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La vera doppia morale

(questo post è uscito su Huffington post Italia)

Piccola nota a margine dei due fatti di oggi, la condanna di Berlusconi e il cosiddetto caso Idem, tra le tante cose che ci sarebbero da dire e si diranno. Non intendo fare lo sciacallo antiberlusconiano né il difensore d’ufficio di Josefa, e vorrei che queste brevi osservazioni venissero lette con tutta la possibile serenità. Anzi facciamo così: di Berlusconi non parliamo proprio. Il fatto è che qualcosa non mi torna.

Si è detto spesso in questi giorni: la Idem non è Scajola (intendendo: non è incolpata di niente di così grave come i sospetti che portarono alle dimissioni del ministro Pdl, anzi non è incolpata proprio di niente al momento, e comunque nel merito c’è un abisso) ma non si possono fare sconti sulle regole. “Nessun doppio standard” ha detto giustamente in tv il presidente del consiglio. Bene. (continua qui)

Oddiocheppalle: un pezzo sulle regole del congresso Pd

(questo post è uscito su Huffington post)

Questo è un post sulle regole del congresso del Pd. Immagino già le facce e gli “oddiocheppalle”. Il punto però è che anche se tutti sono convinti che non si parli d’altro da settimane, non sono affatto sicura che tutti abbiano capito di cosa si parla.

In molti si spazientiscono a sentir parlare di regole. Si dice “le regole ci sono, ce le abbiamo, facciamo sto benedetto congresso e non se ne parli più”. Si accusa chi parla di regole di essere un burocrate che non coglie il punto politico, di voler temporeggiare o peggio di avere paura della democrazia e della partecipazione. E però io non lo so se tutti le conoscono così bene come pensano, queste regole.

Lo statuto del Pd prevede un meccanismo di elezione del segretario che è stato sperimentato una sola volta, quando quattro anni fa venne eletto Bersani. Già allora emersero diverse perplessità e si alluse alla necessità di rivedere molte cose. Non lo si è poi fatto durante la segreteria Bersani, anche per il modo precipitoso con cui essa si è conclusa, ed è certamente una occasione mancata; però durante la segreteria Bersani sono successe altre cose su cui c’è ancora tempo di riflettere. Ma andiamo in ordine, e vediamole queste regole. (continua qui)

“Tutti ma lui no”

(questo post è uscito su Huffington post Italia)

Non c’è stato in questi giorni un nome di possibile nuovo segretario del Pd uscito sui giornali a proposito del quale qualcuno non si sia sentito in dovere di scrivermi, messaggiarmi, twittarmi immediatamente: “No vi prego, tutti ma lui no”, senza nemmeno sentire il bisogno di spiegare “no” per quale motivo. Scusate, ma per me non è normale.
So benissimo che il gruppo dirigente del Pd ha fatto molti errori e sta dando una pessima prova di sé. Tuttavia bisogna che qualcuno lo dica: non è affatto vero che questo gruppo dirigente non rappresenti la base. Si tratta esattamente della stessa mentalità, stessa mancanza di generosità, stesso settarismo, stessa immaturità. Eletti ed elettori, dirigenti e militanti. Ci siamo tutti dentro, tutti. (continua qui )

Ricordi di gioventù, con futuro premier

(questo post è stato pubblicato su Huffington post Italia)

Quando diventò il più giovane ministro della storia della Repubblica, e decise di farsi accompagnare al giuramento dalla ragazzina dell’ufficio stampa, ragazzina che poi non era mica tanto più giovane di lui. Lui era seduto davanti e lei dietro, e per caso era pure in tailleur quella mattina. Così il corazziere quando scesero dalla macchina le disse subito: “Prego ministro, di qua”. E loro due, ridendo come pazzi: “Noooooo, eccolo il ministro!”. (continua qui )

Tutti pazzi per Marini

(questo post è uscito su Huffington post Italia)

Ho imparato da anni la regola, e la seguo: quando non ti capiscono è sempre colpa tua. Per cui mi prendo la mia parte di responsabilità (che è molto più piccola di quanto appare, solo che io ci metto sempre la faccia). Tuttavia, siccome sono molte le cose che anch’io non capisco, siccome mi chiedo se siamo tutti impazziti, siccome credo nelle parole al punto da averne fatto il mio mestiere, provo a spiegare anch’io le mie ragioni e i miei pensieri. Se continueremo a non capirci, almeno ci avrò provato. Dopodiché, se non ci capiamo più, vorrà dire che è ora di metterci a fare altro. Naturalmente io per prima. (continua qui )

Sul presidente cattolico

Non ho candidati presidenti da affossare o da difendere. Ho proprio un problema di orticaria agli argomenti disonesti. Accusare qualcuno di rivendicare posti al sole in virtù della propria fede religiosa è ignobile almeno quanto evocare lo slancio evangelico di papa Francesco per contrastarlo. Non si tratta, per nessuno nel Partito democratico, di voler andare al Quirinale per fare “il presidente dei cattolici” anziché quello di tutti gli italiani. La questione è un pochino più complessa, ed è che il cattolicesimo democratico è una delle maggiori e più ricche culture costituzionali di questo paese. È per esempio quella cultura che ha insegnato ai sindaci cattolici degli anni duemila a dare per scontato che il sindaco agisce nell’interesse di tutti e della libertà di tutte le religioni che sono professate nella sua città. È una delle culture che la Carta costituzionale, di cui il presidente della repubblica è il custode, l’hanno scritta e poi nei decenni preservata. Insieme ad altri, certo. Per cui è perfettamente legittimo dire che dopo un presidente azionista e un presidente socialdemocratico, al Colle potrebbe ora salire un presidente cattolico democratico. Oppure, naturalmente, no. Che mica siamo alle crociate. Però a leggere il pensiero di certi eredi, cadono le braccia. E viene da pensare che una certa cultura politica abbia più bisogno di altre di essere preservata e difesa, indipendentemente da chi salirà al Quirinale.

Appunto sulla Kasta (e sul Corriere)

“Ho lavorato fino al 2012 al Corsera, che ha avuto il merito di denunciare con le grandi inchieste dei Sergio Rizzo e Gianantonio Stella sprechi, malversazioni e privilegi. Fu, quella, un’intuizione giornalistica penetrante dell’allora direttore, Paolo Mieli. Ma lo stesso Corriere e il sistema dei media nel suo complesso non sono riusciti a sfidare realmente la classe politica sul piano delle soluzioni. Quelle inchieste si accompagnavano a una campagna politica che, mettendo in luce le debolezze reali del governo Prodi, puntava sui tecnici che avrebbero dovuto avere alla loro testa Montezemolo. Una grande idea giornalistica, una piccola idea politica. E alla fine, complice una politica cieca, la guerra alla Casta senza le capacità di proporre alternative reali ha generato il Movimento 5 stelle. Che ora attacca politici e giornalisti”.

Massimo Mucchetti, già vicedirettore del Corriere della Sera, intervistato da Goffredo Pistelli. Italia oggi, 11 aprile 2013

Sulle porte aperte o chiuse della Direzione Pd (SVEGLIAAAA)

Non tocca a me decidere, è inutile che mi chiocciolate. La decisione se consentire che Youdem trasmetta in diretta la direzione di mercoledì, o se la riunione debba svolgersi a porte chiuse, o ancora accessibile solo ai giornalisti attraverso un circuito interno, spetta alla direzione del pd, non certo a Youdem, che è come sempre a disposizione di ciò che il pd deciderà. È inutile anche che mi replichiate, quando vi rispondo come ho appena detto, che “potrei almeno provare a proporlo”. Se avessi qualcosa da proporre a qualcuno, qualcosa che riguarda il mio lavoro e il partito in cui, per la mia piccola parte, ricopro momentaneamente un ruolo, prenderei il mio bel cellulare, comporrei uno dei tanti numerini che ho in rubrica e proporrei. Non userei certo un social network per comunicare con gente che ha la stanza vicina alla mia al Nazareno, non manderei un tweet a persone che sento quattro o cinque volte al giorno per lavoro. In tanti, che son pronti tutti i giorni a darci lezioni su come si comunica in rete, si regolano diversamente: evidentemente son più bravi comunicatori di me. Io come stile di comunicazione cerco per prima cosa di evitare gli esibizionismi narcisi e di pensare alla ditta. Ma forse altri conoscon ditte che prosperano con la politica del “facciamo un po’ come cazzo ci pare che così andiamo sui giornali”. Io ho frequentato un’altra scuola, sono una ragazza all’antica. Continua a leggere

La Terza Repubblica dei democratici cattolici

(questo post è uscito sull’Huffington post italia)

Scrivo per riprendere e segnalare questo pezzo di Massimo D’Antoni per il sito Left Wing, che mi sembra davvero importante e condivisibile. E’ proprio il giorno giusto per aggiungere qualche considerazione, quello in cui da un lato come rivela l’Huffington Post la lista Monti mostra qualche imprevista difficoltà in quella che sembrava una corsa lanciata verso una nuova rappresentanza dei cattolici, e dall’altro il Pd annuncia la candidatura alle prossime elezioni di quattro figure rappresentative di quel mondo. (continua qui )

Sei forte papà. Caccia al voto (delle donne)

(questo post è stato pubblicato sull’huffington post italia)

L’operazione è spericolata, ma tanto per lui questa è la campagna della disperazione. Recuperare la stima e la fiducia delle donne italiane, per chi pure ne ha goduto tanto a lungo, è un’impresa ardita perfino per Silvio Berlusconi. Lui però ci prova: nel suo ossessivo occupare la tv, dacché ha deciso di tornare in campo, il Cavaliere privilegia con intelligenza gli orari e i format più popolari, e tra questi i più mirati sulle donne. Cerca di ricostruire il suo target, e per riuscirci deve ripristinare la favola, la storia italiana. (continua qui)