile. E in quel momento sarà importante che un’alternativa ci sia, e che ci sia stata.

3 Responses to Dei rapporti di forza, ovvero del fare politica

  1. Andrea Marinelli

    Quindi nulla di nuovo, nulla che tu non abbia già ascoltato mille volte e rispetto al quale ti sei già espressa.
    L’unica soluzione è guardare fuori dal PD, secondo me. Dentro – e mi pare che finora lo stato delle cose lo confermi – si finisce solo per portare acqua al mulino renziano senza ottenere, mi pare, una credibilità sufficiente ad apparire “alternativa” a Renzi stesso.

  2. Andrea Marinelli

    Mi sfugge il senso complessivo del ragionamento. Tu dici che la politica è questione di rapporti di forza. Bene, siamo d’accordo. Dici anche, mi pare, che prima o poi è probabile che Renzi si indebolisca e si aprano le porte ad un altro “possibile” PD. Bene, ammettiamo sia così. Ho però due obiezioni:
    1) Non è che la Storia dell’uomo proceda per speranze e sospiri. Bisogna lavorare, come tu dici, per far sì che certi processi avvengano. Ma proprio per questa ragione vi si chiede di prendere una posizione netta. La politica della condizione potrebbe essere valida solo se sostenuta da un consenso popolare: consenso che non mi pare sia nell’aria. Il guaio è che tutta l’azione della minoranza sembra guidata dall’obiettivo di salvaguardare lo spazio di manovra, di potere, di legittimità, di un ceto politico percepito come residuale o trasformista. Appellarsi ad una metafisica idea di “partito”, coi suoi riti e le sue regole, come fa Bersani, in una fase storica come questa ha il sapore dell’ingenuità o della strumentalità. E francamente, a me di macchiarmi la coscienza per far rieleggere un individuo come De Maria poco m’importa.
    2) Mi pare illusorio sperare nel dopo Renzi. Sia perché non ci sarà a breve, sia perché il renzismo andrà avanti anche senza di lui. E’ una questione di cultura politica: la sua vince, la vostra – mia – perde. O credi che dopo di lui si farà tabula rasa di tutto? Via il linguaggio da bimbominkia, le sparate, gli insulti, via anche le sue politiche, l’attacco ai sindacati, alla scuola, via la corte di ruffiani e gli intrallazzi con il mondo degli affari? Sai che non accadrà. Renzi non è una meteora, un infortunio se vuoi. Renzi è il PD: lo era ieri, e non abbiamo fatto nulla per eliminarlo. Lo è oggi, e non possiamo fare più nulla per fermarlo. Lo sarà domani, e non servirà più a nulla prendere il suo posto.
    Saluti

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *


*