Tre considerazioni a caldo. E che caldo

Faccio anch’io qualche considerazione a caldo e senza pretese di completezza su questo straordinario risultato elettorale, dal mio punto di vista che conoscete: appassionatamente del Pd, appassionatamente non renziana, appassionatamente non disposta a cambiare facilmente idea. Ma oggi davvero complimenti a Matteo Renzi e al gruppo dirigente del Pd, prima di tutto. Detto questo.

1) Non è la vocazione maggioritaria 

Questo incredibile 40,8 per cento non è il realizzarsi della vocazione maggioritaria di Veltroni. Veltroni aveva in mente un bipolarismo compiuto e tendente al bipartitismo, l’Italia uscita dalle urne stanotte è l’opposto: un sistema politico che da un anno sbanda paurosamente perché si sta sgretolando uno dei due assi del bipolarismo imperfetto della seconda repubblica.
La destra non c’è più, intendo la destra come l’abbiamo conosciuta, come è stata costruita e incarnata da Berlusconi in questi vent’anni. E non c’è ancora qualcos’altro al suo posto: i tentativi di costruire una destra diversa arrancano (nella versione Alfano) o implodono (nella versione Monti). Oggi di questo si avvantaggia il Partito democratico, e questo ci regala un giorno di festa che sarà impossibile dimenticare e una forza che dovremo essere bravi a usare per costruire. Ma attenzione a credere che la situazione fotografata ieri nel voto sia stabile. La destra, come la sinistra, esiste in natura. Questa non è più l’Italia di Fanfani e della democrazia bloccata, e non a caso in nessun paese europeo esiste una forza di dimensioni paragonabili al Pd italiano. I vuoti in politica si riempiono sempre, molto è già successo ma molto ancora succederà. E come ha scritto oggi un renziano saggio, Ernesto Maria Ruffini, i voti che si prendono si prendono sempre in prestito. 

2) Il ruolo dei sondaggi

Per la seconda volta consecutiva, sondaggi cialtroni e sbagliati influenzano pesantemente il risultato di un voto. Non ditemi che non conoscete anche voi una signora del piano di sotto che “io ero per Tsipras ma poi ho visto che tutti avevano paura che vincesse Grillo e allora ho votato Pd”, la stessa che l’anno scorso “io ero per il Pd ma poi tanto tutti dicevano che vinceva lo stesso e allora non l’ho votato”. Non “rosico” e non voglio alimentare letture complottiste, ma è un fatto che il Pd l’anno scorso sia stato penalizzato allo stesso modo nel quale quest’anno è stato favorito dalle aspettative o dalle paure alimentate dalle allusioni e dalle indiscrezioni sui sondaggi. E gli istituti di sondaggi sono ormai un sistema che persevera nei suoi errori e che si tutela con aggiustamenti e coperture reciproche che ne aggravano i difetti. Lo dico senza polemica, con rassegnazione. Non so chi sarà favorito e chi penalizzato la prossima volta, ma di fatto ormai i sondaggi sono parte delle campagne elettorali e io non lo so se va bene. Forse è anche colpa nostra, di noi elettori italiani, che pensiamo sempre di essere furbissimi, soprattutto quando votiamo, e invece siamo un po’ polli. Con rispetto parlando, anche per i polli dico.

3) Grillo è al 21 per cento

Certo, il Pd l’ha doppiato e questo è un risultato straordinario. Però attenzione, perché è sempre tantissimo. Per dirlo col suo linguaggio, io starei bene attenta a dire ai grillini: “SIETEMORTIIIIIIIIII”. Il 25 per cento di Marine Le Pen, a cui tutta l’Europa oggi guarda con angoscia, non è un risultato tanto lontano da quello del Movimento 5 stelle. E pur avendo fatto una campagna elettorale agghiacciante, strizzando l’occhio agli incubi peggiori della nostra storia, da Hitler ai processi popolari, e pure dopo un anno di inutili sceneggiate e figuracce parlamentari, Grillo ha comunque portato a casa cinque milioni di voti. Ora, può darsi che lui mantenga la promessa di andarsene “ACASAAAAAAAA” e non aggiunga altro al borbottare rabbioso di oggi, oppure può darsi che questi voti li saprà reinvestire con argomenti un po’ più intelligenti di quelli che ha usato ultimamente. In ogni caso, lo spazio della rabbia e della frustrazione resta molto grande, e l’Italia resta uno dei casi più gravi in un’Europa dove questi sintomi antiistituzionali e antipolitici si moltiplicano ovunque. Forse è stato un po’ ingeneroso accusare chi l’aveva arginato l’anno scorso di aver “sbagliato un rigore a porta vuota”, perché come si è visto la porta non era vuota per niente. Ma oggi non è giorno da recriminazioni. 

4 Responses to Tre considerazioni a caldo. E che caldo

  1. mariantonietta colimberti

    Molto d’accordo sui punti 1 e 2, meno sul 3, io penso che il declino di Grillo sia strutturale e dovuto all’inconcludenza di un anno in parlamento e allo spavento che ha seminato nelle piazze

  2. non sono d’accordo con il punto 2.
    dire che i sondaggi hanno condizionato il voto di un anno fa fino a far perdere le elezioni al PD è autoconsolatorio e fuorviante.
    il PD ha perso un anno fa innanzitutto perché non ha fatto una campagna elettorale e perché non è riuscito a connettersi con tanti elettori che avrebbero potuto votarlo.
    il PD ha vinto quest’anno innanzitutto perché ha fatto una bella campagna elettorale e perché si è connesso con tanti elettori che infatti lo hanno votato.
    poi, chiaro, Renzi e i suoi collaboratori devono riflettere su tante cose, anche su certi atteggiamenti arroganti che hanno e hanno avuto; così come – almeno dalle mie parti, altrove non so – quest’anno ho visto molto più impegno dalla parte PD sconfitta alle primarie rispetto a un anno fa (da parte degli sconfitti di allora).

    • chiarageloni

      sulla “bellezza” di quest’ultima campagna elettorale potrei dire molte cose ma sarebbe inutile: chi vince ha sempre ragione, ed è giusto così. sull’ultima parte del tuo commento potrei dirne moltissime, ma sono una personcina educata

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