Comincia la settimana decisiva, ma i giornali sono fiacchi. Il borsino di chi sale e di chi scende inizia a dare il mal di mare anche agli stomaci più forti. Le ricostruzioni su cosa successe e come andò le altre volte cominciano a richiedere sforzi di fantasia piuttosto arditi, il povero Fabio Martini sulla Stampa è costretto a inventarsi che anche Bersani fu tra i colpevoli dell’affossamento di Prodi nel 2013, e sono sfide alla logica non alla portata di chiunque; ma almeno oggi possiamo fare qualche tweet contro Fassina (che aveva parlato di responsabilità di Renzi nella vicenda dei 101) accusandolo di essere un bugiardo spudorato. Fu Bersani a guidare il complotto. Lo fece apposta, per farsi fuori.
A palazzo Chigi sembrano preoccupati di sfoltire lentamente la rosa ma senza prendersi la colpa di aver fatto fuori nessun candidato autorevole. Così, dopo aver fatto sapere che Amato è il candidato di un complotto tra Berlusconi e D’Alema contro Renzi (altra sfida alla razionalità e all’evidenza), oggi è la volta di un presunto “veto” di Berlusconi su Sergio Mattarella. Il Pd, naturalmente – si sa – non accetta veti da nessuno. Tuttavia, casualmente o per una coincidenza, si prende atto e si comincia a ragionare su altri nomi, tenendosi pronti a “cambiare gioco all’improvviso”. Tutto assolutamente lineare e consequenziale, come vedete.
Speriamo bene.
PS/1: Leggo che il Pd voterà scheda bianca alle prime tre votazioni. Una scelta non elegantissima alla luce dell’articolo 83 della costituzione, che non dice che il presidente della repubblica si può eleggere in due modi, o alla prima o alla quarta con due maggioranze diverse, bensì, testualmente:
L’elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell’assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta.
Sembrano sfumature, ma le sfumature contano.
PS/2: Leggo che Civati manda una lettera al Pd in cui dice che candida Prodi invece di partecipare all’assemblea del Pd e chiedere la parola per candidare Prodi. Il che gli guadagnerà molti consensi, immagino, nell’assemblea del Pd. Benedetto ragazzo.
Non frequentando twitter e avendo circoscritto Facebook ai soli compagni di scuola, molto in ritardo e casualmente, mi è caduto l’occhio sulle simpatiche espressioni usate da Chiara Geloni nei confronti miei e di un mio articolo. Sembrerà bizzarro tornarci sopra così tanto tempo dopo, ma le espressioni usate appartengono ad uno stile che si attribuisce ad altri e invece, in questo caso, appartiene alla sua autrice.
, martini costretto ad inventarsi>, ecc. ecc. Non torno ai fatti in discussione – tutti sanno, da Prodi in giù – che quel passaggio fu il più infelice della gestione Bersani, a tal punto infelice che lui ne trasse le conseguenze. Quel che colpisce – a distanza di anni – è la virulenza delle espressioni, l’intolleranza che le ispirano. Che qualificano chi le ha scritte assai più di chi
chi le ha ricevute.
sono onorata che due righe in un pezzo che non ricordavo neanche di aver scritto suscitino una reazione così autorevole. sulla vicenda dei 101 “tutti sanno” che io ho scritto un libro e che le cose non andarono come tu scrivevi due anni fa e io (ironicamente) riassumevo. ma avendo riletto il pezzo vorrei puntualizzare che esso non contiene nessuna espressione offensiva, nemmeno mezza. niente che mi renda meritevole di questa tardiva accusa (offensiva, questa sì) di intolleranza.
che dire? mai sottovalutare la suscettibilità di un giornalista. per fortuna i lettori, sempre, ci giudicano e dei nostri narcisismi permalosi se ne fottono. e per fortuna sono una lettrice anch’io.
Però, sulla candidatura epistolare di Prodi, Civati ha anche scritto: “Siccome leggo di qualcuno che fa polemica con me per la mia assenza, segnalo che le ragioni sono familiari e delicate, almeno per me. Cerchiamo di non dire sciocchezze e rispondiamo nel merito”.
però, scusa, a me non pare che fabio martini scriva che bersani abbia complottato contro prodi.
scrive – e secondo me fondatamente (cfr. http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/04/19/il-sindaco-in-campo-per-la-fase.html?ref=search) – che renzi puntò su prodi e che bersani gestì in modo politicamente poco accorto la candidatura. ricordo che quando ci fu la votazione in parlamento con bocciatura di prodi mi arrivò un sms da un amico del PD (non ricordo per quale motivo, se perché l’aveva inviato a diverse persone o in risposta privata a qualcosa da me scritto su facebook) che faceva alcune valutazioni e io gli risposi che, a mio avviso, bersani aveva sbagliato a lanciarla in quel modo che sembrava quasi improvvisato (per la strategia completamente diversa rispetto a quella che aveva portato al nome di marini) e a non averci lavorato meglio sopra con monti e compagnia. e il mio amico, che politicamente non è un coglione (tutt’altro) concordò la mia valutazione. io non sono nessuno, ma quella fu la mia sensazione al momento e, a due anni di distanza, la ricostruzione di martini la conferma.
Non è quello che capisce la maggior parte delle persone che stanno commentando l’articolo, anche per il modo in cui viene titolato e rilanciato su twitter. A me l’articolo sembra scritto soprattutto per assolvere Renzi, ferma restando ovviamente la buona fede dell’autorevolissimo collega e amico.
Comunque la storia, per come la conosco io, è andata diversamente. L’ho raccontata in un libro che anche Fabio Martini ha letto, visto che ne è stato il primo, prestigiosissimo recensore.