Indice: Politica

Lettera a Orfini sul complesso del caminetto

Caro presidente Orfini, leggo sul Fatto quotidiano che per la centesima volta, ieri sera da Floris, hai sostenuto che nel Pd di Bersani, quando tu stavi in segreteria, decidevano tutto in pochi “nei caminetti” dei capicorrente scavalcando la segreteria. A me dispiace, caro Matteo, che tu abbia introiettato questa idea di non contare niente nonostante fossi in segreteria nazionale. Peraltro all’epoca non mi sembrava che tu fossi particolarmente sfiduciato, remissivo e umile quando c’era da dire la tua.

Io tutti questi caffè alle otto di mattina di Bersani coi big delle correnti non me li ricordo, ma forse è perché noi giornalisti abbiamo il vizio di andare in ufficio tardi. Però sicuramente ce ne saranno stati eh. Perché vedi, tre o quattro anni fa, per i militanti del nostro partito, il parere di D’Alema, Franceschini, Bindi, Veltroni contava qualcosa (adesso non so, ma non darei per scontato niente: potrebbe essere imprudente). Il segretario lo sapeva, e ogni tanto, guarda un po’, li ascoltava. So che il concetto è difficile da afferrare: un segretario che ascolta gente che non fa parte del suo cerchio magico. Però si può dirigere un partito anche così, prendendosi qualche caffè ogni tanto con le personalità più autorevoli, anziché mandare i messaggini con scritto “li asfalto” ai giornalisti ed espellerle dalle commissioni parlamentari, le personalità più autorevoli, quando non sono d’accordo con te. Continua a leggere

Fassina confonde Bersani con Guerini, oppure fa finta

Sinistra italiana è piena di miei amici, e sono contenta che ci fosse tanta gente oggi al Quirino. Io penso che la questione se uscire dal Pd o no vada un po’ relativizzata. Penso che il partito che nasce e la minoranza Pd avranno bisogno l’uno dell’altra. Avranno più forza se entrambi saranno più forti. Penso anche che alla fine ci si ritroverà. Penso che al Quirino ci fossero molti che vogliono capire, insieme ai tanti convinti ad aderire. Penso che molti di noi non sappiano ancora come voteranno la prossima primavera, figuriamoci nel 2018. Per cui davvero penso che questa vicenda vada gestita con molta intelligenza e apertura mentale, e ho fiducia che così sarà. Continua a leggere

Il ponte sullo Stretto si farà? Boh, ma ecco perché Renzi l’ha detto

Andrea Iannuzzi, amico e collega, mi fa riflettere con un post su facebook. La domanda (di Andrea) è:

Come interpretare la strategia di comunicazione renziana che annuncia “il ponte sullo Stretto di Messina si farà” nel giorno in cui il CdM annuncia lo stato di emergenza perché la città è senz’acqua? Dico sul serio, non può essere casuale e non può non aver messo in conto l’alto rischio pernacchia. 

Ne nasce una bella discussione, in cui ci si interroga se sia davvero Renzi ad aver voluto uscire con queste dichiarazioni (che sono anticipazioni della sua intervista per il libro natalizio di Bruno Vespa) proprio oggi, se sia possibile che invece sia tutto avvenuto per caso, e in cui Tommaso Ederoclite, che conosco dai social come fervente renziano, si affanna a spiegare che “la notizia è ben diversa“, che Renzi in realtà ha detto a Vespa che “dopo, dopo, dopo, dopo e solo dopo si può pensare” di fare il ponte e che insomma il premier ha detto il contrario di quello che i titoli e i social gli stanno attribuendo, e cioè insomma che il ponte sullo Stretto non si farà praticamente mai.

Allora, io penso tre cose. Continua a leggere

La ricandidatura

Ne potrei dire tante, ma forse è meglio di no. C’è una cosa però che proprio mi lascia sbalordita in questo finale della vicenda Marino. Ed è che per “convincere” i consiglieri comunali del Pd a firmare le dimissioni è stato detto loro che chi non firmava non sarebbe stato ricandidato.

Dunque il commissario del Pd romano, alla vigilia del processo per Mafia capitale e dopo il fallimento di questa esperienza amministrativa della città, in mezzo alle macerie del partito, ha garantito a tutti i consiglieri uscenti la ricandidatura. Dunque mentre si cerca un candidato sindaco che faccia il miracolo, magari proveniente dalle fila dei nostri avversari o meglio dirttamente dalla Luna, si apprende che la proposta del Pd alla città sarà la ricandidatura di tutti – TUTTI – i consiglieri comunali.

Squadra che vince non si cambia, insomma. Ma allora a cosa è servito commissariare il partito di Roma scusate? Solo a dividere i circoli in buoni e cattivi, scoraggiando e mortificando anche i militanti buoni? Solo ad avere un sicario che ammazzasse Marino? Per il resto tutto bene? Ho idea che la campagna elettorale per le comunali non stia iniziando col piede giusto.

Campidoglio, Italia. Noi del Pd stamani in quella piazza

Sono stata a curiosare al Campidoglio, stamattina. Sono una giornalista, e sono del Pd. La piazza era piena, non pienissima come avevano sparato nei giorni scorsi. La gente non sapeva bene cosa fare. Avevano i cartelli, con scritto “daje” e “Marino ripensaci” e anche “Renzi stai sereno”. Guardavano verso le finestre. Cantavano Bella ciao e pure El pueblo unido jamas sera vencido. Avevano fatto delle fotocopie col testo.

C’era un gruppetto a centro piazza con le bandiere del Pd. C’erano tre signori che parlavano e uno diceva: “Io dar partito nun me ne vado manco se me pagano. Se lo scordano, questi, che je lascio er Piddì. A me me devono caccià”. Un altro diceva: “Ecciairaggione, sennò je fai un favore”. E un altro ancora diceva: “Essì ma tanto poi quando arriva Verdini che fai, te ne devi andà lo stesso”. E il primo: “Ma un conto è se me ne vado mo’ da solo, un conto è se me caccia lui per fa’ er partito della nazzione co Verdini”. (Ho pensato: se qualcuno vi ha messo qui per darmi speranza di non essere sola, grazie).  Continua a leggere

Ma cosa aveva votato il cdm? (No, non è vero che è sempre successo)

Riepilogando. Ci sono quelli che “eh, ma è sempre successo che una legge finanziaria esce dal consiglio dei ministri in un modo e poi cambia”. Per carità, sì: in parlamento però cambia. Non su facebook.

Perché appunto poi ci sono anche i comici, quelli che “eh, ma Matteo voleva fare così dall’inizio, hai visto che ha spiazzato la minoranza pd anche stavolta, daje Matteo, sei forte”. Sì, come no.  Continua a leggere

Totò e Marianna, Marianna che resiste

La prima notifica stamattina è di Marianna, il nome è finto. Marianna fa la segretaria di circolo del Pd, non è renziana ma non passa le giornate a gufare e non se n’è andata dal partito, non è una settantenne emiliana residuo della Ditta ma una giovane insegnante che vive in una grande città.

Mi allega il link con lo splash di Huffington post, titolo “La minoranza Pd è come Totò” e primo piano di Matteo Renzi col più strafottente dei sorrisi strafottenti che ha nel repertorio. Scrive Marianna: “Cara Chiara, ti posso dire che sono veramente schifata, che non ne posso più di leggere queste cose!!!”. Aggiunge: “Scusa se mi sfogo con te”.

Non so cosa rispondere, dico che anch’io in effetti non ne posso più. Lei scrive ancora: “Mi chiedo se valga la pena dedicare tanto tempo della mia vita a questo partito ridotto con questa gente”. Balbetto che la capisco. Che restare chiede più forza e più coraggio che andarsene. Che non potrà durare per sempre così.

Allora lei risponde: “Lo so Chiara. Non è facile essere sempre sbeffeggiati. Ma ha ragione Bersani, non siamo noi a dover andare via, io resisto. Sai che ho invitato al circolo l’onorevole X (della minoranza Pd ndr) e mi ha promesso che verrà a novembre? Stiamo decidendo la data. Sono così felice”.

Ora io volevo dirti solo una cosa, segretario. Tu credi di insultare qualche rompiscatole tipo me o qualche dirigente che ti fa saltare la mosca al naso perché osa contraddirti, ma invece tu insulti Marianna. Sappi che Marianna in un modo o nell’altro tra qualche anno avrà altro a cui pensare, o perché te ne sarai andato tu o perché se ne sarà andata lei. Ma se esiste da qualche parte un Dio della politica, io penso che cose come queste non te le perdonerà.

Pro-Quagliariello. In difesa della scissione dell’atomo

“Ce ne faremo una ragione”, “Io non trattengo nessuno”, e comunque “Va via perché non gli hanno dato un posto nel governo”. Chiaro? Se Angelino Alfano voleva dare ragione a Quagliariello, cioè dimostrare di essere ormai completamente renzizzato, basta leggere le sue reazioni alle dimissioni del coordinatore di Ncd negli articoli dei giornali di oggi. Sono tempi duri per chi prova a dire che qualcosa non va bene, a sollevare qualche dubbio in casa propria. E a dirla tutta, sono tempi duri anche per le persone di buona educazione.

Ciononostante, simpatizzare per Quagliariello (e Giovanardi, e compagnia), cioè per la “destra” (ateo)devota di Ncd non è facile. I commenti sulla “scissione dell’atomo” sorgono, come dire, spontanei. E però non cercatemi, tra gli sfottitori di quagliarielli: non mi trovereste. Quagliariello ha ragione.  Continua a leggere

Non è politica, è decido io

Ma davvero il giorno dopo questa catastrofe romana, con le macerie ancora fumanti, tutto quello che il segretario del Pd ha da dire, il messaggio che fa arrivare alla sua gente, ai suoi elettori romani e italiani, è “Ora niente primarie, decido io“?
Ho detto il segretario del Pd, attenzione. Non il presidente del consiglio. Che commissarierà, stanzierà fondi per il Giubileo, fisserà la data delle elezioni: lavoro suo. Ma il segretario del Pd, il partito che ha scelto questo sindaco, che ha governato questa città, che ha visto abbattersi il ciclone Mafia capitale, che ha commissariato il suo sindaco, che l’ha difeso, che l’ha cacciato, non ha nient’altro da dire che questo?
Non sto parlando di ragioni o torti. Non sto parlando di dirigenti da proteggere o da rottamare: sinceramente me ne frega il giusto, arrivati al punto in cui siamo, dei protagonisti di questa vicenda. Sto parlando di una comunità politica, che adesso dovrebbe fare una campagna elettorale se non sbaglio. Sostenere un sindaco, chiunque lo scelga. Esprimere candidati disposti a impegnarsi, anzi a “metterci la faccia” come si dice adesso, vero Matteo? Che le preferenze mica ci andrai tu a prenderle penso. Una comunità che dovrebbe avere un’idea di se stessa, e un’idea per questa città. Continua a leggere

Non ci canzonate: quattro cose su Verdini

Dopo la fantastica performance televisiva di Denis Verdini sento il bisogno di confutare, serenamente e pacatamente, alcune affermazioni che oggi vanno per la maggiore sui giornali, oltre che – naturalmente – nei peggiori bar di Caracas.

“Verdini canzona la minoranza Pd”. Avrà pure irriso Gotor e Migliavacca, l’amico Denis. Ma io se fossi Luca Lotti, e se Verdini mi cantasse al telefono “La maggioranza sai, è come il vento”, tanto sereno non starei. Maria Latella non aveva chiesto al suo ospite di cantare proprio questa canzone: la scelta, rapida e solo affettatamente riluttante, in un repertorio che immagino ampio, non può essere casuale. Comunque l’immagine di Luca e Denis che ridacchiano al telefono cantando canzoncine su Migliavacca è una fotografia perfetta del momento, grazie Verdini e grazie Latella per avergli chiesto di cantare. Fate girare.  Continua a leggere