Eddai Pippo, ascolta Civati

(Questo è un post autoreferenziale e senza link per far capire di cosa parlo. Chi lo capisce, bene; chi non lo capisce, meglio)

Lasciamo perdere la questione se sia corretto prendere lo status un po’ greve di una signora dal parlare toscanamente colorito, copiarlo dal suo profilo personale di facebook, conservarlo per mesi e infine esporlo al pubblico ludibrio, insieme alla foto della signora stessa, sul proprio blog, quale esempio delle “contumelie che mi sono preso dai sostenitori del segretario” e del fatto che anche agli “indomiti cultori dell’ortodossia di partito” si dovrebbe chiedere “di venire a dirmele qui, sul mio blog, certe cose. Soprattutto se si tratta di dirigenti”.
Lasciamo perdere, che la questione della privacy sui social network è complessa, e comunque non è mai bene insultare nessuno. Anche se appunto, vale la pena di ribadire, la signora in questione per quanto ortodossa non è “una dirigente” ma una privata cittadina, mentre dirigente (regionale e nazionale) è il blogger che lascia che i suoi lettori la ricoprano di insulti ben più pesanti di quello con cui la signora aveva cominciato, e ripetuti, senza alzare nemmeno un sopracciglio.
La questione, più che di correttezza, mi pare di stile: e di stile ognuno ha il suo, se ce l’ha. Per cui, lasciamo perdere. Quello che però non ho capito è perché il blogger in questione, insomma Pippo Civati, se ne infischia così palesemente di quello che dice Pippo Civati. Lui, avete capito. Quello che dice sempre a Bersani cosa dovrebbe fare, e come si dovrebbe guidare un partito, e che quella frase non la doveva dire (anche se poi non l’aveva detta, ma di questo magari parliamo domani). Insomma, Civati. Che al posto di Civati, lui, ecco, quel post sulla signora toscana non l’avrebbe mica fatto. Perché come dice lui, Civati: se qualcuno ti dà della merda, e tu merda non sei, ci devi solo ridere sopra. No?

21 Responses to Eddai Pippo, ascolta Civati

  1. Bell’articolo

  2. mi scuso con lei per averle attribuito la colpa del disguido tecnico, e provo a riscrivere il mio commento.
    Ho letto alcuni suoi post precedenti, molto interessanti e stimolanti, e mi chiedevo il motivo per cui una giornalista seria e affermata come lei spendesse il suo tempo a fare polemiche on-line con Civati, a proposito di una tal signora toscana (certa Bruna Dini, possiamo dirlo?, che per sua stessa ammissione durante un convegno nazionale del PD, altro non è che un’imprenditrice fallita).

    • Primo: Non è un’imprenditrice fallita.
      Secondo: Tutti i commenti precedenti avevano rispettato la mia scelta di non nominare una persona che, essendo una privata cittadina che usa facebook e non un personaggio pubblico, a mio avviso è stata già abbastanza esposta per una frase infelice. Sarebbe stato bello se anche lei avesse avuto la stessa sensibilità.
      Terzo: Non ho fatto nessuna polemica contro nessuno né soprattutto in difesa di nessuno. Ho solo notato – perché lo trovo comico – che civati dà a bersani consigli che dimostra di essere il primo a non seguire quando l’oggetto delle critiche o degli insulti è lui. Punto.

  3. gentile signora Geloni mi domandavo il motivo per cui il mio precedente commento non sia stato pubblicato. Se vuole fornirmene uno…

  4. Scusi, signor Giampaolo, ma anche “container di merda”, “Vi seppelliamo”, “Busone”, “Vecchia puttana”, “Buco senza ciambella”, “Cadaveri”, “Vecchi decrepiti con la prostata”, “Bersani fallito piduista”, “Pisapippa”, “uguale a berlusconi”, e “palla di merda” sono “categorie della politica” che noi, così ignoranti e così chiusi nei confronti dell’unico possibile nuovo che avanza, non abbiamo compreso?

  5. La possiamo vedere con tutti i filtri possibili e immaginabili, ma mi pare che se a una scivolata di stile dovuta a un moto di rabbia si replica con una gogna web in cui si scatenano (senz’ombra di censura alcuna) le più sordide forme di insulto persnale e sessista, non si sta facendo proprio la figura dello strenuo difensore del bon ton del dibattito politico. Diciamo pure che la cura si è in certa misura rivelata peggiore del male.
    Quanto alla difesa strenua di “zombie” come categoria politica, assicuro a Giampaolo che con una certa abilità retorica è possibile pure annoverare nelle categorie politiche l’ambito delle acque reflue e del percolato. Se vuole possiamo provarci. Non mi è chiaro quanto ne gioverebbe l’elaborazione culturale del nostro vituperato agone politico, ma forse aiuterebbe a smorzare i toni della polemica, immagino.

  6. Chiara, ma la nostra conversazione di oggi è sparita?

  7. Chiara,
    Se Civati sia coerente o “spiritoso” abbastanza è un problema completamente differente, che non elimina il fatto che in quello status sono usate parole che nel nostro partito non possono avere cittadinanza né legittimazione. Quella frase non è affatto il tipo di frase che usa una “signora dal parlare toscanamente colorito”: questo tuo understatement è molto ingeneroso verso la tua Toscana e le sue signore, che non mi risulta si rivolgano agli altri con un vocabolario di questo genere.
    Come oggi ho avuto modo di dire di persona alla stessa autrice dello sfortunatissimo commento, ho trovato questa cosa davvero molto brutta e sgradevole.
    Auspico anzi che ci siano delle scuse e che, d’ora innanzi, la nostra amica vorrà esprimere le sue legittime critiche – a Pippo o ad altri – in modo più civile e rispettoso del fatto che qui possiamo essere pure in disaccordo ma siamo in buona fede e siamo umani non necessariamente dotati di sufficiente pelo sullo stomaco per non essere toccati da questo tipo di vocabolario.
    Immagino di trovarti d’accordo.
    Un caro saluto,
    Ivan

    • Ivan, io come ho già detto non ho inteso assolvere nessuno con questo post. Ripeto che ho letto epiteti molto pesanti sul blog di civati, ai quali lui non ha ritenuto di replicare. Ma non voglio dilungarmi su cose che ho già scritto. Solo, dovresti frequentare di più le signore toscane: sapessi quante parolacce conoscono! 😉

  8. E’ incredibile come pur di difendere ciò che è indifendibile ci si inventino teorie quasi fantascientifiche. Quello che chi ha usato la parola Zombie intendeva davvero è molto facile da capire, basta guardare il video pubblicato dal sito dell’IDV e che non ho alcuna intenzione di riportare qui tanto era offensivo e disgustoso. Se si intende fare una critica alla vecchia classe politica o ad alcuni suoi esponenti (a parte che oramai anche Di Pietro mi risulta da tempo sulla “cresta dell’onda ma immagino che per lui l’associazione agli zombie in quanto categoria politica non valga) si possono utilizzare argomenti politici senza scadere nell’infamia. Soprattutto se questa infamia viene da compagni di coalizione (anzi EX compagni, finalmente lo posso dire!). Lo stesso ragionamento mi sentirei di farlo per l’amico Civati. Partiamo intanto dal presupposto che anche “merda” potrebbe non significare quello che rappresenta. Potrebbe voler dire solo “qualcuno che fa dichiarazioni che puzzano” “atteggiamento che mi puzza” “persona che si lava poco” (chissà l’avete mai annusato Civati?), lo vede signor Giampaolo quanto sono ridicole le sue teorie vero? Parlando seriamente: per persone che nel PD ci credono davvero, che per sto partito si fanno il mazzo, che oltre a questo vivono tutti i giorni le difficoltà della vita reale pagando sulla propria pelle il peso di una crisi devastante e che quindi conoscono anche da vicino la paura verso nuovi populismi, governi demagogici, partiti deboli in mano ai carrierismi di pochi avere dei “compagni” di partito che ogni giorno non fanno che inveire contro noi stessi invece che contro i nostri oppositori a un certo punto porta a sbroccare. Non se ne può più di queste continue punzecchiature, provocazioni, lezioni di vita, che sedicenti giovani innovatori del partito vogliono imporre quotidianamente a chi non la pensa come loro. Non se ne può più di vederli a tutte le trasmissioni tv, con la scrittina “PD” sotto fare il gioco di Grillo o di Di Pietro o del giornalista di destra che li sta intervistando.Ciò che intendo dire, insomma, è che lo scoramento va compreso. Del resto Civati è così comprensivo con uno che ci manda affanculo tutti i giorni e ci augura di morire (la chiama SATIRA) che non si capisce davvero come mai questa reazione isterica di fronte a questa piccola offesa. Ci sono tanti modi di dare della merda a qualcuno, lui con Bersani lo fa spesso in tanti modi, attingendo al ricco dizionario di sinonimi e metafore di cui dispone. Rifletta sul perchè stimola tanto risentimento in tanti di noi. Si dia una regolata, lui per primo.

  9. Gentile signora Geloni, vorrei porle una domanda abbastanza semplice.
    Lei conosce la differenza fra uno zombie e una merda?
    Perchè, vede, dare dello zombie a qualcuno, per quanto sia un comportamento becero e populista, può anche essere in qualche modo giustificato come una critica politica.
    Gli zombies sono i cd morti viventi e quindi si potrebbe intendere questa definizione come legata ad un certo tipo di personaggio politico che magari è sulla scena da 20/30 anni oppure con un riferimento alle politiche “vecchie”, secondo chi critica, che propone.
    Sono parole che personalmente non userei mai, ma sono evidentemente dirette non a noi democratici come elettorato, ma ad un ristretto gruppo che ne è la classe dirigente con un riferimento (ripeto, becero) alla loro attività politica e non alla loro persona.
    Ma definire qualcuno una merda che significato politico ha?
    Me lo spieghi, signora Geloni, provi anche questa arrampicata in corda doppia sullo specchio della sua homepage.
    Perchè a leggere il suo post pare che la vittima sia la povera signora toscana che si è svegliata una mattina e ha pubblicamente detto al mondo che una certa persona era una merda.
    E non solo, altre persone (qualcuno un pò di tempo fa avrebbe parlato di branco) l’hanno appoggiata, chi con “merda”, chi con “stronzetto”.
    Ora, non so se ne è al corrente, facebook è luogo pubblico, i post sono leggibili da un numero ampio, a volte illimitato, di persone.
    La signora in questione ha gridato al mondo che un altra persona era una merda, ma la vittima è lei perchè la merda ha osato farlo sapere a chi, purtroppo, non aveva potuto leggere in diretta questa perla.
    Certo, lei dice che non è mai bene insultare qualcuno, ma per le persone adulte vige ahimè la regola comportamento=conseguenza, e la signora in questione (e magari anche quelli che le sono andati dietro) poteva persino risponderne davanti a un giudice.
    Sa, non solo non è bene, ma è anche vietato insultare le persone, pare sia addirittura un reato.
    E forse la signora dovrebbe ringraziare chi si è limitato a citare (era già pubblica) la sua esternazione.
    Ma leggendo il suo post, lo ammetto, un altro pensiero mi è venuto spontaneo.
    La signora Geloni come avrebbe commentato in rete se fosse stato Beppe Grillo a dare della merda a Bersani?
    Ecco, mi fermo su questo dubbio atroce e la saluto.
    Giampaolo

    • affascinante teoria. zombi è una categoria politica, dunque. avvisiamo hans kelsen

      • http://www.nytimes.com/2010/12/20/opinion/20krugman.html?_r=3&scp=8&sq=zombie&st=Search

        si signora Geloni, zombie (non zombi) può anche essere una categoria politica.
        quando lo ha scritto il nobel Paul Krugman nel 2010 sul NYT (al di là del merito dell’articolo) nessuno scudo si è levato.
        per dire.
        (poi mi saprà dire come si collooca la merda, fra le categorie politiche, con comodo).
        saluti.

        • Zombi [ʒóm-bi] s.m. e f. inv.: adattamento italiano dall’inglese zombie

          Se non ci si ferma al titolo dell’articolo di Krugman si scopre che l’illustre premio nobel non dà dello “zombie” a qualcuno a mo’ di insulto ma riprende una definizione di John Quiggin relativa alle idee liberiste.
          In verità nel pezzo, così come nel libro di Quiggin si parla di zombie economics: “Le idee hanno lunga vita e spesso sopravvivono a chi le ha prodotte e assumono forme nuove e diverse. Alcune idee continuano a vivere perché sono utili. Altre muoiono e vengono dimenticate, ma anche quando sono dannose a volte sono difficili da eliminare, a volte ritornano come veri e propri zombie”.
          Il termine zombie, sempre utilizzato in relazione alle idee (e non alle persone) non genera una nuova “categoria politica” ma é quello che in italiano definiamo una metafora.
          metafora[me-tà-fo-ra] s.f.
          1 Figura retorica consistente nella sostituzione di un termine con un altro connesso al primo da un rapporto di parziale sovrapposizione semantica, p.e.

          Quanto a merda in nessuna parte del post si sostiene sia una categoria politica.
          Per il significato del termine anche qui il dizionario ci viene in soccorso
          merda[mèr-da] s.f.
          • volg.
          1 La parte non digerita degli alimenti che viene espulsa con la defecazione SIN sterco, escremento, feci
          2 fig. Persona o cosa spregevole, di nessun conto o valore.

          Con buona approssimazione, credo che ci si riferisse al senso figurato quando il termine è stato adoperato.

          Non una categoria politica, una categoria e basta.

  10. sarebbe bello chiedere a Civati qualcosa anche in merito a questa nota fresca di stampa
    https://www.facebook.com/notes/gisella-lupia/civati-e-renzi-i-nuovi-untouchables-della-serie-tra-il-dire-e-il-fare-c%C3%A8-di-mezz/10152071441515327

    il tuo articolo dimostra quanto divario c’è tra la bella teoria e la cruda realtà

  11. yvonne masetto

    Non sono d’accordo Chiara.
    Sono convintamente schierata al fianco del nostro segretario.
    Ho scritto pubblicamente che ha fatto bene a tirarsi via dei sassi dalle scarpe. Ma credo anche che se vogliamo costruire tutti insieme un futuro dobbiamo avere più rispetto.
    Ho visto le parole di B, e altri, sul blog di Pippo. Esagerate e pesanti.
    B non è solo una privata cittadina ma fa parte dell’ assemblea nazionale del PD. Mi aspetto da ogni democratico un comportamento degno di tale nome: DEMOCRATICO.

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