L’intervista di Stefano Fassina a Repubblica mi addolora molto sul piano personale, ma il problema non è questo. Il problema è che è sbagliata, per due motivi. Politici.
1) Finché il nostro problema sono D’Alema e Bersani ha ragione Renzi. Punto. Questo è il suo terreno di gioco, questo è il suo “noi e loro”, non è il nostro. Quelle due pagine di Repubblica fanno impressione. Ci sono tre titoli, uno su Orfini, uno su Richetti e uno su Fassina: dicono tutti e tre la stessa cosa. Che D’Alema e Bersani sono un problema e devono fare un passo indietro (da che?). Nei partiti normali non è così, e nemmeno tra persone mature. Non è che quando arriva Gonzales a una riunione del Psoe la gente pensa “oddio vorrà mica parlare, e se poi va nei titoli?”. Nei partiti normali c’è rispetto per la propria storia, personale e collettiva, e per chi la rappresenta. Anche se ovviamente ci sono nuovi tempi, nuove scelte, nuovi protagonisti. Nei partiti normali “la nostra storia fa schifo e vi spieghiamo perché” non è considerato un messaggio vincente. Il resto è Italia, è rottamazione, è Renzi. È il suo storytelling, e noi lo aiutiamo a raccontarlo. Complimentoni.
2) Pure questa storia di “D’Alema e Bersani” è una bugia, subalterna e funzionale alla narrazione dei rottamatori. Non è che gli anni 90 sono finiti ieri. Non è che all’improvviso è arrivata una generazione nuova che ha capito che i vecchi sbagliavano. E i vecchi non hanno fatto tutti le stesse scelte. C’è chi ha avuto la fase liberista e chi no. C’è chi ha avuto la fase renzista e chi no. C’è chi ha avuto come consigliere economico Nicola Rossi e chi ha avuto come consigliere economico Stefano Fassina, per esempio.
Infine, faccio una proposta: questa nuova classe dirigente faccia il favore, invece di chiedere passi indietro diriga (che mi pare sia precisamente quello che aveva detto D’Alema sabato peraltro). Perché finora non è che si veda proprio benissimo la loro strategia per superare Bersani e D’Alema, lo dice una che comprende tutta la difficoltà del compito e che fin qui ha sempre cercato di dare una mano. D’ora in avanti, non so.
Se vi interessa, ne parliamo ancora stasera a Otto e mezzo su La7.
assolutamente d’accordo sul primo punto.
“la nostra storia fa schifo” si è spesso tradotta non con “aver fatto questo, aver fatto quello”, ma con “tizio fa schifo, caio fa schifo”. questo ha impedito un’analisi serena di quel che è accaduto e ha invece favorito l’affermazione della rottamazione renziana. che non è assolutamente una rottamazione dei cattivi costumi politici, ma soltanto una rottamazione di una classe dirigente, sostituita da un’altra, sicuramente molto più abile nelle campagne elettorali e nella comunicazione politica, ma non per questo migliore politicamente. la differenza tra d’alema e renzi è che quest’ultimo vince le elezioni, ma per il resto – dagli inciuci alle trame di palazzo, dall’arroganza alla cerchia di lothar – siamo lì col conto.