Voi sessantottini invecchiati male e loro coccolatissimi nipotini. Voi delusi dalla rivoluzione, da Craxi o da Berlusconi, e spesso da tutti e tre. Voi delusi da D’Alema e dal Lingotto, dalla seconda repubblica e dall’irrompere della società civile, dalla fine dei partiti. Voi che avevate capito male. Voi che pensavate di aver capito tutto. Voi che non ce state a capì un cazzo, ma da mo’, e sempre co sto sorrisetto. Voi disposti a credere a tutto e a chiunque, perché non credete più a niente e a nessuno. Voi che la mia generazione ha perso, voi che la mia generazione saremmo tanto bravi ma siamo vittime di quelli che hanno perso. Voi abbarbicati al vostro cinismo, che ci vorreste tutti come voi. Voi che siccome avete perso, e perderete ancora, allora adesso “son tutti uguali”. A voi, dico. Sarebbe riduttivo scrivere che questa è la mia citazione preferita, no: questa citazione sono io. Non mi avrete. Non ci avrete.
(avevo scritto questa cosa ieri sera. la pubblico oggi, felice di poter aggiungere un grazie al mio amico Dario Franceschini per la sua intervista a repubblica)