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Cose che spiegano altre cose (Riflessioni sul mio ideale maschile)

Quando scendo a piedi col carrello della spesa e il turista americano mi dice: “Sorry, where is Mighleeengelo?”. Ecco, allora: sarà quel fatto che Michelangelo quando veniva a Carrara a scegliere il marmo dormiva in casa di mio fratello, sapete. Sarà che il Mosè da queste parti è un vicino di casa che non vai mai a trovare abbastanza spesso. E io si sa, sono apuana e romana, e mi sembra che anche lui un po’, Michelangelo, lo sia. E allora, mentre aiutandomi coi ditini che fanno il gesto di salire dico al turista americano: “You will see some stairs on your left”, la verità è che penso: “Ti accompagnerei io americà, non sai quanto ti accompagnerei se non dovessi fà la spesa”. E poi, mentre lo saluto, fra me e me dico: “A Michelà, ma te rendi conto? Ma li senti? Siamo quasi nel 2013 e questi vengono dall’altra parte del mondo a cercà te”.

Grazie Silvio (sulle primarie del Pdl, con ottimismo)

questo post è stato pubblicato sull’huffington post italia

Silvio Berlusconi, indicendo le primarie del Pdl per la sua successione, non ha dato solo una buona notizia alla democrazia italiana. L’ha data anche al Pd, e a chi si augura la vittoria del suo segretario Bersani. Penso questo perché: (continua qui )

Eh ma perché “tutti”.

Voi sessantottini invecchiati male e loro coccolatissimi nipotini. Voi delusi dalla rivoluzione, da Craxi o da Berlusconi, e spesso da tutti e tre. Voi delusi da D’Alema e dal Lingotto, dalla seconda repubblica e dall’irrompere della società civile, dalla fine dei partiti. Voi che avevate capito male. Voi che pensavate di aver capito tutto. Voi che non ce state a capì un cazzo, ma da mo’, e sempre co sto sorrisetto. Voi disposti a credere a tutto e a chiunque, perché non credete più a niente e a nessuno. Voi che la mia generazione ha perso, voi che la mia generazione saremmo tanto bravi ma siamo vittime di quelli che hanno perso. Voi abbarbicati al vostro cinismo, che ci vorreste tutti come voi. Voi che siccome avete perso, e perderete ancora, allora adesso “son tutti uguali”. A voi, dico. Sarebbe riduttivo scrivere che questa è la mia citazione preferita, no: questa citazione sono io. Non mi avrete. Non ci avrete.

(avevo scritto questa cosa ieri sera. la pubblico oggi, felice di poter aggiungere un grazie al mio amico Dario Franceschini per la sua intervista a repubblica)

Ti rottamo, ma tu non demonizzarmi

Tanto per cambiare ho discusso con Claudio Cerasa, a proposito dell’intervista di Franco Marini e delle solite cose del Pd. Alla fine lui ha riassunto tutto molto bene, qui. Gemellaggio tra blog, carino no? Io però a questa cosa ci ho pensato davvero, e ci continuo a pensare. Non volevo certo dare a lui, né ai molti altri che irridono chiunque critichi Matteo Renzi, del “fascista”. Il problema è che, appunto, succede così sempre. Continua a leggere

Comunicazione di servizio

Scusate il conflitto di interessi, ma Chiaragione è anche il direttore pro tempore di Youdem, la televisione del Pd. Per cui mi pare che la notizia possa riguardare anche i lettori di questo blog. Al comunicato aggiungo solo che sono fiera del lavoro della redazione e dei collaboratori di Youdem. Lo sono per oggi e per domani. Andiamo avanti.

COMUNICATO STAMPA

PD: YOUDEM PUNTA TUTTO SULLA RETE: NON PIÙ SUL SATELLITE, DA LUNEDÌ NUOVO PALINSESTO

Da lunedì prossimo, 1 ottobre, la televisione del Partito Democratico esce dalla piattaforma satellitare e concentra sul web il proprio palinsesto, che sarà rinnovato e reso nelle prossime settimane più interattivo e adatto a una web tv. Continua a leggere

ChiaRagione

Chiaragione suona un po’ come Chiara Geloni, sostiene mio fratello che ha avuto st’idea. Mah.
Però m’è piaciuta. Intanto perché dalle mie parti, a Carrara cioè, quando devi dire qualcosa a qualcuno, e proprio te lo prepari anche un po’ il discorso perché insomma è ora che qualcuno le dica certe cose, allora si dice così: “Vado e gli dico la ragione”. Anzi, “ci dico”. Perché a Carrara se devi dire la ragione a qualcuno, vai e ce la dici, proprio.
Poi Chiaragione, sebbene senza punto interrogativo, è sufficientemente relativista. Insomma, è aperto il dibattito. Però qui c’è da sapere qualcosa.
Vedrete che il più delle volte avrò ragione io. Soprattutto qui, che è il mio blog. Ok, potranno esserci eccezioni ma sarà quella più o meno la regola. Perché io ci provo gusto a prendermela un po’ con quelli che hanno sempre ragione, anche se il più delle volte lo faccio col sorriso (quando non m’indigno, ok),  però ho (ci ho) questo difetto, che di quello che dico io tendo a essere piuttosto convinta.
Insomma, detesto il pensiero unico. A meno che non sia il mio.

(La foto di copertina è di Valentina Fontanella, in arte Susanita)

L’importante non è vincere, ma piagnucolare

Alla mia amica Elisabetta è venuta in mente la saggezza cinese: “Il miglior modo di vincere una battaglia è non combatterla, dice Sun Tzu”. Lo ha scritto su Facebook un minuto dopo aver letto che il governo ritirava il piano nucleare. Pier Luigi Bersani, che dice pane al pane, l’ha detto e basta: “E’ una nostra vittoria”. Francesco Rutelli, sempre pronto sotto rete, ha subito tirato in porta: e giù interviste a tappeto sul “grandissimo successo” di quelli che “l’avevano detto per primi”. Continua a leggere

Il partito dei cattolici democratici

Nostalgia di futuro. “Sarebbe bello se questo convegno lo avessimo fatto come Partito democratico”, si sono ripetuti per due giorni dal palco, citandosi l’un l’altro, vecchi e meno vecchi ma comunque reduci della sinistra Dc, del Partito popolare, della Margherita. Senza rendersi conto in pieno, forse, che era già il Pd, il partito che sembra sempre “da fare” – e non più solo gli ex popolari di Franco Marini, Dario Franceschini e Pierluigi Castagnetti – quello che si è riunito sotto l’insegna mazzolariana dell’associazione “Adesso”, al glorioso centro Cisl di Fiesole dove Marini imparò il mestiere all’inizio degli anni Cinquanta.
Marini, Franceschini, Castagnetti: loro. Reduci di molte battaglie, qualche volta anche tra loro, eppure tutto meno che nostalgici. Orgogliosamente ex, in tempi di nuovismo, eppure tutto meno che ripiegati sul proprio passato. Certo decisi a rivendicare la propria storia – quasi una bestemmia, nell’era della “contaminazione” – eppure da tutto tentati meno che dalla scorciatoia dell’autosufficienza. E soprattutto non soli. A discutere dell’impegno dei cristiani nella crisi della politica – vasto programma, mica roba da correntine o partitini – hanno chiamato lo storico della Chiesa Alberto Melloni, erede della scuola bolognese e degli studi sul Concilio del compianto Giuseppe Alberigo, un osservatore della Seconda Repubblica spietato quanto può esserlo un vero giornalista parlamentare (Claudio Sardo), il professor Giuseppe Tognon, autore con Pietro Scoppola del classico “La democrazia dei cristiani”, Edo Patriarca, l’organizzatore della Settimana sociale. E però c’era anche Beppe Vacca, che è venuto per fare una relazione e non se n‘è più andato finché il giorno dopo il convegno non è finito, “perché m’interessa”.
Pier Luigi Bersani ha mandato un messaggio da Atene: “Dalla vostra cultura politica ci viene un’eredità che oggi è preziosa per tutto il nostro partito, l’idea della responsabilità autonoma di chi fa politica, che è la condizione per non annacquare il vino delle convinzioni e dei valori, assumendosi il dovere della mediazione e delle scelte concrete che li traducono verso il bene comune”. Una “lezione di laicità”, ha scritto il segretario. Sulla stessa linea anche il messaggio di Piero Fassino, bloccato a Torino, e gli interventi fuori programma del presidente della Toscana Enrico Rossi, del segretario regionale Andrea Manciulli e di Stefano Fassina, responsabile economia e lavoro del partito (tutta gente che non era certo di casa a piazza del Gesù). E chi arrivava veniva invitato a dir la sua, ex di qualsiasi cosa fosse, e spesso anche gli ospiti dicevano così: “Sarebbe bello farla come Pd, questa discussione”.
Perché il Pd è un partito così fatto, capace di sopravvivere a se stesso, ai suoi errori e alle sue sconfitte e perfino alla convinzione di non esistere ancora. Il Pd è molto più avanti di dove crede di essere, anche se ogni tanto perde un po’ la strada. Così, quella che a uno sguardo superficiale potrebbe sembrare una scelta “regressiva” (proprio quelli di Area democratica, gli alfieri del Pd “mescolato”, che si riuniscono tra ex popolari), è stata esattamente il contrario, semplicemente perché non avrebbe potuto essere che quello che è stata.
E cioè il punto su una cultura politica che “è uno dei filoni del riformismo italiano”, e dopo cento anni forse si può cominciare a dirlo, come ha fatto Franceschini nelle conclusioni. Perché i cattolici democratici non sono né i cattolici in politica né gli ex democristiani, ma qualcosa di assai meno generico e banale, e non solo sanno che il Pd non si fa senza di loro, ma non ci pensano neanche a lasciare che il Pd si faccia senza di loro. E cioè la rottura dello stereotipo dei “cattolici a disagio”, perché a disagio semmai i riformisti e i democratici sono tutti, e ne hanno ben d’onde, ma nel Pd i cattolici democratici ci stanno a loro agio come forse in un partito non sono stati mai nell’ultimo secolo (e se pensate che stare nella Dc per questa gente fosse rose e fiori significa che dovete fare un ripassino di storia). E cioè un ceto politico che anche nel Pd è passato per vittorie e sconfitte, ha dimostrato di sapersi mettere alla guida, ha risolto (merito storico e rivendicato della segreteria Franceschini) l’annosa questione della collocazione europea in perfetto stile Pd: “Non accanto ai socialisti, ma insieme con i socialisti in qualcosa di più grande”. E che è stufo di difendersi e arrivarci un po’ per contrarietà, come nell’ultimo ventennio fece nel dire addio alla Dc, nel fare l’Ulivo, nel chiudere il Ppi per dar vita alla Margherita.
Adesso è il tempo del Pd, dell’Italia che va oltre Berlusconi, del secolo nuovo che comincia forse solo ora per davvero, sull’orlo della fine di un modello economico e sulle coste agitate del Mediterraneo. I cattolici democratici non guardano a un altrove, non sono a disagio, non hanno nostalgia. C‘è stato un tempo in cui per dimostrarlo hanno sentito il bisogno di annacquare, di nascondere anche un po’ quel che erano, e al Partito democratico questo non ha portato bene. Quel tempo però non è adesso. Per il Pd è certamente una buona notizia, e magari se ne accorgerà perfino.

(per il sito Left Wing, 6 marzo 2011)