Lezioni greche: come fa a finire una democrazia

Ho appena finito di leggere “Socrate, per esempio”, il nuovo libro di Mariangela Galatea Vaglio. Leggetelo anche voi, portatelo in spiaggia, parlatene ai bambini. Vi divertirete voi, farete un regalo a loro. Io l’anno scorso l’ho fatto, col libro precedente, quello di Didone, ed è andata così: meglio di Beautiful. Che Galatea a storytelling non la batte nessuno. Ma mo’ volevo dirvi un’altra cosa.  Continua a leggere

Mattarelliani da prima

Queste sono le cose che ho detto introducendo la presentazione del libro di Pio Cerocchi “Il presidente – Un ritratto” (Editori internazionali riuniti, 10 euro) che si è svolta ieri alla libreria Arion Montecitorio alla presenza di Pierluigi Bersani, David Sassoli e molti amici, in un’aria di “casa” che è difficile da raccontare, per cui non ve la racconterò. 

Questo libro nasce da una delle epiche, viscerali, spettacolari incazzature di Pio Cerocchi. Pio è un puro, e chiunque abbia avuto a che fare con lui, per lavoro, amicizia o entrambe le cose, conosce benissimo il meccanismo esplosivo, sanguigno, popolare di queste incazzature (la parola “popolare”, qui, gli farà piacere, credo). In questo caso, l’incazzatura scatta il giorno dell’elezione del presidente, quando cominciano le telefonate dei colleghi, che sanno che Pio è stato molto vicino a Mattarella: il direttore responsabile quando il presidente era direttore politico del Popolo. È un momento di grande eccitazione e commozione, nonostante questo tu rispondi (è successo anche a me in quelle ore) e tutti i giornalisti politici d’Italia ti rivolgono la stessa domanda, ovvero: di che squadra è tifoso?  Continua a leggere

Cose positive fin da adesso del referendum greco, comunque vada/2

E niente, Junker continuava a trattare, Tsipras anche, l’Eurogruppo si doveva riunire, ma sono intervenuti la Merkel e Schaeuble a dire che le trattative sono sospese fino a dopo il voto di domenica. Grazie al referendum greco, si chiariscono dunque altri due punti fondamentali.

1) chi decide in Europa. (ok, lo so che lo sapevate ma così non possono manco più dire che non è vero e sostenere che le istituzioni europee e le riunioni che fanno a Bruxelles contano qualcosa).

2) il problema (di quelli che decidono) non è mettersi d’accordo con Tsipras, il problema è buttare giù il governo Tsipras, poi se ne riparla. Perché? Perché in Europa è proibito governare da sinistra. Non si può, e basta. (In Italia ce n’eravamo già accorti, alcuni di noi. Ma quando lo diciamo ci sfottono. Chissà perché). Ah, se in Europa ci fosse ancora la sinistra. Quante je ne direbbe, a quelli che decidono.

(Continua, forse)

Il Corriere e il notizione sulle unioni civili

Grande eccitazione al Corriere. Prima pagina. Renzi farà le unioni civili, perché lui è un tipo che mantiene la parola data. Alla tedesca, le farà. Lo ha promesso e nulla lo farà recedere. Parola di boy scout, e non sarà un Family day a fermarlo. Tenetelo. È una furia, un portento di coraggio, sprezzo del pericolo e determinazione. È così originale, per un cattolico. È così moderno, così abile, così fedele alla parola data.

Ora, sommessamente: le unioni civili alla tedesca sarebbero da anni la posizione del Pd. Unitariamente stabilita. Laici e cattolici, credenti e non credenti. Non è stato facile a suo tempo eh, ma con un  po’ di riunioncine e un po’ di buona volontà, si sono messi tutti d’accordo. Semmai sono i tedeschi che tra un po’, se il Pd non si sbriga, cambiano idea, ma è un altro discorso. Le unioni civili alla tedesca sono nel programma elettorale del Pd, nella carta d’intenti della coalizione Italia Bene comune (al punto 9: Diritti). Però ditelo piano al Corriere.

Anche perché in effetti la notizia c’è. A quanto pare, pensate, i parlamentari del Pd per una volta saranno chiamati a votare per approvare una riforma su cui avevano chiesto i voti in campagna elettorale e per approvare la quale erano stati eletti. In effetti sarà un momento eccitante. Wow!

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Cose positive fin da adesso del referendum greco, comunque vada

1) Mai visti in giro così tanti fans della democrazia rappresentativa e della mediazione politica. Addirittura Gesù e Barabba, bravi. Un altro paio di referendum così e va a finire che dite qualcosa di positivo anche sui partiti. Erano anni che aspettavo un momento come questo.

2) Un sacco di stronzi egoisti con un cervellino più piccolo del cuore si stanno rivelando pubblicamente come tali. Segnate tutto. Poveracci. 

3) Comunque vada, da buon referendum, non risolverà il problema. Di conseguenza, i punti 1 e 2 ci torneranno utili. 

(Continua, probabilmente) 

Su Barca e i democristiani, per fatto personale (e politico)

Prima di tutto, la notizia: no, Fabrizio Barca non ha detto, alla festa dell’Unità di Roma, che la degenerazione del Pd romano è cominciata con l’arrivo dei democristiani (meno male!). Ha detto una cosa diversa, l’ha detta un po’ male, e successivamente, sorta la polemica, l’ha spiegata un po’ peggio. Mio malgrado la cosa mi ha un pochino riguardato, perché venerdì sera, lontana da Roma, visto qualche tweet risentito di amici conosciuti nel Partito popolare, mi ero allarmata e avevo approfittato di twitter per chiedere ai vertici del Pd romano e a Barca stesso cosa fosse realmente stato detto. Barca mi aveva gentilmente risposto, con frasi che il giorno dopo (senza che si ritenesse di citare le domande) sono finite su diversi giornali. Ma io, leggendo quelle risposte e quegli articoli, avevo capito anche meno, e avevo infine pubblicamente promesso che avrei ascoltato la registrazione; cosa che ho fatto immediatamente oggi, appena ripreso possesso del mio divano e di un wifi stabile.

Questa più o meno è stata la conversazione su twitter  Continua a leggere

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Le primarie e il partito personale

Ho scritto questo per i giornali locali del gruppo l’Espresso (il Tirreno, la Gazzetta di Mantova, il Mattino di Padova, il Piccolo, il Centro, la Gazzetta di Reggio, la Gazzetta di Modena, Alto Adige, il Trentino, il Messaggero Veneto, la Nuova Sardegna, la Nuova Venezia, la Città di Salerno e altri)

Torna il Renzi 1, basta mediazioni e basta primarie, ha tuonato ieri il premier su diversi quotidiani. Ora, non è chiaro cosa sia il Renzi 2. Tutte queste mediazioni, all’esterno, non si sono viste. Non quando si portava consapevolmente in aula, in anticipo sul calendario, una riforma elettorale che tutti sapevano avrebbe spaccato il Pd (e alla luce dei risultati dei ballottaggi forse si capisce meglio perché molti nel Pd consideravano pericoloso il doppio turno-roulette russa dell’Italicum). Non quando la si approvava con ben tre fiducie. Non quando si sostituivano in commissione, avvertendoli con un sms, una decina di deputati contrari alla riforma. Non quando si liquidavano con un’alzata di spalle le dimissioni di un capogruppo. Non quando si insisteva con una riforma della scuola sgraditissima a insegnanti e studenti. Non quando il governo si rifiutava perfino di ricevere ufficialmente i rappresentanti della protesta, demandando il compito ai dirigenti di partito e confezionava un video il cui messaggio agli insegnanti sostanzialmente era “non avete capito niente”. Insomma, non è chiaro rispetto a quali mollezze del Renzi 2 debba cambiare rotta il redivivo Renzi 1. Ma soprattutto, è davvero difficile immaginare il Renzi 1 che dice: “Ora basta primarie. Dipendesse da me, la loro stagione sarebbe finita”. Continua a leggere

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Il silenzio rumoroso del Colle (perché Mattarella non parla, cosa pensa)

Ho scritto questo per i giornali locali del gruppo l’Espresso (il Tirreno, la Gazzetta di Mantova, il Mattino di Padova, il Piccolo, il Centro, la Gazzetta di Reggio, la Gazzetta di Modena, Alto Adige, il Trentino, il Messaggero Veneto, la Nuova Sardegna, la Nuova Venezia, la Città di Salerno e tanti altri)

Dicono i sondaggi che Sergio Mattarella, praticamente uno sconosciuto per i non addetti ai lavori al momento della sua elezione al Colle, sia diventato rapidamente, nonostante i suoi proverbiali silenzi e la sua naturale compostezza (che non diventa mai però freddezza o distacco) il più popolare politico italiano. Con la necessità di fare le prime scelte, la luna di miele comincia ora, inevitabilmente, ad affrontare i primi scogli. Alla fine della settimana in cui ha firmato e promulgato, rapidamente e senza osservazioni, la nuova legge elettorale rocambolescamente approvata dalla camera, il presidente è ora un po’ più solo, alla vigilia di un’altra tempesta parlamentare e politica strettamente collegata all’Italicum: quella sulla riforma del senato.

Si dice che la Costituzione su questo punto è una “fisarmonica”, che ci siano stati tanti modi di fare il presidente quanti sono stati i presidenti. È presto per dire che presidente sarà Mattarella, ma una cosa già si può dire: non riterrà di spiegare e motivare ogni volta, né in via formale né in via informale, i suoi gesti e i suoi atti, convinto che i gesti e gli atti parlano per lui. Se ha promulgato l’Italicum, insomma, è perché ritiene che non vi sia la “manifesta incostituzionalità” di cui parla la Costituzione. Il primo presidente arrivato al Colle direttamente dall’altro lato della piazza, quello della sede della Consulta, sa bene che la storia è piena di leggi promulgate dal Quirinale e poi cassate o modificate dalla Corte. Lui si è limitato a constatare che l’Italicum non ha i difetti (premio senza soglia e liste bloccate lunghe) rilevati dalla Consulta nella sentenza che ha bocciato il Porcellum.

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Una montagna di bugie. (“Le palle no”)

È una sensazione costante, ma a volte appare con una chiarezza quasi abbagliante: altro che Giorni bugiardi. Da due anni, è questa la sensazione, siamo tutti seduti sopra una montagna di bugie, una montagna che diventa ogni giorno più alta. Perché continuiamo a far finta di non ricordare, a raccontarcene di nuove, o a dimenticarci davvero. Per questo si allarga il cuore quando trovi qualcun altro che lo sente, e lo dice. Come è successo oggi, un po’ di volte, mentre scendevo giù per l’Italia in treno. Ma andiamo in ordine.

Dunque, oggi è arrivata una lettera del segretario Matteo Renzi a tutti i coordinatori di circolo del Pd. Per la verità, mi giura una segretaria di Roma (“parola di democratica”), è arrivato un link. Cioè, tu aprivi la e-busta e dentro non c’era la e-mail, ma c’era un link al sito del Pd. Insomma, caro segretario di circolo, se vuoi leggere cosa ho da dirti vieni a mettere un click da me che di fare copia incolla non avevo tempo. Evabbè, non facciamo i rosiconi che sottilizzano pure sul bon ton. Qui mi si è allargato il cuore per la prima volta nel leggere la splendida Michela Cella. Che io per la verità non lo so di preciso chi è, ma da oggi è mia sorella. Scrive dunque Michela su facebook:  Continua a leggere

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Italicum, il problema è diventato un altro

Mi pare che da qualche giorno a questa parte i problemi siano diventati due: uno c’era già, ed è l’Italicum. L’altro è il modo in cui sta per essere approvato l’Italicum.

Ecco, a me l’Italicum non piace. Ma se fossi una parlamentare, il modo in cui sta per essere approvato l’Italicum mi renderebbe dubbiosa sul votare a favore anche se mi piacesse l’Italicum.

Per due motivi: i precedenti che si stanno creando pur di approvare l’Italicum, e perché questo modo di approvare l’Italicum illumina retrospettivamente l’Italicum di molte nuove sfumature.