È una sensazione costante, ma a volte appare con una chiarezza quasi abbagliante: altro che Giorni bugiardi. Da due anni, è questa la sensazione, siamo tutti seduti sopra una montagna di bugie, una montagna che diventa ogni giorno più alta. Perché continuiamo a far finta di non ricordare, a raccontarcene di nuove, o a dimenticarci davvero. Per questo si allarga il cuore quando trovi qualcun altro che lo sente, e lo dice. Come è successo oggi, un po’ di volte, mentre scendevo giù per l’Italia in treno. Ma andiamo in ordine.
Dunque, oggi è arrivata una lettera del segretario Matteo Renzi a tutti i coordinatori di circolo del Pd. Per la verità, mi giura una segretaria di Roma (“parola di democratica”), è arrivato un link. Cioè, tu aprivi la e-busta e dentro non c’era la e-mail, ma c’era un link al sito del Pd. Insomma, caro segretario di circolo, se vuoi leggere cosa ho da dirti vieni a mettere un click da me che di fare copia incolla non avevo tempo. Evabbè, non facciamo i rosiconi che sottilizzano pure sul bon ton. Qui mi si è allargato il cuore per la prima volta nel leggere la splendida Michela Cella. Che io per la verità non lo so di preciso chi è, ma da oggi è mia sorella. Scrive dunque Michela su facebook:
Io so che sono monotona, e se il parlamento approva l’italicum voteremo con l’italicum, ma c’è un passaggio della lettera che Renzi ha inviato ai segretari di circolo su cui avrei alcuni commenti da fare. Ecco il pezzo: “Nel merito la legge elettorale è modellata sulla base dell’esperienza dei sindaci. Chi vince governa per cinque anni. È previsto il ballottaggio. Il premio è alla lista per evitare che i partiti più piccoli possano dividersi dal giorno dopo le elezioni e mettere veti. Circa la metà dei seggi viene attribuita a candidati espressione del collegio (candidato di collegio, non più liste bloccate come nel porcellum) e l’altra metà con preferenze (massimo due, una donna e un uomo). Si può sempre fare meglio, per carità. Ma questa legge rottama il Porcellum delle chilometriche liste bloccate con candidati sconosciuti e il Consultellum che tanto assomiglia al proporzionale puro della prima repubblica, imponendo inciuci e larghe intese. Questa legge l’ha voluta il PD. L’abbiamo definita una urgenza e ora dovremmo fermarci? L’abbiamo proposta alle primarie del dicembre 2013, con due milioni di persone che ci hanno votato. L’abbiamo ribadita alla prima assemblea a Milano. L’abbiamo votata in direzione a gennaio 2014. “
e quindi:
-la legge sarà pure modellata sull’esperienza dei Sindaci, ma forse sfugge a Matteo Renzi che alcune elezioni si chiamano “amministrative” e altre “politiche” quindi non è detto che la stessa legge elettorale vada necessariamente bene per tutte e due le cose.
-non è assolutamente vero che questa legge fu proposta alle primarie del 2013. Quel congresso l’ho vissuto in prima persona, e lessi tutte le mozioni congressuali, ed ero molto attenta a tutti i passaggi. L’unico che aveva una precisa proposta di legge elettorale era il candidato che sostenevo io e che proponeva sostanzialmente un ritorno al Mattarellum.
-ero alla prima assemblea Nazionale (e tutte le seguenti da quando ho l’onore di esserne membro) e Matteo Renzi neo segretario non parlò di questa legge elettorale (e comunque non sarebbe nemmeno il ruolo dell’assemblea, ma soprassediamo).
-se non ricordo male (nel caso correggetemi) alla prima direzione nazionale nel gennaio 2014 si votò su un ventaglio di proposte che era un tabellone del risiko: la spagnola, l’ungherese modificato etc.
Quindi vada avanti, faccia la legge elettorale, ma le palle no.
Ecco Michela, tesoro: sei stata buona, perché potevi anche aggiungere che in quel “ventaglio di proposte”, già sottoposte a Grillo e a Berlusconi e lanciate nel dibattito pubblico con una delle solite mirabolanti mosse mediatiche subito dopo Natale, non era nemmeno citata, nemmeno come “posizione di bandiera”, la proposta storica del Pd, votata più volte dagli organismi dirigenti, cioè quella del doppio turno alla francese. Chi aveva elaborato quelle tre proposte? Boh. E non si dica che la terza era l’Italicum, l’immodificabile Italicum: pur formulata in modo vaghissimo, quella terza proposta parla espressamente di doppio turno di coalizione “sul modello dei sindaci”. Pensa un po’.
Ma non è finita, perché qui entra in gioco Gessica. Gessica Allegni so chi è, è una mia amica di Forlì, una che fa politica sul territorio, come si dice, è stata una giovanissima consigliera provinciale. Ecco cosa scrive:
Io non ho mai avuto occasione di discutere dell’Italicum negli organismi del partito a livello locale. Quindi Matteo ai tuoi segretari di federazione facevi bene a chiedere questo a suo tempo invece di imporci oggi un sostegno ad occhi chiusi tramite letterina dell’ultimo minuto. I tuoi iscritti esistevano anche ieri… quelli rimasti.
Capito sì? Non gli ha mai chiesto niente nessuno ai segretari, dice Gessica. Il che sembra confermato anche dal post di Sesto democratica, una pagina autonoma e non ufficiale di militanti del Pd che scrive una vera letterina in risposta alla lettera-link:
Caro segretario, nella lettera che hai inviato ai coordinatori dei circoli del Pd ancora una volta ti metti al centro e ribadisci che prima di te non c’era nulla e nulla si è fatto. Affermi che la maggioranza degli iscritti è d’accordo con l’approvazione dell’Italicum, ma viene da chiederti: quando mai li hai ascoltati gli iscritti? Quando mai hai girato l’Italia ascoltandoli e discutendo con loro? Quando mai li hai chiamati ad esprimersi veramente?
Affermi che questa legge elettorale è stata votata alle primarie da due milioni di cittadini. Una colossale bugia. Scambiare un programma che affermava la necessità di garantire governabilità e rappresentanza con una legge che combinata con la riforma del senato fa scivolare il Paese verso il presidenzialismo non è mai stato scritto in nessun programma e non è mai stato patrimonio del Partito democratico.
Nella tua lettera parli anche di Europa intestandoti meriti che non hai: di quale Europa parli? Di quella che vorresti bombardasse i barconi al molo in Libia e si intestardisce nel negare corridoi umanitari ai disperati? Quella non è l’Europa per la quale abbiamo lavorato.
Parli di scuola e della campagna di ascolto e tanto per cambiare metti il sindacato tra i colpevoli del non funzionamento e intanto mentre stanzi milioni di euro per le scuole private i soldi della tua “buona scuola” non sono ancora arrivati ai comuni che devono mettere mano alla sicurezza degli edifici scolastici.
Ascolto non significa affermare sempre che comunque si farà come decidi tu. È altro, caro segretario. Legare l’approvazione della legge elettorale alla sopravvivenza del governo è un ricatto irricevibile. Il nostro Paese e il nostro Partito sono molto più importanti della tua figura di Presidente del Consiglio e di Segretario pro tempore.
Ha proprio ragione Stefano Fassina, che ricorda con un post su facebook che il problema non è di disciplina interna al Pd, disciplina che comunque per il nostro segretario attuale non valeva niente quando si trattava di uno scherzetto come eleggere il candidato “votato a maggioranza” dai grandi elettori, Franco Marini, presidente della repubblica (oltre a ricordare, Fassina, che qualsiasi deputato è stato eletto in una lista che ha preso oltre otto milioni di voti, circa quattro volte di più dei famosi due milioni delle primarie che scelsero Renzi che NON proponeva l’Italicum). Ma credo che il post di Fassina aiuti a individuare un altro problema. “L’abbiamo discussa, l’abbiamo approvata, l’abbiamo votata al senato”, scrive Renzi nella sua lettera, anzi nel suo link. Ecco, il problema del segretario, mi pare, è un problema di “noi”, o forse un problema di “tutti”. L’Italicum non l’abbiamo “approvato tutti”. Un terzo del gruppo non gli ha detto sì, all’assemblea della camera l’altra sera. E soprattutto, ventiquattro senatori del Pd non l’hanno votato al senato, dove è passato grazie ai voti determinanti di Verdini, altrimenti sarebbe stato respinto dall’aula. Quindi per la minoranza Pd la “coerenza”, la “dignità” è non votare quel testo, dal momento che è uguale a quello del senato. E chi gliel’ha riproposto uguale e blindato, sapeva di fare un atto di guerra a un pezzo di Pd. Ma Matteo Renzi, quando dice “noi” non riesce mai a dirlo a nome di tutto il partito di cui è segretario. Matteo Renzi scrive una lettera sul sito del Pd per attaccare un pezzo di Pd. Queste sono le cose “che non sono mai successe”, che la politica avrebbe risolto prima di arrivare allo scontro frontale e alle sostituzioni di massa in commissione. Non l’abbiamo “cambiato tre volte per ascoltare tutti” l’Italicum, no: per ascoltare Alfano, che sennò non lo votava. E perché alcune parti erano chiaramente incostituzionali. Il problema è che il “noi” di Renzi non è mai il Pd. Il suo “tutti” non è mai il suo partito. È un limite grave, per un segretario. A proposito di “rispetto per la nostra comunità”.
E vale anche per i suoi. Per tutto il giorno sui social network ti rinfacciano che tizio è sempre stato contrario alle preferenze, caio ha firmato per il premio di lista, sempronio una volta ha detto mannaggia al maggioritario. Non colgono il punto, o fanno apposta. Ma il punto non sono i cento capilista o le preferenze, è il combinato disposto di questi ingredienti che è stato cucinato in modo da dar vita a un piatto immangiabile. E la colpa è nostra, mi ci metto anch’io nella minoranza Pd, è nostra che ci ostiniamo a fare emendamenti per provare a migliorare le proposte sbagliate. Meriterebbe, Renzi, una minoranza che dice “andate al diavolo, fate schifo, mettete giù le mani dalla costituzione che siete pericolosi per voi e per gli altri”. Che fortuna che hanno, noi non siamo così.
Così dicono (e Matteo fa scrivere ai giornali): vedete, siete pretestuosi. Non vi interessa niente dell’Italicum, volete solo indebolire Renzi, volete solo riprendervi il Pd. Ora, premesso che l’unica risposta a questa obiezione sarebbe: “Embè?”. (Forse che la minoranza che aveva perso il precedente congresso è stata zitta quattro anni? Forse che non ha puntato a logorare il segretario? A costruire altre leadership alternative alla sua? E allora, che problema c’è?) Premesso questo, dicevo, l’ultima bugia della lettera di Renzi la vorrei sottolineare io. Il segretario non può permettersi di scrivere che sull’Italicum sono in gioco “il destino del Pd” e addirittura “la sua dignità”. Perché quel destino, il destino del Partito democratico, non coincide con il suo. E la dignità degli uomini e delle donne del Pd non è un bene nelle sue disponibilità. Puoi mandarci a casa (un link) ma non puoi fermarci, Matteo.
Aggiornamento: un altro segretario di circolo ha risposto a Renzi con una lettera. Si chiama Michele Cardulli, di Capannelle (Roma). La lettera è qui .
credo che l’aspetto più grave della visione della democrazia interna al PD che i renziani stanno imponendo sia questo “chi deve dire qualcosa parli ora o taccia per sempre”.
la democrazia puntuale o “carpe diem”. se non hai colto l’attimo, taci fino alle prossime primarie, rosicone.