Di politici per il mio lavoro ne ho conosciuti parecchi, e molti di loro sono brave persone. Anzi, nella mia esperienza, mi risulta che la maggior parte sono brave persone. Non è semplicissimo sostenere questa tesi in pubblico o su un social network, ma quando mi è capitato l’ho sempre fatto e lo ribadisco anche qui. So anch’io come ci si sente ad essere oggetto di critiche indiscriminate verso un’intera categoria – i politici appunto, perché anch’io come direttore di Youdem sono stata nel gruppo dirigente di un partito, i giornalisti, le bionde – e so che chi si sente messo nel mucchio ingiustamente fa bene a reagire.
Però vorrei dire una cosa sulle reazioni alle parole di monsignor Galantino in ricordo di De Gasperi (che potete leggere qui, e se fossi in voi lo farei), perché non è giusto mettere nel mucchio nemmeno le critiche. Il segretario della Cei non ha parlato genericamente di “ladri e corrotti”. Non ha fatto il Marenco, “in galeraaaa”, e non ha fatto il Beppe Grillo, “vaffanculoooo”. Non ha nemmeno criticato, frusto refrain sentito mille volte anche da pulpiti molto ascoltati, “i partiti”. Se leggo bene, Galantino ha fatto riferimento a due difetti precisi della classe politica attuale: da un lato ha parlato di mediocrità e opportunismo (“un piccolo harem di cooptati e furbi”), dall’altro di comportamenti non ispirati a idealità e valori (“un puzzle di ambizioni personali”). Inoltre ha ammonito sui rischi del populismo, e di una politica che lo cavalca rinunciando a interpretare la domanda che il popolo esprime col populismo, quella di “essere portato a comprendere meglio la complessità dei passaggi della storia”.
A me pare tutt’altro che una linea nostalgica o qualunquista. Mi pare un giudizio duro e mirato su fatti che sono avvenuti e avvengono, e che tutti vedono e possono giudicare. Un giudizio che non ha niente di moralistico come quelli che siamo abituati a leggere, ma che è al tempo stesso politico e profetico. Quindi starei attenta a come rispondere a monsignor Galantino, perché qualche commento mi sembra che sbagli mira. Ma soprattutto, se fossi un politico o magari un giovane che vorrebbe diventarlo, rifletterei bene sulle sue parole. Anche perché tutti vedono e giudicano, non solo i vescovi.