Habemus Inno

A me m’hanno rovinato i cantautori ma in questo caso, eccezionalmente, posso farmi rovinare da una cantautrice. Questa è “Inno“, la canzone che Bersani ha scelto per accompagnare il Pd. Credo che piacerà, credo che la sera del 25 febbraio ci abbracceremo ascoltandola, ci credo da quando l’ho sentita la prima volta. Credo da tempo che Gianna Nannini, la sua voce, la sua musica, stia bene con Bersani. Ho amato la Canzone popolare più della stagione stessa dell’Ulivo, ho creduto che non ne avremmo mai trovata un’altra così bella. Perché Ivano è Ivano, e poi c’era pure “popolare” nel titolo, che per noi che abbiamo fatto il tirocinio a piazza del Gesù non è mica poco. Ma credo che questa sia una buona scelta, che funzionerà. Ora che siamo un partito un Inno ci serviva. Ora che siamo un popolo, i popoli hanno un Inno.

Visto che tante ne ho sentite e tante ne ho lette in questo paio d’ore, dico anch’io, a caldo, la mia, per quel che vale: naturalmente tutto può piacere o non piacere, ogni opinione è legittima. Su una canzone, poi. Ma che è una scelta personalistica, tutta incentrata su Bersani, non si può sentire: non ho mai pensato ascoltando questa canzone e immaginandola usata in campagna elettorale, neanche per un minuto, che “mi ricordo di te” o “che bello vivere se vivere è con te” fossero da intendere come frasi dedicate a Bersani. È chiaro che è il contrario: è lui che si ricorda di me. E siccome la canzone è un “Inno”, e “Inno” l’ha intitolata chi l’ha scritta, è un popolo a parlare, a rivolgere quelle frasi a se stesso e fuori da sé. Nel senso di sentirsi responsabili gli uni degli altri, di sapere che si cammina insieme. E se poi oggi, sulla rete, c’è un video che evoca l’idea che sia un capo – un leader, un candidato premier – a pronunciare quell’altra frase, “la tua voce nella mia”, allora tanto meglio, mi pare. Meglio per chi non ha voce. Meglio per chi non ha niente di cui cantare. Meglio per chi è solo. Non è la voce di Bersani nella mia, è la mia voce, ma soprattutto quella dell’esodato, del disabile, dell’immigrato, della persona discriminata, infelice, in difficoltà, nella voce di Bersani. Lo dico per chi ha twittato che questa scelta “è nostalgica”, che “è il contrario del progressismo”: ma che idea di progressismo è quella di uno a cui sentendo questa canzone viene in mente questa cosa? E che idea di politica? Non è che siete voi, commentatori di twitter (come me, come me), ad avere gli occhi foderati del prosciutto della personalizzazione e del nuovismo? Non è che vi scoccia se la riascoltiamo un attimo insieme? Dai.

Aggiornamento: il giorno dopo quello in cui questo post è stato scritto, Pierluigi Bersani ha spiegato perché ha scelto questa canzone. Così:

3 Responses to Habemus Inno

  1. Si Chiara, “Inno” è una bella canzone. Senz’altro originale e inconsueta nella struttura musicale, rispetto ad esempio a “Canzone popolare”. Canzone popolare è una canzone classicamente strutturata in strofe e ritornello (e inizia già con il testo del ritornello “alzati che sta alzando..”) secondo la sequenza a-b-a-c-a-d-a (a = ritornello, con stessa melodia e stesso testo; b, c, d = strofe differenti nel testo ma uguali nella melodia). “Inno” è una canzone originale innanzi tutto perché divisa in due parti, nella prima parte si susseguono strofe e ritornello (le strofe iniziano con l’incipit comune “mi ricordo di te”, il ritornello con “che bello è vivere se vivere è con te”), nella seconda parte è invece presente una sezione testuale e melodica totalmente nuova (“nel tempo che verrà nel buio che cadrà è vita..”) che non riprende ne strofe ne ritornello precedenti. Questa seconda parte costituisce il cuore della composizione. La sua bellezza sta nell’esplosione melodica, nel messaggio del testo che trasmette il senso della speranza (“nel tempo che verrà nel buio che cadrà è vita sempre tornerà”), nella vocalità distesa e acuta che si presta all’esecuzione corale di un’assemblea..coesa. Naturalmente “Canzone popolare” aveva il pregio di favorire la memorizzazione del testo del ritornello, ripetuto a lungo, ma “Inno” sicuramente risulterà molto apprezzata, e non solo dal punto di vista musicale, se si farà ascoltare e imparare ripetendo più volte la seconda parte “esplosiva, corale, piena di speranza e coraggio”, per poi eventualmente riprenderne la prima parte più riflessiva e piana.
    Se poi posso dire le mie emozioni, le parole della seconda parte “nel tempo che verrà nel buio che cadrà è vita sempre tornerà, nel tempo che verrà nel freddo che sarà, sei vita quasi libertà” mi colpiscono molto. Le parole che hanno risuonato di più in me sono: “è vita” e “sei vita”. “E’ VITA” contiene speranza: ci dice in fondo che nel buio, nelle difficoltà, nel tempo, la vita non verrà mai sconfitta, tornerà sempre. “SEI VITA” contiene un messaggio di fraternità e ci dice che per noi ogni essere umano è importante perché è vita, è una vita.
    Vita, speranza, fraternità. Cose da brivido .. sempre nuovo. Anche per chi ha fatto “tirocinio a Piazza del Gesù”.
    Ciao Chiara e grazie!

  2. L’inno e’ davvero bellissimo, e mi pare che tu abbia colto perfettamente il senso del testo. È il senso di una comunità solidale, che mantiene la sensibilità e la cura verso l’altro.

  3. Complimenti Chiara!
    Non potevi fare esegesi migliore… Ascoltando la canzone e immaginando Pierluigi che l’ascolta e la sceglie, tutto viene in mente tranne che con quel “mi ricordo di te” possa pensare a se stesso. Mi vien da dire che è abbastanza scontato che Bersani abbia scelto questo canzone pensando di rivolgersi a noi, cercando di comunicarci che siamo nei suoi pensieri

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