Sono stata a curiosare al Campidoglio, stamattina. Sono una giornalista, e sono del Pd. La piazza era piena, non pienissima come avevano sparato nei giorni scorsi. La gente non sapeva bene cosa fare. Avevano i cartelli, con scritto “daje” e “Marino ripensaci” e anche “Renzi stai sereno”. Guardavano verso le finestre. Cantavano Bella ciao e pure El pueblo unido jamas sera vencido. Avevano fatto delle fotocopie col testo.
C’era un gruppetto a centro piazza con le bandiere del Pd. C’erano tre signori che parlavano e uno diceva: “Io dar partito nun me ne vado manco se me pagano. Se lo scordano, questi, che je lascio er Piddì. A me me devono caccià”. Un altro diceva: “Ecciairaggione, sennò je fai un favore”. E un altro ancora diceva: “Essì ma tanto poi quando arriva Verdini che fai, te ne devi andà lo stesso”. E il primo: “Ma un conto è se me ne vado mo’ da solo, un conto è se me caccia lui per fa’ er partito della nazzione co Verdini”. (Ho pensato: se qualcuno vi ha messo qui per darmi speranza di non essere sola, grazie).
C’era il mio amico renziano che mi ha detto: “Questa non gliela perdono. Gli perdono i tremila euro, gli perdono la prima casa, gliene ho perdonate altre, ma questa no. E mi fa incazzare sta cosa, perché io so’ ren-zia-no! E non riesco a capire questo modo di fare, e poi per far cosa, perché. Quando abbiamo fatto fuori Letta era per vincere. Ma così, così oltretutto si perde!”. (Ho pensato: hai ragione. Più sei renziano e più dovresti essere incazzato).
C’era gente che urlava “Vogliamo una città laica!”, “Diritti per i gay!”, “Bergoglio sindaco di Roma non lo vogliamo!”. (Ho pensato ma che gran casino. Il papa meno interventista nelle cose italiane che io abbia mai visto nella mia vita, la Chiesa più aperturista dai tempi del Concilio, un sindaco cattolico, e guarda in che casino ideologico ci siamo venuti a cacciare, come se fosse questo il problema).
C’era Marino che è uscito fuori e sulle scale ha fatto forse il suo primo vero discorso da sindaco. Ha parlato al popolo della piazza, si è rivolto alla città e alla sua voglia di riscatto, ovviamente ha cercato di rivendicare i suoi meriti, ha detto una frase molto bella che non tutti i politici possono permettersi e sarebbero capaci di dire: “Io non vi deluderò”, ha detto. Ma insomma a un certo punto ha volutamente citato il Pd e ha indicato quelle tre bandiere, come dire, ecco il Pd è questo, è in questa piazza e sta con me, ha detto “e ringrazio il Partito democratico, di cui sono fondatore”, e a quel punto tanti hanno applaudito, e uno vicino a me invece ha detto: “E questa è stata la più gran cazzata che hai fatto, a Marì”. (Ho pensato ma con che diritto state distruggendo tutto. Ma perché state dividendo un pezzo di Italia che avevamo messo insieme, che si era messo insieme. Ma per fare cosa. Ma come faremo a rimediare, quando sarete spazzati via).
E non venitemi a spiegare che quella piazza non è mica Roma, non è mica l’Italia: lo so. Ma so anche che si può, certo, non andare in piazza perché si è contenti così e non se ne vede il motivo. Ma si può anche non andare in piazza perché si è talmente incazzati e delusi che non si va più nemmeno in piazza per dire “siamo incazzati e delusi”. E penso che qualcuno se ne accorgerà presto.