Riepilogando:
Se lavori per il pubblico, sei una parassita.
Se lavori per il privato, sei venduta a un padrone.
Se lavori per una grande testata, sei venduta a un padrone.
Se lavori per una piccola testata, sei una poveraccia che nessuno legge.
Se guadagni tanto, sei una ladra.
Se guadagni poco, non vali niente.
Se sei disoccupata, non vali niente (a differenza di loro, che sanno cos’è davvero la disoccupazione e sono tutti disoccupati a causa delle avversità della vita e delle ingiustizie del mondo).
Se “sei una che parla degli affari suoi su twitter” (cioè pubblichi le cose che scrivi e avverti quando ti capita di andare in tv), allora chiunque con la foto profilo di un supereroe giapponese e il nome fatto di tre numeri e quattro consonanti ha diritto di pretendere di sapere se ti hanno pagato, e quanto, e di insultarti se non metti immediatamente il link dell’estratto conto.
Se t’incazzi e rispondi, sei maleducata.
Se t’incazzi e non rispondi, sei arrogante.
Se una volta o due al mese ti pagano un pezzo, non sei disoccupata.
Se lavori, anche occasionalmente, per un editore diverso da prima continuando a scrivere e a pensare le stesse cose che pensavi e scrivevi prima, sei incoerente.
Se uno che ti ha invitato in tv interviene per dire che lui invita in tv chi vuole e ha invitato te perché gli piace come lavori, sei la pupilla di un nuovo capo.
Se passano tutto il giorno a parlare di te su twitter ogni volta che appari in tv o scrivi un pezzo, è la prova che non sai fare comunicazione.
Se rinasco, mamma: cantante di night.
sono davvero contenta di essere ormai in pensione. Ho lavorato come free lance, per una grande testata, per un editore poi per un altro. Nessuno mi ha mai chiesto nulla. Forse perché ancora non esisteva twitter?