questo post è uscito anche su huffington post
Premesso che Sebastiano Messina, su Repubblica di oggi, ha mostrato in maniera sintetica e geniale la strumentalità delle aperture grilline sulla legge elettorale,
penso che il Pd farebbe un errore gravissimo a snobbare la richiesta di un incontro con il Movimento 5 stelle. Non condivido né la liquidazione preventiva con cui aveva risposto sere fa il presidente del consiglio – ok all’incontro ma facciamolo in streaming perché noi non vogliamo fare “giochini e patti segreti”, né i paletti più ragionati posti oggi sul Messaggero dal presidente del partito Matteo Orfini, che pur definendosi “l’ultimo dei proporzionalisti” premette a qualsiasi confronto il concetto che “l’Italicum non si discute”. Penso che questo atteggiamento sia sbagliato e pericoloso, per le riforme e per il Pd.
Innanzitutto per una questione generale e diciamo filosofica: la premessa per rendere accettabili gli incontri e i patti (non in streaming) con Berlusconi e Verdini è la sacrosanta affermazione che le riforme si fanno con tutti, con la maggioranza più ampia possibile. Se un’altra grande forza (più grande di quella rappresentata dall’ex Cavaliere) chiede di entrare nei giochi, tu non puoi permetterti nemmeno di dare l’impressione di non essere interessato a confrontarti. Lo so che può essere strumentale, anzi che lo è quasi certamente. Ma deve essere Grillo a mostrarsi strumentale, non il Pd ad accusarlo di esserlo. Non significa accettare di convertirsi al proporzionale (come spero non ci si convertirà al presidenzialismo perché ora Berlusconi, come tutte le altre volte che ha preso iniziative strumentali per far saltare le riforme) lo chiede. Il Pd ha la sua posizione di partenza, e ha tutti i diritti di difenderla. Ma al confronto bisogna andare in spirito di apertura e consapevoli del valore che avrebbe riuscire a trovare un punto di mediazione più ampio e convincente di quello (vacillante) raggiunto l’inverno scorso al Nazareno. Diversamente, contraddirebbe innanzitutto se stesso e indebolirebbe innanzitutto le proprie ragioni. Questo sì, sarebbe cadere nella trappola grillina. Anche perché ci vorrebbe un minuto a chiedere a Renzi, a quel punto: ma scusa, non è che i “giochini e i patti segreti” che non vuoi fare con noi li hai già bell’e fatti con qualcun altro?
C’è poi una seconda questione, più politica. Scomodo Aldo Moro, che ben prima dell’unità nazionale puntava all’obiettivo di coinvolgere i comunisti nell’area di governo, anche se il paragone è improprio, e soprattutto è improprio (e me ne scuso) paragonare M5S al Pci. E però un grande “partito della nazione”, com’era la Dc, com’è il Pd, non può non porsi il problema di come si sta evolvendo il quadro politico. La grande vittoria del Pd alle europee non risolve definitivamente il problema di un sistema politico, quello italiano, in cui la destra berlusconiana come l’abbiamo conosciuta si sta sfarinando e una nuova forza populista si dimostra ormai consolidata e forte nell’opinione pubblica. Verso quale tipo di bipolarismo vogliono guidarci Renzi e i dirigenti bipolaristi del Pd? Pensano che la strada sia assorbire nel Pd ciò che resta delle forze moderate e regalare a Grillo, l’alleato di Farage oggi, magari di Marine Le Pen domani, la rappresentanza di tutti i radicalismi che Berlusconi, con tutte le ambiguità che gli abbiamo sempre contestato, sapeva rappresentare e includere in un progetto di governo? Io ritengo che un sistema del genere esporrebbe a un grave pericolo non solo il Pd, ma la democrazia italiana. Credo che la storia, italiana e non solo, lo insegni. Per questo coglierei l’occasione di mettere ancora una volta M5S di fronte alle sue contraddizioni, e al rischio di rimpiangere di non aver partecipato a un cambiamento possibile, ma offrendogli davvero la possibilità di partecipare, a maggior ragione adesso che i rapporti di forza sono cambiati rispetto a un anno e mezzo fa. In streaming o meno, ma farei così.
Se poi questo dovesse rallentare di una settimana o di un mese l’approvazione della legge elettorale, accetterei il rischio. Non c’è una gara, non ci sono le elezioni domattina, e soprattutto credo che gli elettori del Pd, e gli italiani, capirebbero.