Indice: Politica

Attenzione a dare per morti i Popolari

Sul Foglio di oggi è uscito questo mio contributo al dibattito sui cattolici nel Pd. Nella stessa pagina, gli interventi di Enrico Letta, Roberto Reggi, Giuseppe Fioroni, Giorgio Tonini, Mario Adinolfi. Ve li consiglio (chi più, chi meno). 

È interessante riflettere su come la stampa, specie quella solitamente dedita al classico tema del “disagio dei cattolici nel Pd”, oggi scopra la notizia del “tramonto dei popolari”. Il vento rottamatorio non poteva lasciare certo immuni gli eredi di quello che è uno dei due antichi filoni culturali del Pd, e anzi forse i commentatori son stati fin troppo distratti finora, complice la zona d’ombra in cui la guida a sinistra di Bersani e l’arrembante scalata di Renzi hanno posto i vecchi dirigenti cresciuti a piazza del Gesù, poi colonna portante organizzativa e funzionale della Margherita dietro la leadership di Rutelli. Improvvisamente, invece, eccoli nel mirino dei nuovisti: ottusamente intransigenti nell’opposizione al renzismo, gaberianamente autorottamati dal “la mia generazione ha perso” del loro leader storico Castagnetti, tragicamente demodé nella diffidenza per gli entusiasmi partecipativi da gazebo. Continua a leggere

Dice Telese che sono un doberman. (Ma io volevo essere lillieilvagabondo)

Insomma sì, credo di essere uscita viva da un’intervista con Luca Telese. Anche se avrei preferito non essere un doberman, e comunque non un doberman con due enne, ecco.
http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/getPDFarticolo.asp?currentArticle=1LICME

Ti rottamo, ma tu non demonizzarmi

Tanto per cambiare ho discusso con Claudio Cerasa, a proposito dell’intervista di Franco Marini e delle solite cose del Pd. Alla fine lui ha riassunto tutto molto bene, qui. Gemellaggio tra blog, carino no? Io però a questa cosa ci ho pensato davvero, e ci continuo a pensare. Non volevo certo dare a lui, né ai molti altri che irridono chiunque critichi Matteo Renzi, del “fascista”. Il problema è che, appunto, succede così sempre. Continua a leggere

La neutralità degli apparati alle primarie (perché io, sapete, sono apparato)

questo post è stato pubblicato sull’huffington post italia

Capita che qualcuno mi rimproveri perché io, direttore di Youdem, televisione ufficiale del Pd, non faccio mistero del fatto che alle primarie del centrosinistra sosterrò Pierluigi Bersani. Lo trovo veramente curioso, ma visto che la cosa appassiona diversa gente, e che l’obiezione viene rivolta anche ad altri, proverò a spiegare il mio concetto di correttezza personale e professionale. (continua qui)

 

Macché rottamazione, lo scontro nel Pd è politico

(questo post è appena uscito sull’huffington post italia)

Poi un giorno di questi bisognerà anche smetterla con le scempiaggini generazionali e cominciare a dire che quello in corso nel Partito democratico è uno scontro politico: durissimo, vero, e se non fosse per certe bizzarrie, perfino normale.

(continua qui)

Comunicazione di servizio

Scusate il conflitto di interessi, ma Chiaragione è anche il direttore pro tempore di Youdem, la televisione del Pd. Per cui mi pare che la notizia possa riguardare anche i lettori di questo blog. Al comunicato aggiungo solo che sono fiera del lavoro della redazione e dei collaboratori di Youdem. Lo sono per oggi e per domani. Andiamo avanti.

COMUNICATO STAMPA

PD: YOUDEM PUNTA TUTTO SULLA RETE: NON PIÙ SUL SATELLITE, DA LUNEDÌ NUOVO PALINSESTO

Da lunedì prossimo, 1 ottobre, la televisione del Partito Democratico esce dalla piattaforma satellitare e concentra sul web il proprio palinsesto, che sarà rinnovato e reso nelle prossime settimane più interattivo e adatto a una web tv. Continua a leggere

Mi candido a non rappresentare una generazione

Quando l’ho scritto su twitter l’ho scritto per scherzo, ma poi m’è venuta voglia di prendermi sul serio. Insomma io, se mi candidassi a premier alle primarie del pd, che generazione potrei rappresentare? A parte che beato il paese in cui ci si candida a premier per fare il premier, e non per fare il rappresentante di classe o per dire che si è stufi delle giacche stropicciate dei propri vicini di banco (e forse per questo si va coerentemente a trovare Armani, penso), a parte questo dico, su cui pure ci sarebbe parecchio da scrivere. Io ho intorno a quarant’anni e voto Pd, ma non lo so mica se sono una quarantenne del Pd.  Continua a leggere

Convincere gli elettori di destra

Per carità, l’opinione è legittima e nemmeno così tanto rivoluzionaria, a dirla tutta. È da quando ero piccola che nel centrosinistra si discute tra quelli che per vincere devi convincere i tuoi e quelli che per vincere devi convincere gli altri, dai tempi che Cesare Salvi era jospiniano e che so, Rutelli era blairiano, e questa non so se la capite se siete nati dopo il 75, tanto per dire quanto il dibattito sia “nuovo”. Detta così, fra l’altro, hanno ragione entrambi e torto tutti e due, gli zii, Lionel e Tony, soprattutto in astratto, che poi magari nel concreto bisogna vedere volta per volta. Però secondo me c’è qualche equivoco, e sarà meglio che ci capiamo subito. Continua a leggere

Avanti popolo

Io, non so come dirvelo, non vengo dal Pci. Lo so che mi chiamano il direttore della Pravda, e a volte nelle discussioni mi dicono che sono stalinista, che si vede che ho studiato Lenin, che la mia è la tipica doppiezza togliattiana, che rivelo tutto il moralismo ereditato da Berlinguer. Ciononostante, io non c’entro niente. Né io né nessuno della mia famiglia, non ho mai avuto nemmeno uno zio comunista (anche se ne ho uno coi baffi): vengo da una città di anarchici, sono nata in una famiglia democristiana, sono cresciuta nell’Azione cattolica, questa è la verità. Ho alzato il pugno solo una volta, ascoltando La locomotiva insieme alla mia amica Elettra a un concerto di Guccini a Torino, però tutte le altre volte mi ero solo alzata in piedi per cantare, vi giuro. Sono di sinistra eh. Non di centrosinistra, di sinistra. Ma questo è un altro discorso, che non c’entra con le bandiere rosse. Tutto ciò premesso. Continua a leggere

I fiori di Ambra e gli spintoni a Fassina

aNo, guardate. L’aggressione a Stefano Fassina da parte degli operai dell’Alcoa non è la prova che il Pd non sa intercettare il malessere sociale e nemmeno, come ha subito scritto Gad Lerner, della sua debolezza. Quegli spintoni, gesto deprecabile che va condannato sempre, sono una prova di forza, e la reazione del responsabile economico del Pd lo conferma. In quel corteo, prima di tutto, bisognava esserci, Fassina c’era e c’è restato, condannando i gesti violenti, circoscrivendoli senza generalizzare, confermando che il Pd ascolta i lavoratori e li sostiene pur essendosi dovuto assumere responsabilità non sue. Tracce degli altri partiti? Nessuna. Tecnici? Per carità. Quegli operai Fassina lo conoscono perché è già stato in Sardegna da loro, e c’è da scommettere che ci tornerà. Questa è la politica, questo è il senso di un partito che mette la faccia e le gambe dentro i problemi e i drammi della società, anche quando non ha la bacchetta magica per risolverli, il gesto eclatante per farsi applaudire, l’ideona per sbalordire i giornalisti. Chi non capisce questo non capisce niente del Pd.
C’è il giorno per prendere in braccio la bambina Ambra e c’è il giorno per prendersi uno sputo da un operaio sardo. La politica è questo, non un insieme di trovate e passerelle. E di questo, non di quell’altra roba, ha bisogno l’Italia arrabbiata e sofferente che aspetta che qualcuno si assuma la responsabilità di affrontare i suoi problemi dopo il governo che ha mandato a casa Berlusconi.

Aggiornamento: pare che l’aggressore sia stato fermato dalla polizia, e che non fosse un operaio dell’Alcoa. Bene. Oddio, forse bene. Sarebbe interessante capire meglio.