La morte della politica

Visto che qui non si capisce più chi ci è e chi ci fa, chi non capisce più i fondamentali e chi fa finta: lo so anch’io, grazie, che in un partito la maggioranza decide. Il fatto è che di solito in un partito la maggioranza non dice “alla faccia vostra rosiconi che volevate sabotare, io i voti li ho trovati da un’altra parte e dei vostri me ne frego”. Altrimenti, diciamo, siamo andati un tantino oltre l’idea stessa di essere un partito. E adesso ditemi: volete il disegnino?

2 Responses to La morte della politica

  1. Chiara,
    la domanda che ti pongo è: il PD è – è mai stato dal 2007 ad oggi – quello “spazio concreto di dialogo costruttivo e propositivo”, quel “laboratorio di idee e di progetti in cui le diverse storie politiche culturali ed umane diventano fattore di arricchimento e fecondazione reciproca” di cui si parla nel suo Manifesto dei Valori?
    Io ho visto – e il meccanismo delle primarie, per come è stato (mal)inteso da tanti big del PD, è stato parecchio funzionale a questa deriva – un partito in cui ci si scanna e basta, in cui ci si delegittima e basta, in cui le correnti trovano ogni pretesto possibile per litigare. Anche le belle cose – tipo gli 80 euro – vengono dequalificate, figuriamoci le brutte…

    • chiarageloni

      sinceramente sì, io ho creduto e cercato di lavorare per un pd come lo descrive lo statuto, nonostante regole assurde che non abbiamo mai avuto la forza e i numeri per cambiare. per questo obiettivo ho organizzato convegni, fondato riviste, cercato di rendere utile la tv che dirigevo. e per un po’ il pd ha somigliato a questa descrizione. poi da un certo momento si è preteso di parlare di primarie e solo di primarie e si è abbandonato ogni momento di riflessione e di elaborazione comune a favore di un semplice uso, talvolta maramaldo, della forza. oggi purtroppo il pd mi appare tutt’altro rispetto a quello da te evocato.

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