Indice: Articoli

Alfano da Ruini, ma resta il no della Cei all’ex premier

(questo articolo è uscito sull’Unità di oggi)

Difficile che sapremo mai che cosa si sono detti lunedì pomeriggio, nell’abitazione dell’ex presidente della Cei, Angelino Alfano e il cardinale Camillo Ruini. Ma anche questa visita riservata, di cui nessuno doveva venire a conoscenza, è a suo modo un segno dei tempi. Non era infatti il Cavaliere a varcare la soglia di Monsignore, già regista di mille manovre e storico patrocinatore del bipolarismo a prevalenza berlusconiana della seconda repubblica, bensì il delfino sconfitto e declinante, il segretario già candidato alle primarie e ora in piena umiliante ritirata. Che Ruini abbia offerto ad Alfano la sua vicinanza spirituale, o che gli abbia suggerito qualche estremo argomento per provare a fermare il ritorno del Cavaliere, o che infine – ed è l’ipotesi più intrigante – Angelino sia andato per chiedere consiglio su qualche difficile via d’uscita per sé e per chi, nel Pdl, non intendesse rimanere sotto le macerie del “muoia Sansone con tutti i Filistei” berlusconiano, paradossalmente poco cambia: per la Chiesa italiana, il Silvio Berlusconi di oggi non è più un interlocutore proponibile. Continua a leggere

Giovani turchi, adesso c’è il manuale

(ho scritto per l’huffington post una recensione del Manuale del Giovane turco, il nuovo libro di Francesco Cundari)

Potete leggerlo perché essere un giorno un giovane turco è il vostro sogno nel cassetto, o perché volete stare alla larga dal rischio di diventarlo. Potete farvi intrigare dal sottotitolo innegabilmente interessante, “come scalare la politica italiana senza essere miliardari”. Oppure potete dargli un’occhiata solo per divertimento: possiamo garantire che non ve ne pentirete se siete dotati di un minimo sindacale di ironia o autoironia. “Il manuale del giovane turco” di Francesco Cundari (Editori internazionali riuniti, 12 euro) in tutti questi casi è il libro che fa per voi. (continua qui )

Miracolosamente “noi”, il giorno prima

il blog allonsanfan mi ha chiesto di scrivere qualcosa su oggi

Ultimo giorno, ultime ore. Avevo anche pensato, magari: parrucchiere. Ma meglio di no, ci sono cose da scrivere, amici da sentire, la posta da guardare che non si sa mai. E poi se serve qualcosa. Tutta la mattina telefono e computer infatti. E poi, piove. Speriamo domani no. (continua qui)

Confutatio D’Alimontis. Ossia perché il professore ha ragione, ma sbaglia

(questo post è stato pubblicato sull’huffington post italia)

Il 22 novembre, su Il Sole 24 Ore, illustrato dalla prestigiosa firma di Roberto D’Alimonte, un sondaggio Cise ci spiega due cose: la prima è che Pierluigi Bersani vincerà, al primo turno o al secondo, le primarie del centrosinistra, a meno che “un qualche evento legato alle battute finali della campagna elettorale facesse propendere massicciamente a favore di Renzi” tutti coloro che non hanno deciso se votare o no. Insomma, la partita è politicamente chiusa, salvo eventi al momento non precisati e comunque non prevedibili. (continua qui )

“Tu non dovresti schierarti”. (Per fatto personale)

So di averne già parlato. So anche che manca poco e poi per fortuna sarà finita, Bersani avrà vinto le primarie e si potrà guardare avanti sperabilmente (per quanto mi riguarda) tutti insieme. Ma sono fatta così, non so resistere alle tentazioni. E non so non reagire agli insulti. Allora, un piccolo sfogo, e qualche domanda per chi ha voglia di rifletterci su: su twitter, dove lo spazio per discutere è quello che è, spesso – non sempre gentilmente – mi viene contestato non tanto quello che dico e penso sulle primarie del centrosinistra, ma il fatto stesso di dirlo. Tu non dovresti parlare così, è la sostanza al netto di qualche ingiuria da social, tu dovresti essere imparziale perché sei un dirigente politico. Oppure, mi dicono, tu non dovresti schierarti perché dirigi la televisione del PdContinua a leggere

Il centrosinistra fra palco e realtà

(questo post è stato pubblicato sull’huffington post italia)

Io penso che il messaggio più innovativo lanciato dai candidati alle primarie ieri sera dallo studio di Sky sia quello con cui si è concluso l’appello elettorale di Pierluigi Bersani (e l’intera trasmissione): “Non chiederò di piacervi, ma di essere creduto, perché vi dirò la verità”. (continua qui)

“Gustavo, povtami le pvimavie!”

(questo post è stato pubblicato sull’huffington post italia)

Ok, partiti. Da ieri ci si può registrare – online e negli uffici elettorali allestiti presso alcune sedi della coalizione di centrosinistra – per l’albo degli elettori partecipanti alle primarie. Abbiamo venti giorni per farlo. Non è stata una bella giornata però, ieri. (continua qui)

La storia siamo noi, e lui lo sa

Europa mi ha chiesto un articolo sull’altra sera, quando si era sparsa la notizia che De Gregori avesse firmato il manifesto di Italia Futura

E il treno non l’ha preso, e ha fatto bene. Italo, s’intende. Lui, Francesco De Gregori. Dicono adesso da Italia Futura che ci sia stato un grosso equivoco: il manifesto gliel’avevano mandato, sì. E lui, il Principe, aveva concesso un cenno di riscontro, forse addirittura di apprezzamento. Vi pare poco. Mica è roba che capiti tutti i giorni, con lui. E però, vistosi tra i firmatari, Sua Degregorità deve aver alzato il principesco sopracciglio: perché nel giro di mezz’ora l’associazione italfuturista ha corretto il tiro: c’è stato un errore, ecco.  Continua a leggere

Bersani e D’Alema. Tra virgolette

Scusate un attimo eh. Io faccio la giornalista e penso che il mio compito dovrebbe essere raccontare quello che succede, giusto? Ma oggi sono un po’ confusa. Allora, Bersani va a Repubblica tv e, dopo tutto il casino di ieri (che Veltroni aveva detto che non si candidava più, e poi D’Alema aveva detto io mi candiderò se me lo chiederà il partito, che poi è una cosa che D’Alema dice da mesi, per esempio nell’agosto scorso l’ha detto qui ), la prima domanda è: chiederà a D’Alema di ricandidarsi? La risposta di Bersani – copioincollo dall’Ansa – è stata: “Io non chiederò a D’Alema di candidarsi. Io non chiedo a nessuno di candidarsi. Io non sono quello che nomina i deputati. Io farò applicare la regola, chi ha fatto più di quindici anni per essere candidato deve singolarmente chiedere una deroga alla direzione nazionale”. Titolo dell’Ansa stessa, e di tutti i siti: “++ PD: BERSANI, NON CHIEDERO’ A D’ALEMA DI CANDIDARSI ++”. E giù commenti sul fatto che Bersani “rottama D’Alema”.

Passa un’oretta e D’Alema dichiara: “Sono del tutto d’accordo con Bersani: ha giustamente ricordato una procedura che mi è nota, cioè che è l’organismo collegiale che decide. Ha ragione, non spetta a lui e d’altro canto non mi ero rivolto a lui ma al partito”. Titolo di Repubblica: “Bersani: non chiedo a D’Alema di ricandidarsi. La replica: decide il partito, non lui”. In pratica, la descrizione sintetica di uno scazzo terribile tra il segretario e una delle personalità più autorevoli del Pd. Peccato che non solo stessero dicendo la stessa cosa, ma stessero pure dicendo una banalità. Come dice la mia amica Giovanna, infatti, “pensa se il segretario avesse detto che nel caso di D’Alema non si applica lo statuto”.

Allora, facciamo così: io ho capito che siamo nell’epoca di twitter e che i titoli sono titoli e tutto quanto. Però scusate, non potremmo essere un po’ più seri, almeno quando parliamo di un partito serio, almeno nelle intenzioni e nelle regole che si è dato, in cui a differenza che da altre parti dire “decide il partito” non è la stessa cosa che dire “decide il segretario”? Sennò va a finire come m’ha detto prima mio fratello: “Bisogna che sto attento a non dire in pubblico che voglio bene a Bersani. Sennò capace che Repubblica titola ‘Bersani è gay'”.

Nella foto, una recente dichiarazione di Massimo D’Alema sulle primarie del centrosinistra

Attenzione a dare per morti i Popolari

Sul Foglio di oggi è uscito questo mio contributo al dibattito sui cattolici nel Pd. Nella stessa pagina, gli interventi di Enrico Letta, Roberto Reggi, Giuseppe Fioroni, Giorgio Tonini, Mario Adinolfi. Ve li consiglio (chi più, chi meno). 

È interessante riflettere su come la stampa, specie quella solitamente dedita al classico tema del “disagio dei cattolici nel Pd”, oggi scopra la notizia del “tramonto dei popolari”. Il vento rottamatorio non poteva lasciare certo immuni gli eredi di quello che è uno dei due antichi filoni culturali del Pd, e anzi forse i commentatori son stati fin troppo distratti finora, complice la zona d’ombra in cui la guida a sinistra di Bersani e l’arrembante scalata di Renzi hanno posto i vecchi dirigenti cresciuti a piazza del Gesù, poi colonna portante organizzativa e funzionale della Margherita dietro la leadership di Rutelli. Improvvisamente, invece, eccoli nel mirino dei nuovisti: ottusamente intransigenti nell’opposizione al renzismo, gaberianamente autorottamati dal “la mia generazione ha perso” del loro leader storico Castagnetti, tragicamente demodé nella diffidenza per gli entusiasmi partecipativi da gazebo. Continua a leggere