Da ieri sera mi sto beccando la consueta ondata di tweet ostili (sai che novità) per questa reazione a caldo alla brutale frase di Matteo Renzi “non ho giurato sul Vangelo ma sulla Costituzione”. Naturalmente io non mi sono sognata di criticare una “riforma storica” alla quale sono assolutamente favorevole e che era nel programma del partito che ho votato nel 2013: mi sono semplicemente ribellata a una lezione di laicità, oltretutto fatta in termini inaccettabili (per un cattolico democratico contrapporre Vangelo e Costituzione è né più né meno una bestemmia) che – spiace dirlo – non viene da un pulpito credibile.
Per questo (ne avevo già scritto qui) ripubblico il documento dei Sessanta parlamentari della Margherita che nel 2007, disobbedendo davvero ai diktat di una Cei ostile e minacciosa, e pagando qualche prezzo, si schierarono a difesa dei Dico (consentendo la nascita del Pd, pochi mesi dopo). Matteo Renzi invece nel 2007 andò in piazza coi vescovi, al Family day. Non gli nego il merito di avere oggi, insieme al Pd, approvato finalmente il riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali. Dico solo che quei diritti, almeno alcuni, potevano esserci già da nove anni se una parte del mio partito non gli si fosse schierata contro.
Mi fa particolarmente piacere avere ritrovato, googlando, il link del documento nel sito della rivista Left wing, perché alcuni fan di quella rivista oggi sono tra i miei critici. Mi dispiace particolarmente, invece, che nessuno dei firmatari di quel documento oggi senta il bisogno e l’orgoglio di rivendicarlo di fronte a certe ingiustificate e rozze lezioni di laicità. Io, che li sostenevo, invece quell’orgoglio ce l’ho.
La scelta di sostenere in parlamento una legge che preveda il riconoscimento giuridico di diritti, prerogative e facoltà delle persone che fanno parte delle unioni di fatto risponde al necessario rispetto di un impegno assunto da ognuno di noi con gli elettori, e sancito nel programma dell’Unione in una equilibrata sintesi tra posizioni e sensibilità culturali diverse.
 Si tratta di un impegno che abbiamo sottoscritto con consapevolezza e responsabilità, convinti che la tutela giuridica di diritti e doveri delle persone conviventi, anche fuori dal matrimonio, corrisponda al dovere della politica di non ignorare ciò che emerge dalla realtà sociale e che chiede di essere regolato proprio in funzione del bene comune che ci sta a cuore.
 Normare diritti e doveri delle persone conviventi non significa in nessun modo mettere in discussione o intaccare la preminente posizione e tutela che la Costituzione riconosce alla famiglia fondata sul matrimonio. Significa, al contrario, a nostro avviso, contribuire ad arginare l’instabilità e la precarietà sociale che sono connaturati alla provvisorietà di situazioni che oggi sfuggono ad ogni sorta di regolamentazione e che penalizzano le posizioni più deboli. E, in taluni casi, sfuggono per una precisa scelta culturale, fatta di deresponsabilizzazione, di individualismo, di edonismo, di effimera ricerca di una egoistica affermazione di sé, senza vincoli di alcun genere verso l’altro.
 Questa cultura è diffusa. E con questa realtà bisogna fare i conti anche dal punto di vista del legislatore. 
 Per questo, da cattolici democratici, da cristiani laici impegnati in politica, assumiamo per intero la fatica di una mediazione che sappia produrre un punto di incontro tra sensibilità diverse, e che, raccogliendo il sentire diffuso, gli interrogativi e le domande che attraversano anche la comunità ecclesiale di cui ci sentiamo parte, eviti lacerazioni e contrapposizioni ideologiche.
 Difendiamo la libertà della Chiesa e la sua missione che in questo campo consiste nell’educare le coscienze e illuminarle, presentando ai giovani le ragioni che rendono ineguagliabilmente bella la scelta di un sacramento che esalta il dono di sé nella fedeltà e nell’amore responsabile tra un uomo e una donna. 
 Chiediamo, proprio nel rispetto di quella missione, che non si metta in dubbio la laicità delle istituzioni, e la nostra responsabilità di legislatori cui tocca il compito di legiferare per tutti.
sen. Benedetto Adragna
 sen. Egidio Banti
 on. Mario Barbi
 on. Giampiero Bocci
 sen. Daniele Bosone
 on. Gianclaudio Bressa
 sen. Franco Bruno
 on. Giovanni Burtone
 on. Giovanni Carbonella 
 on. Salvatore Cardinale
 on. Bruno Cesario
 on. Giorgio D’Ambrosio
 on. Emilio Delbono
 on. Lino Duilio
 on. Paolo Fadda
 on. Enrico Farinone
 sen. Bartolo Fazio
 on. Giampaolo Fogliardi
 on. Gabriele Frigato
 on. Francesco Saverio Garofani
 on. Antonello Giacomelli
 sen. Paolo Giaretta
 on. Gerolamo Grassi
 on. Tino Ianuzzi
 sen. Salvatore Ladu
 on. M.Grazia Laganà Fortugno
 on. Franco Laratta
 sen. Marina Magistrelli
 on. Pierluigi Mantini
 sen. Luca Marcora
 on. Salvatore Margiotta
 on. Mauro Marino
 on. Sergio Mattarella
 on. Giorgio Merlo
 sen. Claudio Molinari
 on. Franco Monaco
 sen. Gianfranco Morgando
 on. Nicodemo Oliverio
 sen.Giorgio Pasetto
 on. Flavio Pertoldi
 sen. Giovanni Procacci
 on. Andrea Rigoni
 sen. Paolo Rossi
 sen. Simonetta Rubinato
 on. Ruggero Ruggeri
 on. Antonio Rusconi
 on. Roberto Ruta
 on. Giovanni Sanga
 on. Giuseppina Servodio
 sen. Albertina Soliani
 on. Pietro Squeglia
 on. Ivano Strizzolo
 on. Rosa Suppa
 on. Lanfranco Tenaglia
 sen. Tiziano Treu
 on. Domenico Tuccillo
 on. Ermanno Vichi
 on. Riccardo Villari
 on. Rodolfo Viola
 on. Roberto Zaccaria
 
                                     
             
             
             
             
             
            
        
Non ho capito la tua reazione a caldo (tanto meno i conseguenti tweet ostili, hai la mia solidarietà): nel 2007 Renzi probabilmente non aveva giurato su nulla e non doveva rendere conto a nessuno, ora è PdC e segretario del PD e quindi ha delle responsabilità, verso i cittadini e verso gli iscritti… e poi non considererei una bestemmia contrapporre Vangelo e Costituzione: attualmente non vedo problemi, ma se qualcuno la cambiasse, che so, per negare l’accoglienza di profughi non italiani, beh, farei sicuramente valere la mia obiezione di coscienza…. Saluti
questo argomento, che usate in tanti anche sui social, è veramente strabiliante. dunque la laicità è un dovere solo per i presidenti del consiglio e non per tutti i politici (e non solo i politici)? dunque la laicità non è un principio, ma una opzione che diventa doverosa a seconda dell’incarico che momentaneamente ricopri?
dunque tutti quei politici ai quali abbiamo rimproverato la mancanza di autonomia dalle gerarchie ecclesiastiche avevano ragione, o comunque erano affari loro?
p.s.: se qualcuno la cambiasse introducendo magari la pena di morte sarebbe un’altra costituzione no? io sono una cattolica italiana, e la nostra costituzione per me non si contrappone al vangelo e non ha senso contrapporgliela.
Francamente non capisco le sue argomentazioni. Mi sembra che lei cerchi il pelo nell’uovo.
I firmatari del documento del 2007 cui Lei si riferisce, in questo frangente non mi pare abbiano brillato per visibilità. Bisogna abbozzare, Renzi ha detto la frase giusta al momento giusto. Mi ricorda, mutatis mutandis, ciò che disse De Gaulle a papa Woitila quando quest’ultimo andò in Francia in visita ufficiale : “io rappresento la Francia laica e repubblicana”
Bè, se il suo criterio per giudicare cosa è giusto o sbagliato è “brillare per visibilità”, mi pare che possiamo chiudere qui la discussione. Quanto a De Gaulle, essendo morto nel 1970 mi pare difficile che abbia fatto incontri ufficiali col papa Woytjla (eletto nel 1978) rivendicando di rappresentare la laicità della Francia. Ma ognuno ha i supereroi che crede.