Se in questi giorni ho insistito sui social network sulla necessità che il Pd dica con trasparenza chi ha partecipato alla cena di finanziamento all’Eur del mese scorso non è per un riflesso giustizialista (che non mi appartiene) né per una cinica ritorsione di partito (sebbene forse sarebbe giusto ricordare in che modo l’argomento “trasparenza” e “gestione dei finanziamenti” sia stato usato nel mio partito, il Pd, anche in tempi piuttosto recenti. E mi fermo qui, per pudore).
Il motivo, dicevo, è un altro. Se verrà confermato, come scrive oggi il Fatto quotidiano, che Buzzi o qualche altro indagato nell’inchiesta Mafia Capitale era seduto a tavola alla cena di finanziamento del Pd, non lo considererei uno scandalo. Può capitare a qualunque personaggio pubblico di trovarsi a cena con la persona sbagliata, e del resto è difficile controllare i meccanismi di invito di un evento come quello, in cui si chiede a decine e decine di persone di “portare qualcuno”. La presenza di Buzzi o di altri a quella cena non dimostra niente contro nessuno, e chi è accusato di qualcosa non è certo accusato del reato di cena. Del resto, se le accuse ipotizzate verranno confermate nei processi, una commistione di alcuni esponenti del Pd con certi ambienti sarebbe dimostrata e quindi sarebbe inevitabile che di essa si trovasse un riflesso nella lista dei partecipanti alla cena. Insomma non è certo la cena a dover scandalizzare.
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