Vi voglio raccontare di Simone, che all’epoca era detto Simone Piccione, e non sto a spiegarvi perché. Eravamo giovani, si andava tutti insieme a mangiare la pizza il sabato sera e poi in giro in macchina la domenica. A primavera loro giocavano a pallone in piazzetta una sera alla settimana (che poi non era una piazzetta, ma il cortile della parrocchia), e noi ragazze intanto si chiacchierava sedute sul muretto. Si facevano lunghe chiacchierate, all’epoca. Non c’era twitter, né i messaggini. E avevamo vent’anni, e a vent’anni è tutto ancora intero, ci sono un sacco di cose di cui discutere. E Simone Piccione aveva un modo di chiudere i discorsi, di commentare le cose, di consolarti se eri triste, lui diceva così: l’importante è non arrivarci in fila. Continua a leggere
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