Sarà interessante vedere quanti voti sposta il lanciafiamme. A giudicare dagli amati social network, la sortita televisiva di Matteo Renzi su cosa aspetta il Pd dopo il voto non pare sia stata apprezzatissima né dalla base né dagli osservatori. Difficile aspettarsi altro, dal momento che chi parla fa il segretario da quasi tre anni, circondato da una maggioranza bulgara (uscita dalle primarie e arricchita da successive conversioni), un potere assoluto (quando stai a palazzo Chigi hai indubbiamente più argomenti dei segretari che si barcamenano all’opposizione) e un conformismo senza precedenti nella storia del centrosinistra (perfino i tweet dei parlamentari, a leggerli, sono tutti uguali). Sarà interessante altresì vedere chi dovrà mettersi la tuta ignifuga, dato che nel Pd – con o senza lanciafiamme – avversari di Renzi se ne trovano con una certa difficoltà, e di sicuro non nel gruppo dirigente: le lingue di fuoco arriveranno forse su Matteo Orfini, commissario di Roma e artefice della candidatura Valente a Napoli? O su Maurizio Martina, regista delle primarie che hanno incoronato Beppe Sala? O su Luca Lotti, l’uomo dell’alleanza con Verdini? Difficile in ogni caso che la potenza di fuoco giunga fino in Siberia, dove languono – peraltro al fresco – i rottamati. Sarà interessante comunque vedere l’effetto che fa, il lanciafiamme, in un partito che perde consensi e identità e avrebbe bisogno, più che altro, di un saldatore. Continua a leggere
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