Capita a volte che certi dialoghi diventino un simbolo. In questo, avvenuto qualche giorno fa negli studi dell’Aria che tira, con Andrea Pancani a far da padrone di casa temporaneo, a prescindere dal tema (i rapporti con l’Egitto), c’è tutto. Tutto un momento politico, voglio dire.
C’è il lapsus di Fiano, “se fossi un libero cittadino, no un libero pensatore”.
C’è l’osservazione-novantadueminutidiapplausi di D’Attorre, “avete smesso di pensare, voi del Pd?”.
C’è l’applauso liberatorio-corazzataPotiomkin del pubblico in studio.
C’è la reazione arrogante/stizzita di Fiano, “hai preso l’applauso su una cazzata”.
C’è il gelo imbarazzato del conduttore e dello studio, “e che gli avrà detto mai, mamma mia”.
C’è la faccia amareggiata di D’Attorre, elettore dirigente e deputato Pd fino a ieri.
C’è la prosopopea di una lunga supercazzola fatta col tono di chi si degna di rispondere ma sa che tu non puoi capire cosa vuol dire “avere responsabilità di governo”. Perché lui ce l’ha, e tu no. Lui ha il potere e lo gestisce, tu sei un poveraccio che non può capire.
C’è D’Attorre che incassa la parolaccia e la predica, ascolta con educazione e pazienza ma a un certo punto dice: “E quindi?”.
Emanuele Fiano e Alfredo D’Attorre avevano la porta nello stesso corridoio del mio ufficio quando lavoravo al Pd. Sono due miei amici. Io sono con fatica un’elettrice del Pd, Alfredo è andato via (ma io so che ci ritroveremo). Vorrei dire una cosa al Pd: potete zittire D’Attorre, potete zittire certamente me. Ma non potete eludere quella domanda, che chiunque vi voglia bene, soprattutto se vi conosce bene, vi farà sempre più spesso, e non solo sui rapporti tra l’Italia e l’Egitto: “Avete smesso di pensare, voi del Pd?”.