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Il tour di Di Battista e la grillizzazione del Pd

Io non temo Berlusconi in sé, diceva Giorgio Gaber: temo Berlusconi in me. Forse è tempo di aggiornare quel geniale aforisma, applicandolo ai nuovi protagonisti; forse i grillini si stanno mangiando il Pd. Non è la prima volta che mi capita di pensare che al Nazareno, col Movimento 5 stelle, stiano sbagliando tutto. Dopo la sconfitta delle amministrative, se possibile, l’impressione è peggiorata. Ma ieri mi pare che la faccenda abbia segnato un allarmante salto di qualità.

Succede dunque che Alessandro Di Battista lanci – con tanto di foto accanto allo scooterone – la sua campagna “#iodicono. Costituzione coast to coast”, un giro motociclistico per le spiagge d’Italia per propagandare le ragioni del No al referendum. Qual è stata l’inverosimile reazione dei suoi colleghi parlamentari Pd? Una raffica di tweet che argomentavano: 1) Di Battista si fa pagare le vacanze dai cittadini; 2) chi paga la benzina? Vogliamo gli scontrini; 3) Di Battista non paga al casello perché è un parlamentare che viaggia a spese nostre.

Cerco di mettere in ordine i pensieri, che sono molti.  Continua a leggere

La sinistra torni a fare la sinistra (anche perché ha vinto la destra)

Ho scritto questo per i giornali locali del gruppo l’Espresso (Il Tirreno, La Gazzetta di Mantova, Il Mattino di Padova, Il Piccolo, Il Centro, La Gazzetta di Reggio, La Gazzetta di Modena, Alto Adige, Il Trentino, Il Messaggero Veneto, La Nuova Sardegna, La Nuova Venezia, La Città di Salerno e altri).

“Perché qua è vero che il centrodestra non c’è più: e però attenzione, ci sono ancora gli elettori”. Così ragionava in privato, qualche mese fa, una vecchia volpe che ha attraversato prima e seconda repubblica. La vecchia volpe si chiama Clemente Mastella, e guarda caso da un paio di settimane fa il sindaco di Benevento. Per il centrodestra, naturalmente. Eh già, forse a mente fredda dovremmo smetterla di ripetere come pappagalli che gli elettori hanno premiato “i volti giovani” e guardarlo un po’ più in profondità un voto che non è stato solo il trionfo delle “ragazze” grilline. Aiuterebbe il Pd ad esempio, nella sua prossima direzione, fare un’analisi un po’ più seria.

L’“Italia di mezzo”, a guardarla bene, dice più cose di quattro o cinque grandi città. E se è certamente vero che dal voto esce chiaro il segnale di una crisi del Pd iperrenzizzato da un lato e dell’inizio degli esami di maturità per un Movimento 5 stelle almeno parzialmente degrillizzato dall’altro, nessuno dovrebbe dimenticare l’esistenza di un terzo incomodo da non sottovalutare. Continua a leggere