Rassegna Quirinale/2: essere Amato

Nella primavera del 2013 Giuliano Amato (persona che, simpatica o meno, qui si ritiene fra le più dotate dei requisiti necessari per fare il presidente della Repubblica tra quelle su piazza) era, non solo a sinistra, il nemico pubblico numero uno. Il simbolo vivente dell’Inciucio. L’emblema insopportabile della Kasta. Sull’ipotesi di vederlo al Colle si vomitavano odio e disgusto. Sul suo nome giornali di tendenza e popolo della rete erano sul punto di scatenare la rivolta.
Oggi, 18 gennaio 2015, Amato, senza che si scatenino particolari reazioni, è addirittura “La carta segreta per chiudere al primo voto” (Andrea Cuomo, Il Giornale). La carta segreta dell’uomo del cambiamento, s’intende. Del premier più smart della storia della repubblica. Del politico che ha rottamato un sistema. Titoli analoghi abbiamo letto nei giorni scorsi, su giornali di varie tendenze, senza che ancora nessun rottamatore abbia minacciato di darsi fuoco in piazza Montecitorio e senza che nessun giornale abbia lanciato indignate campagne, senza che nessun esponente della nuova politica abbia twittato in stampatello: “FERMATEVI!!!”
Il candidato spieghi se in questi due anni:
A) Il paese sia diventato più maturo
B) Il paese sia diventato più rimbecillito
C) Il paese sia rimasto ugualmente rimbecillito
D) Il paese sia rimasto ugualmente maturo (vabbè).

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