Monthly Archives: February 2015

E all’improvviso, tutto si spiega. La “segreteria”

Leggere che secondo i titoli dei siti dei principali quotidiani Matteo Renzi oggi ha convocato “la segreteria”. Capire perché era complicato spiegare l’inopportunità della convocazione dei gruppi parlamentari da parte del segretario del partito. Non sapere se disperarsi più per la democrazia, o per il giornalismo.

 

Ci sta la notte, crucca e filippina

Penso ma sì, un caffè. Entro nel bar. I camerieri sono euforici, si danno di gomito. “Ma che, non hai visto?”. “Ma che, non lo sai chi è?”. “Eccerto”. Faccio lo scontrino, continuano a farsi cenno: “Ma hai capito chi?”. Dico “caffè macchiato, grazie”. A un certo punto uno inizia a canticchiare: “Generale, dietro la collina”. E ride, ride. Un altro, col vassoio in mano: “Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore”. Ridono tutti, eccitatissimi. “Là, là fuori”. “Ma che davero”. “Teggiuro”. Allora guardo: lui è proprio là, seduto a un tavolino, cappello, occhiali scuri, aspetta il suo caffè. Francesco De Gregori.
Io farfalle nello stomaco, sapete come quando alle medie. Ma soprattutto, guardo ancora i camerieri, più emozionati di me: sono tutti filippini.

Il metodo Mattarella è già archiviato (scritto per i giornali Agl)

Due giorni fa ho scritto questo articolo uscito sui giornali locali del gruppo l’Espresso (tra i quali Il Tirreno, che è il giornale che si legge nei bar e che arriva in quasi tutte le case della mia città, e molti altri come La Gazzetta di Reggio, La Gazzetta di Mantova, L’Alto Adige, Il Trentino, La Nuova Ferrara, Il Centro, Il Mattino di Padova, Il Piccolo di Trieste, Il Messaggero Veneto, La Città di Salerno, La Nuova Sardegna e diversi altri). Ve lo ripubblico, anche perché sembra che fosse abbastanza fondato.

Renzi, archiviato il metodo Mattarella

In un anno a Palazzo Chigi il premier ha scelto di comportarsi come capo del Pd solo una volta: per gestire l’elezione del presidente della Repubblica

ROMA. In un anno a Palazzo Chigi, solo una volta Matteo Renzi ha scelto di comportarsi come il capo del Pd, quando è partito dall’unità e dalla forza del Pd per gestire l’elezione al Quirinale di Sergio Mattarella: e tutta l’Italia lo ha definito il suo capolavoro politico. E in effetti è difficile negare la portata del risultato ottenuto dal Pd renziano: una figura autorevolissima al Colle, un partito compatto e soddisfatto di sé, gli avversari ridotti all’irrilevanza o polverizzati dalle loro contraddizioni strategiche. Continua a leggere

Non solo te la racconto. Ma ti racconto che te la racconto

Ho trovato su Facebook (lo postava, entusiasta di un leader che “comprende il nostro tempo”, il mio amico Mario Rodriguez) questo video, così ho riascoltato questo pezzo della relazione di Matteo Renzi in direzione. Anche nel risentirlo, ho pensato la stessa cosa di quando lo avevo sentito in diretta. Cioè: ma quale popolo contemporaneo accetterebbe di sentirsi dire dal proprio presidente del consiglio che un politico non deve mettere al centro i contenuti, ma la comunicazione?


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Repubblica e il plebiscito

“In altri tempi queste spinte al plebiscito fuori dal parlamento avrebbero incontrato la feroce opposizione della sinistra cattolica e degli ex comunisti all’interno del Pd. Ma i tempi sono cambiati, e molti pensano a recuperare un posto in lista per tornare in parlamento”.
Così, duro, Stefano Folli bacchetta su Repubblica gli imbelli della minoranza Pd, e anche gli imbelli passati in maggioranza. Parole sacrosante, che condivido. Tant’è vero che io, che Renzi voleva il plebiscito, l’avevo già scritto qui quando ancora vigeva il Patto, e qualcuno dei miei amici nel Pd mi aveva anche un po’ rimproverato di essere la solita esagerata. Che volete, sono della sinistra cattolica. E soprattutto non ho posti né da perdere né da recuperare.
Ma Repubblica, mi chiedo. “In altri tempi”, che avrebbe detto Repubblica? Avrebbe bacchettato chi non si oppone al plebiscito, o avrebbe bacchettato chi vi ricorre umiliando il parlamento? Avrebbe messo in campo la sua forza, avrebbe sollevato l’opinione pubblica, avrebbe agito per fermare la deriva? Sono cambiati i tempi per Repubblica? Avrà mica anche lei qualche posto da recuperare? Lo chiederei volentieri a Stefano Folli, ma lui stava al Sole 24 ore.

Difendere il parlamento ai tempi della seduta fiume

Questo post è stato scritto per Huffington post Italia

Quando ieri sera ho dato l’ultima occhiata prima di andare a dormire, i tweet dei deputati raccontavano che l’atmosfera in aula era serena, e che era in corso un bel confronto tra il mio amico Roberto Speranza e i grillini sulla differenza tra democrazia parlamentare e democrazia referendaria. Naturalmente Speranza, che mi rappresenta totalmente, stava spiegando che il Pd sostiene la prima, e illustrava i rischi e le contraddizioni della seconda. I grillini infatti proponevano il referendum confermativo senza quorum, e il capogruppo spiegava che questo avrebbe snaturato il nostro modello democratico, cosa che il Pd non vuole.
Stamattina, quando ho letto che stanotte alle tre è scoppiata la rissa – una crisi di nervi alle tre di notte quando sei dentro un manicomio dalle nove di mattina può capitare – e l’aula è finita in vacca un’altra volta, l’ennesima in questi giorni, mi sono tornati in mente i tweet di ieri sera, e quelli che avrei voluto fare io in risposta ma non ho fatto perché voglio troppo bene a Speranza. E cioè: amici del Pd, ma è mai possibile difendere la democrazia parlamentare e intanto sottoporre il parlamento a ciò a cui viene sottoposto a queste ore? Pensate che da casa distinguano tra le vostre ragioni e quelle degli altri quando vi vedono menarvi e insultarvi sugli scranni? Pensate che si salvi qualcuno, agli occhi di chi vi guarda da fuori? Pensate che la gente pensi: ah, che bella la democrazia parlamentare? Continua a leggere

La prevalenza del cafone

“Quelli – spiegano al Nazareno – hanno solo il problema di farsi rieleggere i loro e stanno facendo una battaglia nella speranza di avere una quota garantita dalla segreteria quando verrà il momento delle elezioni, non certo per ottenere delle preferenze che non hanno”.

Non so a voi, a me succede sempre più spesso. Quando leggo retroscena sulla legge elettorale, come questo, in cui il disprezzo evidentemente non è solo per la logica delle argomentazioni.
Quando apprendo che i senatori di un partito abbandonano il partito ventiquattr’ore prima del congresso del partito.
Quando vedo che un padre della patria e un alleato imprescindibile diventa un vecchio babbione infrequentabile appena osa esprimere un dissenso o un disagio.
Succede, insomma, che mi chiedo: ma non sarà per caso che qui, prima ancora che un problema politico o strategico, non sarà per caso che abbiamo un gigantesco problema di maleducazione?

Rassegna Quirinale/16: epilogo

Sergio Mattarella è un uomo mite, determinato, colto, saggio e una persona di grande rigore e umanità. Sapere che è il nostro presidente della repubblica è pura felicità. Ultime cose da dire, su quanto abbiamo raccontato e letto, dopo qualche giorno di silenzio autoimposto e scaramantico. Sono parecchie, quindi le dirò rapidamente e con scarsa diplomazia.

1) Tra prima e seconda repubblica. Li hanno intervistati tutti, i campioni della prima repubblica, ma io non sono mica tanto d’accordo con questa narrazione di Mattarella come campione della prima repubblica. Nella prima repubblica Mattarella c’era e faceva il ministro, per carità, ma è della nascita della seconda repubblica che Mattarella diventa un protagonista. Continua a leggere