Il ponte sullo Stretto si farà? Boh, ma ecco perché Renzi l’ha detto

Andrea Iannuzzi, amico e collega, mi fa riflettere con un post su facebook. La domanda (di Andrea) è:

Come interpretare la strategia di comunicazione renziana che annuncia “il ponte sullo Stretto di Messina si farà” nel giorno in cui il CdM annuncia lo stato di emergenza perché la città è senz’acqua? Dico sul serio, non può essere casuale e non può non aver messo in conto l’alto rischio pernacchia. 

Ne nasce una bella discussione, in cui ci si interroga se sia davvero Renzi ad aver voluto uscire con queste dichiarazioni (che sono anticipazioni della sua intervista per il libro natalizio di Bruno Vespa) proprio oggi, se sia possibile che invece sia tutto avvenuto per caso, e in cui Tommaso Ederoclite, che conosco dai social come fervente renziano, si affanna a spiegare che “la notizia è ben diversa“, che Renzi in realtà ha detto a Vespa che “dopo, dopo, dopo, dopo e solo dopo si può pensare” di fare il ponte e che insomma il premier ha detto il contrario di quello che i titoli e i social gli stanno attribuendo, e cioè insomma che il ponte sullo Stretto non si farà praticamente mai.

Allora, io penso tre cose.

  1. si può pensare anche malissimo di Bruno Vespa (io no), ma faccio fatica a pensare che Bruno Vespa per due mesi (tempo che in media dura il lancio del suo libro, annuale strenna di natale) chiami ogni mattina il mitologico Nomfup, portavoce di Renzi, e chieda “allora Filippo, che cosa vuol far uscire oggi Matteo?”. No, Vespa non fa l’ufficio stampa di complemento di Renzi. È molto più facile pensare che Vespa, che non è l’ultimo arrivato ed è uno che la mattina legge i giornali, abbia fatto uscire sapientemente quello che sapeva sarebbe stata una dichiarazione di Renzi in scia al tema trend di oggi, in modo da prendere l’onda e cavalcarla. Vespa lavora per Vespa. Per lanciare il libro di Vespa.
  2. detto questo è anche evidente che, oggi o non oggi, rispondere in quel modo a quella domanda fa parte di una strategia politica e comunicativa. Proprio perché è vero quello che dice Ederoclite, e cioè che Renzi dice (e pensa) il contrario di quello che in realtà sa benissimo sarà il titolo. Lui vuole provocare e sfidare l’opinione pubblica di sinistra con un messaggio sgradito, vuole che girino sui social le foto di Berlusconi col plastico del ponte, vuole che si vadano a ripescare tutte le dichiarazioni dei dirigenti del Pd contrari al ponte, e insomma vuole strizzare l’occhio all’opinione pubblica di destra. È una strategia. Per me autolesionista e sbagliata, perché lo porta a disarmare il Pd rispetto al suo elettorato tradizionale senza convincere l’elettorato di destra a votarlo, e inoltre anche cinica ai limiti dell’immoralità (politica, naturalmente), perché siamo di fronte al segretario del Pd che cerca consensi contro il Pd, la sua storia, i suoi simboli, i suoi uomini. Ma è certamente una strategia. E questo è il punto.
  3. È quasi inquietante che questo avvenga (ripeto, non credo per scelta di Renzi), proprio nel giorno in cui su Repubblica Pierluigi Bersani ribadisce la volontà di restare nel Pd ma invita il premier a non lasciare che che “il Pd perda la sua missione e cioè i suoi veri punti di forza. Pensare che la destra ti faccia fare il suo mestiere è alla lunga illusorio, velleitario. La destra esiste. Esiste ormai in maniera strutturale anche Grillo. Se non alzi le tue bandiere ti disarmi“. Sembra, quella di Renzi, una risposta, una specie di “me ne frego”. Ma perfino a me questo sembra impossibile da credere. E tuttavia, anche se non voluta, e anche se pensata prima che Bersani parlasse, è comunque una risposta. Nonché una serissima questione che, come tutte le questioni di comunicazione, è in realtà una questione politica e con la comunicazione non c’entra per niente.

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