Indice: Politica

Miracolosamente “noi”, il giorno prima

il blog allonsanfan mi ha chiesto di scrivere qualcosa su oggi

Ultimo giorno, ultime ore. Avevo anche pensato, magari: parrucchiere. Ma meglio di no, ci sono cose da scrivere, amici da sentire, la posta da guardare che non si sa mai. E poi se serve qualcosa. Tutta la mattina telefono e computer infatti. E poi, piove. Speriamo domani no. (continua qui)

Confutatio D’Alimontis. Ossia perché il professore ha ragione, ma sbaglia

(questo post è stato pubblicato sull’huffington post italia)

Il 22 novembre, su Il Sole 24 Ore, illustrato dalla prestigiosa firma di Roberto D’Alimonte, un sondaggio Cise ci spiega due cose: la prima è che Pierluigi Bersani vincerà, al primo turno o al secondo, le primarie del centrosinistra, a meno che “un qualche evento legato alle battute finali della campagna elettorale facesse propendere massicciamente a favore di Renzi” tutti coloro che non hanno deciso se votare o no. Insomma, la partita è politicamente chiusa, salvo eventi al momento non precisati e comunque non prevedibili. (continua qui )

“Tu non dovresti schierarti”. (Per fatto personale)

So di averne già parlato. So anche che manca poco e poi per fortuna sarà finita, Bersani avrà vinto le primarie e si potrà guardare avanti sperabilmente (per quanto mi riguarda) tutti insieme. Ma sono fatta così, non so resistere alle tentazioni. E non so non reagire agli insulti. Allora, un piccolo sfogo, e qualche domanda per chi ha voglia di rifletterci su: su twitter, dove lo spazio per discutere è quello che è, spesso – non sempre gentilmente – mi viene contestato non tanto quello che dico e penso sulle primarie del centrosinistra, ma il fatto stesso di dirlo. Tu non dovresti parlare così, è la sostanza al netto di qualche ingiuria da social, tu dovresti essere imparziale perché sei un dirigente politico. Oppure, mi dicono, tu non dovresti schierarti perché dirigi la televisione del PdContinua a leggere

Il centrosinistra fra palco e realtà

(questo post è stato pubblicato sull’huffington post italia)

Io penso che il messaggio più innovativo lanciato dai candidati alle primarie ieri sera dallo studio di Sky sia quello con cui si è concluso l’appello elettorale di Pierluigi Bersani (e l’intera trasmissione): “Non chiederò di piacervi, ma di essere creduto, perché vi dirò la verità”. (continua qui)

Quella volta che mi intervistò Repubblica

Cose da raccontare ai nipotini: sapete ragazzi, una volta la zia fu intervistata da Repubblica. A parte il fatto che il #carotitolista, non si sa perché, si inventò di una cravatta portafortuna di cui nessuno aveva parlato, mi dissero che non me la cavai neanche male. Ho conservato il ritaglio, sapete. Eccolo qui

 

“Gustavo, povtami le pvimavie!”

(questo post è stato pubblicato sull’huffington post italia)

Ok, partiti. Da ieri ci si può registrare – online e negli uffici elettorali allestiti presso alcune sedi della coalizione di centrosinistra – per l’albo degli elettori partecipanti alle primarie. Abbiamo venti giorni per farlo. Non è stata una bella giornata però, ieri. (continua qui)

La storia siamo noi, e lui lo sa

Europa mi ha chiesto un articolo sull’altra sera, quando si era sparsa la notizia che De Gregori avesse firmato il manifesto di Italia Futura

E il treno non l’ha preso, e ha fatto bene. Italo, s’intende. Lui, Francesco De Gregori. Dicono adesso da Italia Futura che ci sia stato un grosso equivoco: il manifesto gliel’avevano mandato, sì. E lui, il Principe, aveva concesso un cenno di riscontro, forse addirittura di apprezzamento. Vi pare poco. Mica è roba che capiti tutti i giorni, con lui. E però, vistosi tra i firmatari, Sua Degregorità deve aver alzato il principesco sopracciglio: perché nel giro di mezz’ora l’associazione italfuturista ha corretto il tiro: c’è stato un errore, ecco.  Continua a leggere

Eh ma perché “tutti”.

Voi sessantottini invecchiati male e loro coccolatissimi nipotini. Voi delusi dalla rivoluzione, da Craxi o da Berlusconi, e spesso da tutti e tre. Voi delusi da D’Alema e dal Lingotto, dalla seconda repubblica e dall’irrompere della società civile, dalla fine dei partiti. Voi che avevate capito male. Voi che pensavate di aver capito tutto. Voi che non ce state a capì un cazzo, ma da mo’, e sempre co sto sorrisetto. Voi disposti a credere a tutto e a chiunque, perché non credete più a niente e a nessuno. Voi che la mia generazione ha perso, voi che la mia generazione saremmo tanto bravi ma siamo vittime di quelli che hanno perso. Voi abbarbicati al vostro cinismo, che ci vorreste tutti come voi. Voi che siccome avete perso, e perderete ancora, allora adesso “son tutti uguali”. A voi, dico. Sarebbe riduttivo scrivere che questa è la mia citazione preferita, no: questa citazione sono io. Non mi avrete. Non ci avrete.

(avevo scritto questa cosa ieri sera. la pubblico oggi, felice di poter aggiungere un grazie al mio amico Dario Franceschini per la sua intervista a repubblica)

Difendere Serra è una vergogna. (E adesso querelateci tutti)

Intellettuali e militanti progressisti e innovatori, sempre pronti a gridare allo scandalo se un leader della “vecchia” sinistra anche solo pronuncia il nome di un banchiere o un finanziere, che adesso siete qui che accusate di “moralismo” o peggio di strumentalità chi sostiene che non va bene farsi finanziare una campagna elettorale da chi fa soldi nei paradisi fiscali e non paga le tasse nel nostro paese, che fate battutine sul Monte dei Paschi o sviate il discorso moraleggiando su presunti “eccessi verbali” o benaltreggiando sulla necessità di discutere di banche e trasparenza: ma non vi vergognate neanche un po’? Ma lo sapete che in America, se vogliamo fa’ gli americani, gli speculatori sono considerati nemici della sicurezza nazionale e che nessun candidato alle primarie o alle elezioni si farebbe vedere con uno di loro? Ma ci sarò un limite al cinismo e all’assenza di spirito critico? Ma lo rifondo io il partito comunista, se non la piantate con questa faziosità infantile da ex sessantottini invecchiati male. Lo rifondo e mi ci iscrivo. E poi se volete rottamatemi. Anzi, querelatemi. Querelateci tutti.

Bersani e D’Alema. Tra virgolette

Scusate un attimo eh. Io faccio la giornalista e penso che il mio compito dovrebbe essere raccontare quello che succede, giusto? Ma oggi sono un po’ confusa. Allora, Bersani va a Repubblica tv e, dopo tutto il casino di ieri (che Veltroni aveva detto che non si candidava più, e poi D’Alema aveva detto io mi candiderò se me lo chiederà il partito, che poi è una cosa che D’Alema dice da mesi, per esempio nell’agosto scorso l’ha detto qui ), la prima domanda è: chiederà a D’Alema di ricandidarsi? La risposta di Bersani – copioincollo dall’Ansa – è stata: “Io non chiederò a D’Alema di candidarsi. Io non chiedo a nessuno di candidarsi. Io non sono quello che nomina i deputati. Io farò applicare la regola, chi ha fatto più di quindici anni per essere candidato deve singolarmente chiedere una deroga alla direzione nazionale”. Titolo dell’Ansa stessa, e di tutti i siti: “++ PD: BERSANI, NON CHIEDERO’ A D’ALEMA DI CANDIDARSI ++”. E giù commenti sul fatto che Bersani “rottama D’Alema”.

Passa un’oretta e D’Alema dichiara: “Sono del tutto d’accordo con Bersani: ha giustamente ricordato una procedura che mi è nota, cioè che è l’organismo collegiale che decide. Ha ragione, non spetta a lui e d’altro canto non mi ero rivolto a lui ma al partito”. Titolo di Repubblica: “Bersani: non chiedo a D’Alema di ricandidarsi. La replica: decide il partito, non lui”. In pratica, la descrizione sintetica di uno scazzo terribile tra il segretario e una delle personalità più autorevoli del Pd. Peccato che non solo stessero dicendo la stessa cosa, ma stessero pure dicendo una banalità. Come dice la mia amica Giovanna, infatti, “pensa se il segretario avesse detto che nel caso di D’Alema non si applica lo statuto”.

Allora, facciamo così: io ho capito che siamo nell’epoca di twitter e che i titoli sono titoli e tutto quanto. Però scusate, non potremmo essere un po’ più seri, almeno quando parliamo di un partito serio, almeno nelle intenzioni e nelle regole che si è dato, in cui a differenza che da altre parti dire “decide il partito” non è la stessa cosa che dire “decide il segretario”? Sennò va a finire come m’ha detto prima mio fratello: “Bisogna che sto attento a non dire in pubblico che voglio bene a Bersani. Sennò capace che Repubblica titola ‘Bersani è gay'”.

Nella foto, una recente dichiarazione di Massimo D’Alema sulle primarie del centrosinistra