Questo post è una battaglia persa: so già che finirà travolto dagli opposti fanatismi. Lo scrivo lo stesso perché ne sento l’urgenza, e anche come un dovere di sintesi dei pensieri di tanti amici. Non mi interessa analizzare gli errori dei Cinque stelle: c’è un sacco di gente che li conosce meglio di me ed è più brava di me a farlo, né mi pare che di tali analisi ci sia carenza. A me – lo sapete – interessa il Pd, soprattutto. E mi interessa l’opinione generale e il futuro di questo paese, delle sue classi dirigenti e di chi scrive i giornali, e di chi va a votare – spesso per i grillini – o non ci va. Per questo provo a mettere in ordine alcune cose che ho pensato in questi giorni, in relazione al caso Roma. Lo dico nel caso si ritenga necessario che venga detto: riflettere sull’efficiacia di alcune critiche ai Cinque stelle non significa assolvere i Cinque stelle o essere grillini. È che io penso che se la realtà dimostra che il grillino ha torto e tu ragione, dovresti incartare e portare a casa: non rimproverare il grillino di non essere abbastanza coerentemente grillino. Anche perché, temo, per quanto tu ti grillizzi il grillino resterà comunque più coerentemente grillino di te. In ordine sparso:
Streaming. Ok, dicevano che avrebbero deciso tutto in streaming e invece manco per niente. Ma possibile che adesso lo streaming sia diventato un valore assoluto? Possibile che a fronte di quello che succede il rimprovero che si fa ai grillini sia “e lo streaming?”. Io non ho niente contro le riunioni in streaming, intendiamoci. Ieri su twitter ho ricordato a qualche smemorato che non sono stati i grillini a pretendere lo streaming con Bersani: lo streaming è stata un’idea di Bersani, una sfida ai grillini se volete. E durante la segreteria Bersani il Pd riuniva la direzione in streaming, come adesso. Però: siamo sicuri che sempre, ogni riunione e ogni decisione nella vita di un collettivo vada per forza fatta in streaming? Meglio: siamo sicuri che chi fa le riunioni in streaming prenda le decisioni durante quelle riunioni? Faccio un esempio, e mi scuso con l’interessato: guardavo Orfini a La7 l’altra sera, e parlava anche di streaming, dicendo che solo il Pd fa lo streaming. Ora, certo che Orfini è stato nominato commissario di Roma durante una direzione trasmessa in streaming: ma mica è stato deciso durante quella riunione di nominarlo. Renzi è arrivato e l’ha proposto, tutti gli interessati lo sapevano già, chi ha voluto ha detto la sua in proposito, poi c’è stato un voto e ovviamente la proposta di Renzi è passata (e sorvolo sulle modalità con cui è avvenuto il rinnovo di quell’incarico alla scadenza, a proposito di mail). Mi sembra perfettamente normale che un partito abbia un gruppo dirigente che di fronte a una crisi prende decisioni sapendo di avere la maggioranza per vederle approvate, peraltro. Poi si può votare in streaming, ma non mi sembra un buon motivo per mitizzare una modalità di decisione che non ha senso, e infatti non esiste. Quindi meglio dire “visto grillini che il mito dello streaming è una mezza cazzata?”, piuttosto che dire “e perché non fate lo streaming? vogliamo lo streaming! noi sì che facciamo lo streaming!”.
Andare in tv. Riprovazione generale e hashtag assortiti per Di Maio che dà buca a Semprini, cosa effettivamente antipatica sempre, dare buca intendo. E però ve lo devo dire: un dirigente politico che di fronte a un’emergenza nel suo partito disdice una comparsata in tv per partecipare a una riunione, fa bene. Punto. Fa il suo dovere. E siccome è più facile che avvenga il contrario, siccome è anche successo che sia mancato qualche voto alla maggioranza in aula e qualche senatore si sia giustificato dicendo “ma ero in tv”, attenzione. Molta. Anche all’effetto che fa.
Curricula. Non entro nel merito dell’avviso di garanzia (di cui non sa niente la Raggi, figuriamoci io), e delle bugie o mancate verità sull’avviso di garanzia che sono comunque da condannare, come tutte le bugie dette agli elettori. Però bisogna decidere con chi stare. Se di fronte alla sfida del governo gli amministratori grillini si accorgono che anche le competenze servono, che si può anche coinvolgere chi ha qualche esperienza e competenza, mi pare una cosa buona. Se questi esperti che lasciano un lavoro sicuro lasciandosi coinvolgere dalle incertezze della politica poi non lavorano gratis ma chiedono uno stipendio all’altezza di quello che avevano, mi pare una cosa giusta. La stupidaggine era teorizzare il contrario. Non è che gli puoi dire “aaaaah, ma avevi detto che uno vale uno!”. Gli devi dire “visto che uno vale uno era una cazzata?”. (A margine: quando si sono dimessi Minenna e la Raineri ho letto che esponenti del Pd dicevano che così veniva estromessa l’anima “di sinistra” consegnando la giunta Raggi alla destra. Non so se sia vero, ma mi son chiesta: se è vero, perché il Pd ha criticato la Raineri per lo stipendio e Minenna per il conflitto di interessi ogni giorno che sono rimasti in giunta?).
Giustizialismo. Qui la faccenda è seria: il garantismo è un valore o no? Perché se è un valore devi rallegrarti che il grillino lo scopra, c’è poco da fare. Per quanto interessata e pelosa sia la scoperta, se al Movimento Cinque stelle o al Fatto quotidiano capiscono che un avviso di garanzia non è una condanna e che non tutti i capi d’accusa sono uguali e che non è detto che chiunque faccia politica o collabori con i politici sia un lestofante è un passo avanti per tutti. Non per i grillini o per il Fatto quotidiano eh: per tutti. Se invece di dire questo cavalchiamo noi il giustizialismo per rimproverare i grillini di non cavalcarlo abbastanza, apriremo un’autostrada culturale al giustizialismo. Inutile dire a vantaggio di chi.
Incapaci. Si continua a ripetere questo argomento – vero – dell’incapacità e dell’inesperienza. Però la campagna elettorale è finita. Se ti sei fatto asfaltare dagli incapaci, io starei attenta a non esagerare nel ricordarlo. Anche perché qui, qui a Roma dico, nessuno si è preso la colpa (né in streaming né senza streaming), nessuno ha fatto un’analisi e nessuno ha fatto passi indietro. E dirò di più: se gli elettori votassero i capaci ci sarebbero altri sindaci in tante città, da Torino a Matera. Se gli elettori volessero i capaci forse ci sarebbe anche qualche altro ministro nel governo. Sarebbe meglio chiedersi, e provare a spiegare, perché è meglio votare i capaci e gli esperti piuttosto che gli incapaci e gli improvvisati. Però bisogna avere titolo per farlo credibilmente, temo.
Politica. In conclusione, lo ha scritto benissimo Antonio Polito, “Il vero grande problema dei Cinque Stelle si potrebbe definire esistenziale, ed è stato macroscopicamente confermato dalla crisi di Roma: il suo progetto iniziale, l’utopia rivoluzionaria su cui si fonda, gli impedisce di risolvere i problemi del far politica con gli strumenti della politica democratica. Questo avviene perché il M5S in fondo non crede nella politica. Crede solo in sé, come prefigurazione in nuce di una società ideale, e dunque unico soggetto capace di interpretare e applicare la «volontà generale» dei cittadini, che si esprime attraverso la Rete. Non a caso il software approntato dalla Casaleggio Associati si chiama Rousseau, non Montesquieu. Si nega così una visione laica della politica, basata sulla separazione liberale dei poteri”. Ecco perché bisognerebbe uscire da questa situazione – citazione implicita per intenditori – ritornando alla politica. Cioè: avete presente la grillizzazione? Ecco, bisognerebbe fare il contrario.