Sul Foglio di oggi è uscito questo mio contributo al dibattito sui cattolici nel Pd. Nella stessa pagina, gli interventi di Enrico Letta, Roberto Reggi, Giuseppe Fioroni, Giorgio Tonini, Mario Adinolfi. Ve li consiglio (chi più, chi meno).
È interessante riflettere su come la stampa, specie quella solitamente dedita al classico tema del “disagio dei cattolici nel Pd”, oggi scopra la notizia del “tramonto dei popolari”. Il vento rottamatorio non poteva lasciare certo immuni gli eredi di quello che è uno dei due antichi filoni culturali del Pd, e anzi forse i commentatori son stati fin troppo distratti finora, complice la zona d’ombra in cui la guida a sinistra di Bersani e l’arrembante scalata di Renzi hanno posto i vecchi dirigenti cresciuti a piazza del Gesù, poi colonna portante organizzativa e funzionale della Margherita dietro la leadership di Rutelli. Improvvisamente, invece, eccoli nel mirino dei nuovisti: ottusamente intransigenti nell’opposizione al renzismo, gaberianamente autorottamati dal “la mia generazione ha perso” del loro leader storico Castagnetti, tragicamente demodé nella diffidenza per gli entusiasmi partecipativi da gazebo. Continua a leggere

No, guardate. L’aggressione a Stefano Fassina da parte degli operai dell’Alcoa non è la prova che il Pd non sa intercettare il malessere sociale e nemmeno, come ha subito scritto Gad Lerner, della sua debolezza. Quegli spintoni, gesto deprecabile che va condannato sempre, sono una prova di forza, e la reazione del responsabile economico del Pd lo conferma. In quel corteo, prima di tutto, bisognava esserci, Fassina c’era e c’è restato, condannando i gesti violenti, circoscrivendoli senza generalizzare, confermando che il Pd ascolta i lavoratori e li sostiene pur essendosi dovuto assumere responsabilità non sue. Tracce degli altri partiti? Nessuna. Tecnici? Per carità. Quegli operai Fassina lo conoscono perché è già stato in Sardegna da loro, e c’è da scommettere che ci tornerà. Questa è la politica, questo è il senso di un partito che mette la faccia e le gambe dentro i problemi e i drammi della società, anche quando non ha la bacchetta magica per risolverli, il gesto eclatante per farsi applaudire, l’ideona per sbalordire i giornalisti. Chi non capisce questo non capisce niente del Pd.