Ho scritto questo per i giornali locali del gruppo l’Espresso (Il Tirreno, La Gazzetta di Mantova, Libertà, Il Mattino di Padova, Il Piccolo, La Gazzetta di Reggio, La Gazzetta di Modena, Il Messaggero Veneto, La Nuova Sardegna, La Nuova Venezia e altri).
Mezzogiorno e ceti medi impoveriti: nella sua dichiarazione programmatica – asciutta ma ambiziosa, non certo le parole del capo di un governo “elettorale” ma quelle di un premier con un solido mandato del Quirinale – è stato soprattutto su queste due priorità che il presidente Paolo Gentiloni ha dato motivo di sperare che il disagio sociale espressosi domenica con la bocciatura della riforma Boschi possa trovare ascolto nel nuovo esecutivo e garantire la necessaria discontinuità rispetto a una stagione politica sonoramente bocciata dalle urne. Complessivamente, un po’ poco, a fronte di tanti messaggi contrari, a volte goffamente e inspiegabilmente contrari, trasmessi in queste prime ore: la nascita del nuovo governo è stata una specie di monumento all’autoreferenzialità. Premier a parte, avrebbe potuto essere la squadra post vittoria del Sì, è stato osservato: ed è vero. Continua a leggere