Difendere il parlamento ai tempi della seduta fiume

Questo post è stato scritto per Huffington post Italia

Quando ieri sera ho dato l’ultima occhiata prima di andare a dormire, i tweet dei deputati raccontavano che l’atmosfera in aula era serena, e che era in corso un bel confronto tra il mio amico Roberto Speranza e i grillini sulla differenza tra democrazia parlamentare e democrazia referendaria. Naturalmente Speranza, che mi rappresenta totalmente, stava spiegando che il Pd sostiene la prima, e illustrava i rischi e le contraddizioni della seconda. I grillini infatti proponevano il referendum confermativo senza quorum, e il capogruppo spiegava che questo avrebbe snaturato il nostro modello democratico, cosa che il Pd non vuole.
Stamattina, quando ho letto che stanotte alle tre è scoppiata la rissa – una crisi di nervi alle tre di notte quando sei dentro un manicomio dalle nove di mattina può capitare – e l’aula è finita in vacca un’altra volta, l’ennesima in questi giorni, mi sono tornati in mente i tweet di ieri sera, e quelli che avrei voluto fare io in risposta ma non ho fatto perché voglio troppo bene a Speranza. E cioè: amici del Pd, ma è mai possibile difendere la democrazia parlamentare e intanto sottoporre il parlamento a ciò a cui viene sottoposto a queste ore? Pensate che da casa distinguano tra le vostre ragioni e quelle degli altri quando vi vedono menarvi e insultarvi sugli scranni? Pensate che si salvi qualcuno, agli occhi di chi vi guarda da fuori? Pensate che la gente pensi: ah, che bella la democrazia parlamentare?

Intendiamoci: io so bene perché siamo arrivati a questo punto. So che l’opposizione di Forza Italia è strumentale, visto che fino a dieci giorni fa la riforma la votava. Semmai adesso è dimostrato che l’atteggiamento di Forza Italia era strumentale anche prima, quando votava una riforma della Costituzione immaginando di poter esercitare un diritto di veto sul nome del presidente della repubblica che non era nella logica delle cose. Eppure prima, quando io esprimevo disagio perché Forza Italia aveva l’ultima parola su qualcosa su cui non ero d’accordo, mi rispondevano “le riforme si devono fare con tutti”, e avevano ragione, sul piano della democrazia parlamentare. E però allora come mai adesso il Pd improvvisamente le riforme le fa contro tutti, a marce forzate, a forza di prove muscolari?
Per rispettare l’impegno di chiudere entro sabato, si dice. E perché, cosa succede domenica? Entra in vigore la riforma, domenica? No. Il voto finale sulla riforma alla camera sarà comunque a marzo, in virtù di un accordo che si è reso necessario per rendere almeno gestibili queste assurde giornate. Poi la nuova Costituzione dovrà tornare al senato, non prima di tre mesi. Poi alla camera di nuovo. Poi ci sarà il referendum confermativo. E allora? Che cosa cambiava se invece di sabato si finiva martedì? Si dice ma non si può bloccare il parlamento, nessuno ha il diritto di veto: giusto. E però ditemi: il Pd, ha diritto di veto? O meglio, il governo ha diritto di veto? Può (ok, può), diciamo: è giusto contingentare i tempi sulla riforma della Costituzione? Siamo sicuri che sia democrazia parlamentare questa? La verità è che il motivo della seduta fiume è un altro: il motivo è evitare che vengano presentati nuovi subemendamenti, quelli che possono essere presentati all’inizio di ogni seduta e non si possono presentare più ora che la seduta, tecnicamente, è una sola e va avanti per giorni. Subemendamenti ostruzionistici, non c’è dubbio. Ma il punto è che il governo non vuole rogne, non vuole cioè modificare la riforma su punti sui quali, nel nuovo esame al senato, si riaprirebbe “il vaso di Pandora” (sto citando un illuminante fuori onda che circola sulla rete in queste ore, su cui non dico altro per carità di patria democratica). Ma se l’articolo 138 prevede un doppio iter parlamentare ci sarà un motivo no? Se lo prevede a distanza di mesi ci sarà un motivo no? Infatti sì. Il motivo è che durante l’esame di una riforma costituzionale le circostanze politiche possono cambiare, e la riforma della costituzione non deve essere subordinata alle contingenti circostanze politiche. Questo dice l’articolo 138 della nostra Costituzione, fondata sulla democrazia parlamentare.
In quali circostanze politiche vuole approvare la nuova Costituzione il Pd dopo la rottura del patto del Nazareno? Con la guerra coi grillini (forse inevitabile, ma certo esasperarli e dagli dei fascisti non aiuta)? Con le risse notturne con Sel? O continuando a fare quello su cui si era d’accordo con Forza Italia, quasi che fossero i grillini e Sel, e non Forza Italia, ad avere rotto un patto? Questo andrebbe spiegato, questo non si capisce nel gran polverone della “seduta fiume”. Che infatti forse serve proprio a questo.

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