È una polemica fantastica questa sulle firme per il referendum costituzionale. Firme che peraltro sono state già raccolte e depositate dai parlamentari che hanno votato contro la riforma e che sosterranno il no. Questione chiusa insomma: il fatto non sussiste. E però ora ci vogliono anche le firme per il sì, una specie di prova d’amore per Matteo Renzi, che infatti si arrabbia con la minoranza Pd che non firma. Perché, dice da Città del Messico coi toni di un innamorato tradito, “sul referendum avevamo deciso tutti insieme, se qualcuno ha cambiato idea mi dispiace”. Anche se, aggiunge, perché anche gli innamorati hanno la loro dignità, quel qualcuno “non conta niente”. Questi son sentimenti di contrabbando, lo sappiamo.
Ma è proprio vero che avevano deciso tutti insieme? Ora può anche essere eh. Non è che a noi elettori devono per forza dire sempre tutto. Tuttavia, a me non risulta. Tanto che ricordo benissimo che, a patto del Nazareno ancora vigente e maggioranza dei due terzi ancora assicurata, sentii per la prima volta questa storia che il governo il referendum lo voleva comunque a costo di chiedere a una parte della maggioranza di votare contro la riforma volontariamente in terza lettura. Era la ministra Boschi a fare questo annuncio, nell’aula del senato e poi naturalmente su twitter, il 24 luglio del 2014. La cosa fece un certo scalpore, anche tra i senatori. Quanto a me, pensai che così diventava un plebiscito, mi arrabbiai moltissimo e scrissi questo post.